Europa Ore 7
In Germania non vince nessuno (tranne l'Ue)
I socialdemocratici sono il primo partito con il 25,7 per cento ma non è detto che Scholz riuscirà a prendere la cancelleria. Ecco gli scenari possibili per formare un nuovo governo in Germania
Elezioni Germania, Spd primo partito
Il partito socialdemocratico della Spd è arrivato in testa nelle elezioni legislative in Germania ma, in un panorama politico sempre più frammentato, non è detto che il suo candidato Olaf Scholz riuscirà a succedere ad Angela Merkel alla cancelleria. I risultati di ieri non offrono molte certezze, se non che gli elettori tedeschi sono incerti su chi affidare la guida del futuro governo. La Spd ha ottenuto circa il 26 per cento dei voti, riconquistando cinque punti rispetto a quattro anni fa, ma rimane ben al di sotto dei suoi livelli storici. L'Unione Cdu-Csu, con poco più del 24 per cento, ha ottenuto il peggior risultato dalla fine della seconda guerra mondiale, anche se è riuscita a recuperare nei sondaggi delle ultime settimane, riuscendo quasi ad affiancare la Spd. I Verdi hanno ottenuto il miglior risultato di sempre con circa il 14,8 per cento dei voti, ma ben al di sotto delle aspettative che si erano create all'inizio della campagna elettorale. I liberali della Fdp hanno confermato la loro progressione attorno all'11,5 per cento, ma senza superare il loro migliore risultato del 2009.
In un'elezione che ha tanti vincitori dimezzati, almeno ci sono due perdenti: i partiti anti europei. Alternativa per la Germania ha ottenuto circa il 10,5 per cento, ridimensionando in modo considerevole il suo elettorato. L'estrema sinistra della Linke ieri sera ballava sulla soglia del 5 per cento per entrare al Bundestag e non potrà essere usata dalla Spd come carta nei negoziati per la prossima coalizione. In questo senso, l'unico vero vincitore è l'Ue: le due forze anti sistema, che si oppongono al progetto comunitario, sono state bocciate dagli elettori. I tedeschi si sono stancati in fretta del populismo sovranista, che appena quattro anni fa sembrava sulla cresta dell'onda. L'estrema sinistra scompare lentamente dal panorama politico tedesco ed europeo. Sarà questa la vera eredità del centrismo di Angela Merkel? Intanto sul Foglio Giuliano Ferrara spiega che Merkel se ne va e ci lascia soli e un po' impauriti.
Elezioni Germania, i possibili scenari per formare il governo
Ma cerchiamo di capire quali sono le poche certezze che offre il risultato di ieri. La prima è che Merkel rimarrà cancelliera per diverse settimane, se non mesi, ma limitatamente agli affari correnti. Ieri sera i principali partiti hanno promesso di concludere entro la fine dell'anno per permettere alla Germania di aver un governo a pien titolo durante la presidenza del G7. Tuttavia nel 2017 ci vollero sei mesi per formare la nuova maggioranza, con un cambio in corsa deciso da Merkel per i troppi capricci dei liberali della Fdp. La seconda certezza è che non ci sarà una coalizione rosso-verde-rosso. Il pessimo risultato della Linke e quello al di sotto delle aspettative dei Verdi, esclude la possibilità di una maggioranza tutta a sinistra. Questo ha delle conseguenze per le tattiche della Spd. Scholz ieri ha rivendicato il diritto di tentare per primo di formare il governo. Lui ha due opzioni: una "coalizione Semaforo" con i Verdi e i Liberali oppure una riedizione della Grosse Koalition ma con un cancelliere socialdemocratico.
Il candidato della Cdu-Csu, Armin Laschet, ha detto che farà "tutto quanto in nostro potere" per avere un governo a guida cristiano-democratica. Il che per Laschet significa avere una sola opzione: una "coalizione Jamaica" con verdi e liberali. Il leader della Fdp, Christian Lindner, preferisce la Jamaica. La candidata dei Verdi, Annalena Baerbock, preferisce il Semaforo. Ma Lindner sarà sensibile ai posti che gli verranno offerti (ministero delle Finanze?). Dentro i Verdi c'è un'ala che preferirebbe un'alleanza con la Cdu-Csu. “Non c'è un vincitore chiaro. Non c'è un chiaro cancelliere. Non c'è una chiara maggioranza. Non c'è una chiara prospettiva”, ci ha detto un diplomatico europeo. Nel frattempo, ieri sera, Fdp e Verdi hanno detto di volere concordare tra loro la strategia per affrontare i negoziati di coalizione da una posizione più forte.
Ufficialmente la Commissione di Ursula von der Leyen non si è ancora espressa sui risultati delle elezioni tedesche. Tradizionalmente dovrebbe aspettare la formazione del nuovo governo. Ma due suoi commissari hanno voluto comunque congratularsi con Scholz e la Spd. Il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, ha detto che quello dei socialdemocratici è un "forte risultato", che dimostra che "giustizia sociale, protezione del clima e trasformazione verde della nostra economia vanno di pari passo". Il commissario Paolo Gentiloni si è congratulato con Scholz per "una campagna elettorale di successo", auspicando "giusizia sociale, crescita sostenibile e transizione verde per un'Europa più forte".
Per l'Ue l'incertezza tedesca è una pessima notizia. Certo, Angela Merkel sarà ancora seduta attorno al tavolo di diversi Consigli europei. Ma la cancelliera avrà le mani legate, perché senza un governo con i pieni poteri – e il Bundestag che si esprime – la Germania non sarà in grado di prendere posizione sui principali dossier sull'agenda dei prossimi mesi. Ed è un'agenda particolarmente carica: revisione delle regole fiscali legate al Patto di stabilità; messa in opera del Green deal con il pacchetto “Fit for 55”; Digital Market Act e Digital Service Act; nuovo Patto su migrazione e asilo; autonomia strategica e rafforzamento della difesa europea; rapporti con gli Stati Uniti e con la Cina. L'agenda legislativa e politica dell'Ue sarà sospesa e appesa ai negoziati in corso a Berlino. Con un paradosso: non è escluso, anche se è improbabile, che alla fine si finisca di nuovo con una Grosse Koalition tra Spd e Cdu-Csu, se Baerbock e Lindner useranno male il loro enorme potere negoziale.
Cosa c'è in gioco