I calcoli dei “piccoli”

Laschet fa autocritica e attende il fallimento della coalizione semaforo

Micol Flammini

Mentre Scholz si avvicina a Verdi e Liberali, il candidato della Cdu non sta a guardare e nonostante le critiche e i brontolii dentro al suo partito tenta di portare avanti quel che gli viene meglio: l'arte di negoziare

In Germania si inizia a disegnare le prime mappe, a usare i colori per fare  prove di coalizione e a studiare esperimenti per capire da chi sarà formato il prossimo governo federale tedesco. La prima certezza, per molti un sollievo, è che le trattative saranno lunghe e che  per qualche mese alla cancelleria rimarrà Angela Merkel. Olaf Scholz, il candidato dell’Spd, oggi vicecancelliere e ministro delle Finanze, è in vantaggio, mentre si contano gli ultimi voti, e dice che sarà lui a fare il discorso di Capodanno. In assenza di un forte mandato politico è però l’arte del negoziato a fare la differenza.

 

Elezioni Germania, cosa fa adesso il leader della Cdu Laschet

 

In questo Armin Laschet, il candidato dell’Union,  formata da Cdu e Csu, che ha portato il suo partito al peggior risultato dalla Seconda guerra mondiale e quindi della sua storia, è invece  bravo. Spd e Unione, che hanno governato insieme per  dodici anni, hanno detto di volere un cambiamento  – in campagna elettorale la parola più usata era continuità, adesso si fa il tifo per il cambiamento – quindi di non voler tornare assieme all’esecutivo. Se così fosse, la futura coalizione non sarà più una grande coalizione di  due partiti, ma coinvolgerà tre schieramenti.

Questa volta, ha scritto la Frankfurter Allgemeine, “la differenza la faranno i piccoli”: i Verdi e i Liberali dell’Fdp, che oltre a trattare con cristianodemocratici e socialdemocratici, negoziano anche tra di loro, nel tentativo di smussare le differenze, che sono tante e profonde. Lo sconfitto più chiacchierato, che però potrebbe diventare comunque cancelliere, è  Laschet che ieri è stato messo sotto pressione dal suo stesso partito. Alcuni cristianodemocratici hanno detto che la Cdu non ha la legittimità per  formare un  governo e qualcuno si è spinto oltre e, rubando le parole usate da  Emmanuel Macron per parlare della Nato, ha detto che la Cdu è “in stato di morte cerebrale”. 

 

Cdu in attesa che fallisca la coalizione semaforo (Spd, Liberali e Verdi)

 

Laschet ha ammesso  di essere responsabile  per l’esito del voto, ma ha detto che comunque tenterà di formare un governo qualora le trattative per la coalizione semaforo – la Ampelkoalition formata da Spd, Liberali e Verdi – dovessero fallire. Si è messo in attesa e cerca di difendersi, mentre chiede  colloqui formali con  Christian Lindner, leader dell’Fdp, e  con Annalena Baerbock, candidata dei Verdi. La strada che vorrebbe tentare Laschet è quella di una coalizione Giamaica, con Liberali ed ecologisti, ma  i secondi preferirebbero governare con l’Spd. Laschet ormai è diventato espressione di un problema all’interno del partito, ieri ha ripetuto di voler formare un governo “dal centro del Bundestag”, ma qualora dovesse riuscirci lo farebbe da una posizione di debolezza, parando gli attacchi dei suoi  e le pretese degli alleati. 

  

 

Un governo formato da  Scholz, che ieri ha ufficializzato il suo avvicinamento a Verdi e Liberali, sarebbe comunque centrista. La scelta, se davvero il futuro post Merkel sarà a tre colori, la faranno i “piccoli”, che dovranno decidere se dal centro, intendono sporgersi un po’ più a sinistra o a destra. 

 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)