In America
Un nuovo patto per Biden
Com’è il sogno rooseveltiano di Biden visto da vicino e su cosa litigano i democratici
Il Partito democratico ha il controllo del governo federale e dei due rami del Congresso, ma i numeri sono risicati: per questo, l’agenda progressista dell’Amministrazione Biden è rimasta in bilico. I disegni di legge di cui si è discusso in quest’ultima settimana sono due: uno è dedicato al rinnovamento infrastrutturale da 1.200 miliardi di dollari ed è già stato approvato dal Senato con l’aiuto di 19 voti repubblicani, tra cui il leader del gruppo Mitch McConnell; un altro invece è ancora tutto da votare attraverso il processo di riconciliazione utilizzabile non più di un paio di volte l’anno, nel quale, oltre a essere coinvolte le infrastrutture, è coinvolta anche la visione trasformativa di Joe Biden, frutto di una sintesi tra le politiche attuate negli anni di Barack Obama e le nuove istanze progressiste.
Al Senato, diviso equamente a metà con 50 senatori per partito, non ci si può permettere alcuna defezione. Per questo Joe Manchin, senatore centrista del West Virginia, ha scritto lo scorso 2 settembre un editoriale sul Wall Street Journal, notoriamente vicino al mondo degli affari contiguo al Partito repubblicano, chiedendo una pausa strategica al Congresso. Più sfumata, ma con posizioni simili, c’è un’altra senatrice democratica dell’Arizona, Kyrsten Sinema, tanto che i commentatori li hanno definiti “Manchinema”.
Ecco entrare in ballo il disegno di legge faticosamente negoziato da un gruppo di senatori centristi a inizio estate che si è trovato a dover affrontare il voto della Camera, con i più radicali (i cosiddetti sandersiani, da Bernie Sanders, ex candidato alla presidenza) a far battaglia. La Squad, la squadra sandersiana comandata da Alexandria Ocasio Cortez, conta 6 membri, ed è più che sufficiente ad impensierire Nancy Pelosi, speaker del Congresso. Uno degli obiettivi dei negoziatori è sbloccare la situazione con un nuovo disegno di legge ridotto a 2.100 miliardi di dollari che però garantirebbe una vittoria storica alla sinistra democratica con un progetto che supererebbe quanto ottenuto ai tempi del New Deal, dove le infrastrutture avevano il limite di non cercare nemmeno lontanamente di sanare le disparità economico-razziali. A differenza di questo che ambiva addirittura a cambiare le politiche migratorie, ipotesi poi rigettata da Elizabeth McDonough, la responsabile delle procedure del Senato.
Nemmeno il piano bipartisan manca di elementi trasformativi e di transizione ecologica “controversi”. Oltre ai 66 miliardi dedicati al rinnovo della rete ferroviaria di Amtrak che fuori dalla California e dal nord-est è ancora ferma agli anni ’50 ci sono ampi sgravi fiscali per l’acquisto di auto elettriche, una riduzione del costo dei farmaci tra cui l’insulina sulla quale Trump aveva provato invano a intervenire, ma anche sussidi destinati agli asili e per l’accesso a quei community college che forniscono un’istruzione intermedia tra scuole superiore e infine fondi per l’ampliamento della banda larga e dell’edilizia sociale nelle grandi aree urbane.
Ma dal punto di vista conservatore, un dettagliato report pubblicato dall’Heritage Foundation ha elencato le criticità potenziali del disegno di legge bipartisan, ragion per cui non ha incontrato il consenso di alcuni senatori repubblicani che erano interessati a una discussione franca: oltre al fatto che prevede un aumento delle tasse consistente sui redditi più alti e sulle imprese, dall’altro rovescia il principio per anni prevalente del “chi usa, paga”: i fondi al trasporto su rotaia verranno dati a scapito di quello su strada, visione sostenuta anche dal segretario ai trasporti Pete Buttigieg. Infine, e questa è una critica raccolta anche da Forbes, rivista vicina al business, il passaggio di molti poteri dal livello statale a quello federale. La giornalista parlamentare di Usa Today Jill Lawrence ha commentato che i democratici dovrebbero essere meno anarchici e prendere esempio dai repubblicani: rimanere compatti nel raggiungimento dei loro obiettivi.
La prossima Commissione