Instagram pargoletti
Facebook si è cacciata in guai grossi per inseguire i giovani che scappano
La piattaforma tech punta agli under 13 per non lasciarli a TikTok
In questi giorni negli Stati Uniti è partita una campagna politica e mediatica molto forte contro Facebook, accusata di manipolare la vita degli adolescenti con effetti negativi. Uno dei punti centrali di questa campagna è che Facebook (che controlla anche Instagram e WhatsApp) ha un potere immenso, pari a quello di un superstato, e che per questo motivo dovrebbe essere messo sotto controllo dall’esterno. C’è chi sostiene però che la piattaforma tech sia in declino e che proprio questo declino sia la vera ragione dietro ai progetti più controversi intrapresi di recente, come Instagram Kids – che è ancora in fase sperimentale e punta al mercato dei bambini sotto i tredici anni.
Non si tratta di un declino economico, anche se il periodo recente è stato molto sofferto. Facebook aveva raggiunto il record storico della sua quotazione in Borsa martedì 7 settembre, poi in un mese ha perso il quindici per cento del suo valore sul mercato a causa di una serie di rivelazioni sul suo funzionamento interno arrivate da una ex dipendente. E’ come se per la prima volta gli investitori, che avevano a malapena notato le controversie precedenti contro la piattaforma tech, questa volta avessero perso più fiducia nel prodotto e non era mai successo prima. Per ora è la terza perdita più pesante della sua storia. Detto questo, la quotazione in Borsa di Facebook resta molto alta rispetto al passato anche recente, perché come si è detto l’azienda stava andando benissimo.
Tuttavia, come spiega Kevin Roose sul New York Times, Facebook (intesa qui anche come Instagram, perché si tratta di piattaforme appaiate e integrate) sta perdendo la presa sui più giovani – che sono anche il settore di utenti più dinamico e più interessante. Una proiezione dice che nel 2023 Facebook perderà il 45 per cento degli adolescenti che oggi si connettono alla piattaforma almeno una volta al giorno. “Facebook è una cosa per vecchi”, come ha detto un ragazzino ai ricercatori che facevano sondaggi e studiavano per capire la tendenza (e come avrebbe potuto dire un qualsiasi italiano sotto i vent’anni se qualcuno lo ascoltasse). Su Facebook resta troppa gente che crea problemi – come i trafficanti che aprono pagine e fanno i loro affari grazie alle chat della piattaforma oppure i fanatici antivaccinisti o i seguaci di QAnon – e resta troppo poca gente giovane. E’ questo che ha fatto pensare dentro l’azienda che fosse arrivato il momento di allargarsi agli under 13: gli utenti devono essere agganciati da piccoli altrimenti finiscono su TikTok, che nella fascia appena successiva di età è il rivale da battere. Perché Facebook sentiva la necessità di mettersi così nei guai con un programma per bambini, se non per fare fronte a una crisi che comincia a materializzarsi all’orizzonte, si chiede Roose.
Facebook in questo momento è allo stesso tempo un gigante quasi onnipotente, un’azienda timorosa del futuro, una piattaforma che sta per lanciare progetti visionari – come una moneta alternativa che potrebbe fare concorrenza al dollaro – e il bersaglio di una campagna politica che chiede il suo spezzettamento e regole più forti e che per la prima volta acquista visibilità e velocità.
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