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Tra stampa e trattative

"Chi sarà il prossimo cancelliere?". Cosa dicono i giornali tedeschi

Francesco Gottardi

Laschet cerca di irritare Scholz e durante i primi negoziati assicura: "Non è lui il re". Verdi e liberali al centro delle lusinghe sono convinti che "questa volta saranno i piccoli a dettare le condizioni". Coalizioni, accordi, colori e curiosità dalla stampa locale 

C'è una sola dichiarazione di Olaf Scholz, aspirante cancelliere, su cui tutta la Germania politica e mediatica è d'accordo: "Socialdemocratici, verdi e liberali sono stati i tre partiti premiati dagli elettori", sia pure secondo dinamiche diverse. Dunque, la logica conclusione, è che al governo ci debbano andare loro, guidati dal leader della Spd. "Il nostro paese rimane stabile", continua lui all'indomani del voto. "Ora inizieremo i negoziati per formare una coalizione al più presto. Speriamo entro Natale". Ma fra trattative sotterranee già in corso e il rischio di una vittoria di Pirro, il futuro del Bundestag è un rebus. Non c'è giornale, oggi, da Berlino a Francoforte, che si sbilanci fino in fondo.

 

Partiamo dalla Cdu-Csu, la grande scontenta che ha pagato lo scotto del dopo Merkel. Ufficialmente piovono dichiarazioni di resa: "Dobbiamo commentare un risultato che fino a pochi mesi fa non si poteva immaginare nemmeno nei nostri peggiori incubi", ha ammesso Peter Altmaier, ministro federale dell'Economia. Ma il quadro è più complesso di così. Soprattutto date le ultime mosse di Armin Laschet. "Chi gli fa capire che è finita?", si domanda il quotidiano liberale Süddeutsche Zeitung: "La nonchalance con cui cerca di coprire il suo fallimento politico è inquietante". O appassionante, se si guarda al bivio all'orizzonte. La Bild, il tabloid con più tirature d'Europa, ne sta facendo un duello tra bandiere: l'operazione Semaforo invocata da Scholz contro la Jamaika-Koalition, perché se al rosso della Spd si sostituisce il nero – colore convenzionale, fra i democristiani tedeschi – la corsa alla cancelleria cambia completamente. I numeri ci sono – anche il secondo triumvirato supererebbe il 50 per cento –, Laschet ci prova. Anche se dall'interno gli stanno facendo terra bruciata, a partire da Markus Söder: "A queste condizioni non abbiamo il diritto di formare un esecutivo", ha categoricamente smentito il governatore della Baviera e leader della Csu. "Non cercheremo di ingraziarci ad ogni costo Grünen e Fdp".

 

 

I verdi di Annalena Baerbock e i gialli di Christian Lindner, con il loro 25 per cento combinato, sono l'ambita forza pivotale per assicurarsi la guida della Germania. Secondo Der Spiegel, per tutta la notte Laschet ha avuto intensi colloqui con Lindner. Sulla stessa lunghezza d'onda la Bild, che riporta quanto avrebbe detto il delfino di Angela Merkel durante i primi negoziati con gli altri partiti: "Olaf Scholz non è il re". Dal punto di vista mediatico c'è un aspetto chiaro: soffiare sull'ipotesi Giamaica tiene acceso il dibattito elettorale. Ma siamo oltre la semplice mossa della disperazione da parte di Laschet. Lo rivela il malumore che trapela dagli ambienti socialdemocratici. "La Spd cerca di sottomettere i liberali con minacce e insulti", scrive Frankfurter Allgemeine, testata centrista delle Renania: "Un approccio piuttosto raro alle trattative, che rispecchia la rinnovata fiducia in sé stessi del partito di Scholz". E forse la fretta di chiudere, con l'asse rosso-giallo-verde ancora tutto da blindare.

 

Intanto Lindner ha già annunciato "audizioni preliminari, nonostante le divergenze politiche", con i Grünen per una potenziale cooperazione governativa. È nel loro interesse trovare un accordo, altrimenti saltano sia il Semaforo sia la Giamaica. Tecnicamente c'è una sola strada che escluderebbe terzi incomodi dal governo: la Große Koalition, la Grande Coalizione fra Spd e Cdu-Csu, già avvenuta in passato ma che oggi nessuno considera percorribile. "Questa volta saranno i piccoli a dettare le condizioni", assicura Frankfurter Allgemeine. E mentre il leader della Cdu rilancia nel corso dell'ultima conferenza stampa – "Cercheremo di creare un progetto politico comune" –, la Bild continua a chiedersi: "Scholz o Laschet. Chi sarà il prossimo cancelliere?" L'ultima parola, più che alle urne, alle strette di mano.

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