Per placare l'odio online Macron lancia la sua “anti Bestia”
Secondo il presidente francese il complottismo "è un veleno che ci minaccia e alimenta un circolo vizioso". Per questo all'Eliseo da oggi entra in azione un team per riportare "le luci della ragione nell'èra del digitale"
Le antenne 5G che propagano l’epidemia di Covid-19, i microchip sottocutanei per permettere al fondatore di Microsoft Bill Gates di controllare i nostri cervelli, i vaccini che rendono sterili: nell’ultimo anno, complice l’angoscia prodotta dalla crisi sanitaria, le teorie del complotto e le fake news sono circolate come non mai nell’oceano del web, tra canali YouTube di folkloristici personaggi autoproclamati esperti di medicina e controversi virologi-santoni come il marsigliese Didier Raoult.
E’ un fenomeno, quello del cospirazionismo e dalle cosiddette “infox” (incrocio tra informazione e intossicazione per designare le notizie fallaci), che preoccupa sempre di più il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron. “Il problema chiave, a mio avviso, è la frantumazione delle gerarchie indotta dalla società del commento permanente: il sentimento che tutto si equivalga, che tutti i discorsi abbiano lo stesso valore: quello di uno che non è uno specialista ma ha un’opinione sul virus vale quanto l’avviso di uno scienziato. E’ un veleno che ci minaccia (…). Ecco il circolo vizioso: un livellamento che crea scetticismo, genera oscurantismo, e che, al contrario del dubbio cartesiano, sta alla base della costruzione razionale e della verità, conduce al complottismo”, allertò l’inquilino dell’Eliseo in un’intervista all’Express del dicembre 2020. “Non siamo più nel ‘dubito dunque sono’, ma nel dubito dunque mi aggrappo a una narrazione che, anche se è falsa e infondata, ha il merito di sembrare robusta”, aggiunse Macron.
A distanza di nove mesi da quel primo segnale d’allarme alla società, il capo dello stato francese ha lanciato ieri all’Eliseo la commissione “Lumières dans l’ère numérique”, detta “commissione Bronner”, dal nome del celebre sociologo, esperto di credenze collettive e di sociologia cognitiva che nel 2019 ha pubblicato “Déchéance de rationalité” (Grasset), e ora, assieme a un gruppo di esperti, è chiamato a contribuire con idee e progetti alla lotta contro l’ondata di irrazionalità che si sta abbattendo sulla Francia. “Sarà una commissione volta a misurare i pericoli del digitale per la coesione nazionale e per le nostre istituzioni con l’obiettivo di affrontarli meglio”, ha riassunto al Journal du dimanche uno degli addetti ai lavori. “Da qui alla fine dell’anno, dovrà formulare delle proposte concrete nei campi dell’istruzione, della regulation, della lotta contro i propagatori di odio e della disinformazione”, ha specificato ieri la presidenza della Repubblica francese.
Accanto a Bronner, a riportare “le luci della ragione nell’èra del digitale” ci saranno una decina di personalità tra cui Rudy Reichstadt, direttore dell’osservatorio Conspiracy Watch e autore del pamphlet “L’Opium des imbéciles” (Grasset), e Frédérick Douzet, professoressa di geopolitica all’Università di Paris 8 e direttrice dell’Ifp Lab, che ha recentemente curato un seminario sull’influenza digitale della Russia e della Cina in Africa. “Se questa decisione è stata presa ora, è perché il presidente è particolarmente sensibile alla problematica degli anti vax. Per non parlare delle manifestazioni che abbiamo visto fioccare quest’estate contro il pass sanitario durante le quali alcuni partecipanti hanno indossato la Stella di David. Tutto ciò ha provocato un grande turbamento”, ha spiegato Bronner all’Express. Secondo il sociologo, che ieri ha tenuto un punto stampa per presentare le linee guida della commissione, viviamo in una società che ha la “fortuna” di beneficiare di una profusione di informazioni che rappresentano una “formidabile speranza” in termini di capacità di intelligenza collettiva. Tuttavia, questa profusione è affiancata da una certa “cacofonia”, sottolinea Bronner, con “una messa in concorrenza diretta di tutte le visioni del mondo che rientrano nella scienza, nella razionalità, nella credenza, nella magia e nella superstizione”.
L’allestimento della commissione ha suscitato diverse critiche, secondo cui lottare contro la disinformazione non è il ruolo dello stato. “La polemica fa parte della vita democratica”, ha risposto Bronner, prima di concludere: “Non si tratta di instaurare una polizia di pensiero o una censura, ma di rafforzare uno spazio di dibattiti comuni sempre più minacciato da una secessione di opinioni”.
L'editoriale dell'elefantino