La candidata dei Grünen Annalena Baerbock (a sinistra) abbracciata da una sostenitrice a Potsdam il 23 settembre (EPA/FILIP SINGER)

Dal comizio fuori Berlino

A Potsdam il calore tutto verde per la Baerbock rimane intatto, nonostante i numeri

Luciana Grosso

Lei, sul palco, è bravissima: parla per quasi un’ora, coinvolge la folla, sembra impossibile che le persone possano non votarla. Invece i Grünen sono indietro nei sondaggi e pensano già alle elezioni del 2025

Mancano quattro anni alle prossime elezioni, nel 2025. Ed è quella la data segnata nell’agenda dei Grünen, il partito verde tedesco. E’ a quelle elezioni che punta la candidata cancelliera del partito ambientalista. Queste elezioni sono andate, e dirigenti e sostenitori lo sanno. Per questo hanno già iniziato a seminare per le prossime che, credono, potrebbero essere tutta un’altra storia. E potrebbero esserlo davvero un’altra storia a giudicare dal calore della piazza che accoglie Annalena Baerbock, a Potsdam. Le persone sono tante, curiose, attente, plaudenti, divertite. E Baerbock sul palco è brava, convincente, carismatica, efficace. Qui a Potsdam, forse, più che altrove. La ragione è che il collegio di questa città di 200 mila abitanti a mezz’ora da Berlino, in cui la storia non di rado fa sosta (qui, nel 1945 si è decisa la spartizione della Germania tra i vincitori della guerra) è quello nel quale è candidata. E, per il bene del suo partito, deve assolutamente vincere. Non tanto perché, in caso di sconfitta, rischi di restare fuori dal Parlamento, ipotesi che è impossibile, per come funziona il sistema tedesco, ma perché a Potsdam il suo avversario diretto è il leader dei socialdemocratici (e, per ora, favorito nella corsa alla cancelleria) Olaf Scholz. Vincere nello scontro diretto contro Scholz potrebbe dare a Baerbock una specie di vittoria morale sul suo nemico-amico socialdemocratico e, soprattutto, potrebbe darle un potere negoziale insperato in fase di chiusura delle prossime alleanze di governo. Non solo: una vittoria di Baerbock potrebbe, in qualche modo, spaventare Scholz e convincerlo a escludere ogni ipotesi di alleanza con la Cdu senza i Verdi. Dunque, vale la pena tentare.

 

Per ora, secondo il giornale locale, il Potsdamer Neuer Nachrichten, sembra che la corsa in città sia una versione in scala di quella nel paese: in primavera Baerbock era favorita, poi, settimana dopo settimana, ha perso colpi e, ora, il vantaggio, anche se di misura, sembra essere di Scholz.

Eppure risulta difficile crederlo, assistendo a un comizio di Baerbock: ci sono persone, musica, volontari che distribuiscono mele e (lunghissimi) programmi elettorali, ciclisti, curiosi, liceali, famiglie; persino qualche testa canuta in cerca di assoluzione per un passato ad alto impatto ambientale. Lei, sul palco, è bravissima. Parla per quasi un’ora. Riesce a scaldare la folla, a coinvolgerla, a convincerla. Sembra impossibile che le persone, finito il comizio, possano non votare per lei. Tuttavia i sondaggi sono quello che sono e a parlare con i suoi sostenitori risulta evidente che a vincere le elezioni nessuno ci pensa più. E’ finita e lo sanno. Ma il bello è che a loro non interessa quasi per niente: sarà perché volontari e pubblico sono molto giovani e sanno di avere davanti ancora tutte le elezioni del mondo; sarà perché pensano che Scholz, in fondo, non sia poi così male; sarà perché pensano che alla fine, in qualche modo e con qualche coalizione, i Verdi al governo ci arriveranno comunque e, quindi, va bene lo stesso.

“Vorrei che i verdi fossero il primo partito, sia a Potsdam sia in Germania. Anzi, se proprio dovessi scegliere preferirei lo fossero nel mio paese, invece che solo nella mia città”, dice un ragazzo con un girasole che esce dallo zaino appoggiato a un grande manifesto verde. Ci spiace deluderlo, ma di essere primo partito in Germania, per ora, per i Verdi non se ne parla. “Poco male –  dice una ragazza sulla ventina con una mascherina ffp2 con il marchio dei Grünen – alla fine vincerà Scholz e se sarà di parola farà l’alleanza con noi e con i liberali. L’importante che non torni al governo la Cdu”. Non ti piaceva Angela Merkel?. Risponde con un lungo silenzio e poi dice: “Ai miei genitori Angela Merkel piaceva. Penso non fosse male. Ma ai suoi tempi. Il mondo adesso è cambiato, il clima è cambiato, le persone sono cambiate. Dovrebbe cambiare anche la Germania. Se le persone non sceglieranno di proteggere l’ambiente, l’ambiente deciderà di proteggersi da solo, e sarà un disastro”. Certo verrebbe da dirle che governare è una faccenda complessa e che la tutela dell’ambiente è solo una delle cose da fare: ci sono anche la sanità, il lavoro, le pensioni, le case. Arriva una signora sulla sessantina. Voterà per i Verdi?. “Ancora non lo so – risponde – Però forse dovrei fare quello che fanno loro, non crede?”.