(foto Ap)

La messinscena inclusiva di Saied in Tunisia: la premier donna

Arianna Poletti

Il presidente della Repubblica ha nominato Najla Bouden Romdhane come premier. Esultano le femministe. Ma è solo un modo per renderla partecipe della sua legittimazione

Tunisi. Il presidente della Repubblica tunisina nomina una nuova premier in nome dell’indipendenza delle donne, ma conserva il potere esecutivo. Non una conferenza stampa, ma un comunicato sui social network. E un video. Kais Saied torna ad apparire su Facebook mentre accoglie Najla Bouden Romdhane, ex funzionario al ministero dell’Istruzione, nel suo ufficio. Le stringe la mano: accanto a lui le telecamere riprendono una fotografia che lo ritrae con una donna. Si siedono: dietro di lui, un’altra fotografia lo mostra chino, intento ad aiutare due donne sedute per terra durante una delle sue ultime visite nei quartieri popolari della capitale. Anche questa volta, nella comunicazione di Kais Saied nulla è lasciato al caso. Neanche le parole del presidente – che a Bouden Romdhane non cede mai la parola – e ripete quale sarà l’obiettivo del nuovo governo tunisino: la lotta contro la corruzione, senza perdere tempo. E’  questo il quadro in cui Najla Bouden Romdhane, la prima premier donna del paese, è stata incaricata di formare un governo

 

Chi è Najla Bouden Romdhane, nuovo premier della Tunisia

 

Le voci che Saied intendesse nominare una figura femminile a capo del governo giravano fin dal 25 luglio negli ambienti vicini alla Kasbah. Ma la nomina di un nuovo premier, più volte pretesa dalla comunità internazionale da quando il presidente tunisino ha congelato le attività del parlamento e licenziato il governo tecnico di Hichem Mechichi, tardava ad arrivare. Dopo due mesi di attesa, il nome di Najla Bouden Romdhane sorprende, tanto che c’è chi ricorda il suo rapporto d’amicizia con la moglie del presidente, sua coetanea. Anche Bouden Romdhane – come Saeid, ex professore di diritto – proviene dall’ambiente accademico della capitale. Docente presso la Scuola nazionale di ingegneria di Tunisi, fin dal 2011 ha ricoperto diversi ruoli al ministero dell’Istruzione superiore, della Scienza e della Ricerca dove stava attualmente gestendo un programma della Banca mondiale.

Qualche ora dopo l’annuncio di Saied, il volto di Bouden Romdhane, conosciuto solo ai suoi studenti, compare già su tutti i giornali locali e sui comunicati delle organizzazioni vicine agli ambienti del cosiddetto femminismo istituzionale, come l’Associazione tunisina delle donne democratiche (ATFD), che si felicitano per la scelta. “La sua nomina a capo del governo è un onore per la Tunisia e un omaggio alle donne”, che in questo paese sono “dotate di visione”, ha dichiarato il presidente in perfetto arabo classico. Così l’esempio dell’emancipazione delle donne tunisine continua a costituire uno dei cavalli di battaglia della presidenza, come accade fin dai tempi del “liberatore della patria” e, appunto, “della donna tunisina”, Habib Bourguiba, che ha promulgato il cosiddetto Codice dello statuto personale nel 1956 abolendo la poligamia e concedendo il divorzio. Più di sessant’anni dopo, il discorso di Kais Saied vuole inserirsi in questa tradizione e provare a conquistare una parte dell’opinione pubblica, forse nel tentativo di mettere a tacere le voci di chi lo considera, fin dai tempi delle elezioni nel 2019, un conservatore. Saied si è più volte dichiarato contrario alla depenalizzazione dell’omosessualità così come all’uguaglianza nell’eredità tra uomini e donne. 

Se Najla Bouden Romdhane è destinata a far parlar di sé in quanto prima donna premier per la Tunisia, la sua nomina sembra essere un’astuta operazione politica che nasconde l’impossibilità per l’ex professoressa di esercitare quel potere esecutivo che prima del 25 luglio sarebbe spettato al primo ministro. Il nome della capa del governo ha tardato ad arrivare anche perché, in questi due mesi, Saied ha rivoluzionato il funzionamento delle fragili istituzioni democratiche tunisine, rendendo una situazione “eccezionale” e “temporanea”, come l’aveva definita in partenza, il nuovo modus operandi. A formalizzarlo è il testo del decreto pubblicato il 22 settembre: “Il presidente eserciterà il potere esecutivo assistito da un governo diretto da un capo di governo”. Saied conserva quindi l’esecutivo, e continuerà a governare come ha fatto finora, da solo, tramite decreto. I decreti, irrevocabili, saranno cofirmati dal capo del governo, che non dipenderà da nessun parlamento. Un modo per “eliminare gli intermediari”, si legge, e restituire al popolo quella “partecipazione diretta” che Saied cita dalla campagna elettorale. Così anche Najla Bouden Romdhane partecipa alla sua legittimazione.

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