I trionfi e le batoste alle elezioni tedesche, un Land dopo l'altro
In Bassa Sassonia l'Spd porta a casa il risultato più alto e con Anna Kassautzki, classe 1993, vince anche il seggio dove dal 1990 viene eletta Angela Merkel. Buoni risultati anche per Liberali e Verdi e addirittura per l'AfD. L'unica vera sconfitta è la Cdu
A questo punto si sa: in Germania le elezioni sono finite con il pareggio. Ma la Germania è un paese molto grande e, dunque, il risultato di sostanziale equilibrio tra Cdu-Csu e Spd e di nessun "boom" dei partiti di seconda fila come Verdi, liberali e AfD è il risultato, in realtà, di tanti piccoli trionfi o batoste, sparpagliati per il paese.
Per esempio, guardando la mappa dei risultati elettorali, risulta evidente il trionfo di Spd in Bassa Sassonia (nel nord ovest del paese). Lì il candidato socialdemocratico Johann Saathoff è riuscito a portare a casa il risultato in assoluto più alto di queste elezioni: 52,8 per cento, lasciando solo le briciole ai rivali di Cdu (17,7 per cento) e Verdi (9,3 per cento). Molto bene sono andate le cose per Spd anche in Meclemburgo-Pomerania (nord est) dove Manuela Schwesig è stata confermata primo ministro del Land (una specie di nostro presidente di regione) con il 39,6 per cento e dove, per la prima volta dopo trent’anni, la Spd ha vinto il seggio di Stralsund, ossia quello per il quale, dal 1990, viene eletta Angela Merkel. A occupare quel seggio, per i prossimi quattro anni, sarà un’altra donna, con caratteristiche molto diverse da quelle della precedente rappresentante: Anna Kassautzki, ragazza di 28 anni, nata quando Angela Merkel era già parlamentare da tre anni e che domenica ha vinto con il 24,35 dei voti.
Ma non è tutto. In Meclemburgo-Pomerania, la vittoria evidente di Spd si è accompagnata con una dichiarazione assai controversa del responsabile locale di Cdu, Michael Sack, che ha apertamente parlato di ‘catastrofe’. Parole che un tempo sarebbero suonate dolcissime ai rivali di sempre di Spd, ma che oggi, tre Grosse Koalition dopo, suonano amare. Anzi, peggio che amare, perché nel Land, la Cdu non si è limitata ad essere alle spalle di Spd, ma anche di AfD. E proprio AfD che pure è andato male è un partito che sorride con convinzione: ha mantenuto i suoi voti, senza perderne per strada nemmeno uno e ha mantenuto il suo ruolo di primo partito in collegi e Land che da tempo considera a buon titolo ‘suoi’, ossia quelli della Sassonia (nel sud est del Paese), un angolo di Germania dove difficilmente AfD scende sotto il 30 per cento (il record nel seggio di Görliz: 32,5 per cento). Non solo. AfD è riuscita a eleggere un deputato a Lipsia e a diventare primo partito in Turingia, Land che ormai da tempo è un grattacapo per la politica tedesca e, nel quale, tra le altre cose era candidato, anche il più discusso e controverso dei candidati di Cdu, Hans-Georg Maassen, considerato una specie di infiltrato di Spd nelle file dei cristianodemocratici e che, alla fine, non è stato eletto.
Come AfD, sono molte le forze politiche tedesche che, anche se non hanno vinto, hanno assaporato, qui e là la gioia del trionfo. Per esempio i Verdi che, a Berlino, nel quartiere centralissimo di Friedrichshain-Kreuzberg, hanno superato il 36 per cento, o che a Colonia hanno superato di dieci punti i nemici-amici dell’Spd. Oppure come i liberali che non hanno vinto da nessuna parte nella gara i collegi per il primo posto (simili ai nostri collegi uninominali) ma non di rado hanno raggiunto il 18 per cento, soprattutto nel ricchissimo Baden-Württemberg. Numeri simili, seppure di segno opposto, a quelli ottenuti dai post comunisti di Linke che, anche se arrivati ultimi nella classifica dei partiti che accedono al parlamento, comunque, a Berlino città hanno raggiunto il 18 per cento a un’incollatura da Spd e Verdi.
Dando uno sguardo generico, un quadro al quale verrebbe da dire che nessuno ha vinto e nessuno ha perso davvero. Ma se si osservano i numeri più da vicino si vede chiaro (e in un modo che forse tornerà utile sapere, nelle prossime settimane di trattativa per la coalizione) che uno sconfitto vero c’è. E’ la Cdu di Armin Laschet che anche se è riuscita a non perdere del tutto le elezioni e, anzi, ad acciuffare un quasi pareggio, di certo non le ha vinte da nessuna parte. Al contrario è riuscita a non vincerle neppure dove le ha vinte, come nei collegi sicuri e blindati della Baviera o Bassa Sassonia, dove ha preso il 38 per cento. Un 38 per cento che però appare carico di affanno e fatica, di inerzia invece che di idee ed energia. Un 38 per cento che difficilmente riesce a compensare il 10 per cento scarso raccolto nelle circoscrizioni più centrali di Berlino. E che soprattutto sembra non avere nessuna voglia di crescere ma, semmai, di diminuire.