Amici-nemici
A Pittsburgh un inizio difficile tra America e Ue. Non solo per Parigi
Gli strascichi del caso Aukus e del ritiro dall'Afghanistan condizionano le relazioni commerciali tra i due storici alleati. A beneficiarne potrebbe essere la Cina
L’orgoglio ferito della Francia ha rischiato di far saltare la prima riunione del Consiglio commercio e tecnologia che si terrà oggi a Pittsburgh, dove Stati Uniti e Unione europea dovrebbero mettere da parte i piccoli conflitti per iniziare a collaborare sul serio nel contenimento economico e tecnologico della Cina. Il Consiglio commercio e tecnologia (che a Bruxelles chiamano con l’acronimo “Ttc” per “Trade and Technology Council”) è stato il risultato più tangibile del vertice tra il presidente americano, Joe Biden, e i presidenti di Commissione e Consiglio europeo, Ursula von der Leyen e Charles Michel, in giugno. Quasi quattro mesi dopo, malgrado le tensioni transatlantiche sul ritiro dall’Afghanistan e sul patto Aukus, è ora di mettersi al lavoro. I vicepresidenti della Commissione, Margrethe Vestager e Valdis Dombrovskis, hanno attraversato l’oceano per incontrare i responsabili della politica estera e commerciale dell’Amministrazione Biden, Antony Blinken, Gina Raimondo e Katherine Tai. L’obiettivo del Ttc è ambizioso. “Dobbiamo unire le forse e assicurare che le democrazie scrivano le regole per il Ventunesimo secolo”, ha spiegato Dombrovskis alla Johns Hopkins University School of Advanced International Studies: “Vogliamo cooperare su questioni chiave del commercio globale, dell’economia e della tecnologia. Siamo entrambi superpotenze commerciali. Lavorando insieme, possiamo influenzare la conversazione globale in queste aree”.
La Cina non viene mai nominata dagli europei. Ma dietro ciascuno dei temi scelti per i dieci gruppi di lavoro del Ttc si intravede la sfida posta da Pechino alle economie e alle democrazie occidentali: cooperazione sugli standard tecnologici (come l’intelligenza artificiale), tecnologie sul clima; sicurezza delle catene di approvvigionamento (compresi semiconduttori, batterie e terre rare); standard sulla sicurezza delle infrastrutture di telecomunicazione; governance dei dati e delle piattaforme; uso della tecnologia per minacciare la sicurezza e i diritti umani; cooperazione sui controlli delle esportazione; cooperazione sul monitoraggio degli investimenti esteri; promozione delle Piccole e medie imprese; sfide commerciali globali (compreso il lavoro forzato). Uso della tecnologia a fini repressivi ed espansionistici, pratiche commerciali globali distorsive o predatorie, competizione per le risorse scarse: “Esistono preoccupazioni transatlantiche condivise sull’approccio della Cina al commercio e alla tecnologia, anche se la Cina non è menzionata esplicitamente”, spiegano Chad Bown e Cecilia Malmstroem in un paper del Peterson Institute for International Economics. Ma gli europei non sembrano più avere così tanta fretta di fare squadra con Biden sulla Cina.
La Germania ha appena votato e, fino a quando non ci sarà il nuovo governo, difficilmente devierà dall’ambiguità che ha caratterizzato la politica cinese della cancelliera Angela Merkel: dura a parole sui diritti umani, ma compiacente nei fatti con Pechino per proteggere le esportazioni tedesche. A questo si aggiunge l’incognita della Francia, dove il presidente Emmanuel Macron è già in campagna per la sua rielezione. Dopo l’umiliazione del patto tra Stati Uniti, Australia e Regno Unito nell’Indo-Pacifico, Macron ha trascinato l’Ue nella crisi minacciando di far saltare l’inaugurazione del Ttc a Pittsburgh. La riunione è stata confermata solo a seguito di una telefonata distensiva tra Macron e Biden. Ma lunedì, all’ultimo momento, la Francia ha bloccato la bozza di dichiarazione comune tra Ue e Stati Uniti, malgrado il via libera degli altri 26 stati membri. Il testo, già blando, è stato annacquato ulteriormente. Questa mattina dovrebbe ricevere l’approvazione di tutti i paesi dell’Ue, compresa la Francia, permettendo a Vestager e Dombrovksis di firmare la dichiarazione di Pittsburgh e aprire formalmente i canali di comunicazione transatlantici. Ma l’episodio rivela quanto l’Ue sia ancora divisa al suo interno sul concetto di “autonomia strategica”. Per la Francia significa equidistanza tra Washington e Pechino. La maggior parte degli altri paesi ritiene che il pericolo maggiore per l’Ue venga dalla Cina e che ci siano benefici da una stretta cooperazione con gli Stati Uniti. Fino a quando non ci sarà il nuovo governo a Berlino, e Macron non si sarà fatto rieleggere in Francia, è improbabile che il Ttc possa funzionare davvero.