L'exit del diritto
La Polonia traccia una nuova strada per i sovranisti
Vista la Brexit, nessuno vuole più uscire. La nuova battaglia è l’exit dalle norme dell’Unione europea. La differenza con la Corte di Karlsruhe, in Germania
Bruxelles. Confrontate ai disastri della Brexit nel Regno Unito, preso atto che gli elettori del continente non vogliono andarsene dall’Unione europea o dalla zona euro, le brigate sovraniste di destra e sinistra hanno trovato una nuova battaglia e un nuovo eroe. La battaglia è quella della primazia del diritto nazionale su quello europeo: le costituzioni e i tribunali nazionali devono prevalere sui trattati e sulla Corte di giustizia dell’Ue, invertendo così la gerarchia delle fonti del diritto che ha permesso alla costruzione comunitaria di stare in piedi e prosperare. L’eroe è il Tribunale costituzionale polacco, che ha dichiarato incostituzionali due articoli del trattato in un braccio di ferro con la Corte di giustizia dell’Ue, che ha ordinato di disapplicare diverse riforme del governo nazionalista di Varsavia che vìolano l’indipendenza della giustizia. “E’ tempo di restituire al diritto francese la sua primazia sul diritto europeo”, ha detto ieri Éric Zemmour, vecchio soldato di retroguardia delle brigate sovraniste, che sembra deciso a spostarsi in prima linea candidandosi alle elezioni presidenziali in Francia. E’ in concorrenza con Marine Le Pen che, se eletta, promette di organizzare un referendum per “costituzionalizzare” il principio della sovranità francese sul diritto dell’Ue.
Sapendo che proporre una “exit” oggi è un suicido elettorale, i sovranisti sperano di scardinare l’Ue dall’interno smantellando il suo ordinamento giuridico. Le Pen ha imparato la lezione del 2017, quando venne sonoramente sconfitta al secondo turno delle presidenziali: la stragrande maggioranza dei francesi non era disposta a seguirla sull’uscita dall’Ue. Da allora gli europei hanno visto gli effetti reali della Brexit; code alle pompe di benzina, scaffali vuoti nei supermercati e una miriade di altri problemi. I sondaggi dicono che la risposta dell’Ue alla pandemia – tra acquisti dei vaccini e Recovery fund – ha migliorato la sua immagine ovunque. Così Le Pen non parla più “Frexit”, ma di supremazia di questo o quel diritto. “Affermando la primazia del suo diritto costituzionale sulla legislazione europea, la Polonia esercita il suo diritto legittimo e inalienabile alla sovranità”, ha detto Le Pen. Secondo Zemmour, l’Ue vuole fare un “colpo di stato federalista”.
In Italia, nella brigata sovranista di sinistra, Stefano Fassina ha contestato un editoriale del Foglio sulla Polexit perché ritiene che la sentenza polacca sollevi un tema “serio”. In quella di destra, Giorgia Meloni ha detto che la Polonia fa “esattamente quanto fatto più volte dalla Germania della Merkel”. Claudio Borghi ha rivendicato un “punto” nel programma del centrodestra sulla “prevalenza della nostra Costituzione sul diritto comunitario, sul modello tedesco”. Tutti citano la Germania a caso (il governo Merkel ha scritto alla Commissione per dire che riconosce la supremazia del diritto europeo, dopo una procedura di infrazione contro la Corte costituzionale tedesca). Ma il messaggio fa breccia e la risposta (norme costituzionali sulla cessione di sovranità, trattati e ratifiche, sentenze europee e nazionali) è troppo complessa per un talk show. Il fatto è che il Tribunale costituzionale polacco mette in pericolo imprese e cittadini italiani, francesi, tedeschi, oltre che i soldi dei contribuenti europei. La sentenza è una Polexit giuridica perché il trattato e la Corte di giustizia dell’Ue servono a tutelare tutti dagli abusi dei governi. Le brigate sovraniste non lo dicono più, perché non ne hanno più il coraggio. Ma non solo non vogliono rispettare regole e sentenze dell’Ue. Vogliono uscire.
Dalle piazze ai palazzi