Tra virgolette

Il ritorno di Trump e il calcolo del rischio

Ross Douthat risponde agli allarmisti sulla minaccia passata e futura dell'ex presidente degli Stati uniti

 “Lo scorso autunno, prima delle elezioni di novembre, Barton Gellman scrisse un saggio per l’Atlantic delineando una serie di brutti scenari per il voto e le loro conseguenze. Era essenzialmente un progetto su come Donald Trump avrebbe potuto forzare il paese in una crisi costituzionale o mantenere il potere nel dubbio legale, con l’aiuto di funzionari repubblicani permissivi e potenzialmente sostenuti dalla forza militare”, scrive l’opinionista conservatore Ross Douthat sul New York Times, in un articolo intitolato “La minaccia passata e futura di Trump”. Douthat  torna a un suo articolo scritto poco dopo Gellman: “Non ci sarà nessun colpo di stato di Trump”. Era convinto che Trump non sarebbe stato in grado di mettere in atto le complesse manovre necessarie per arrivare agli scenari peggiori. Dice di aver predetto che, nonostante le inclinazioni o i desideri autoritari di Trump, “qualsiasi tentativo di aggrapparsi al potere illegittimamente” sarebbe stato “un teatro dell’assurdo”. 


Dopo il 6 gennaio,  il suo articolo fu considerato un esempio di ingenuità fatale mentre l’articolo di Gellman iniziò a essere regolarmente citato come un caso di profezia compiuta. L’opinionista cita anche l’ultimo saggio epico di Robert Kagan sul Washington Post, che abbiamo pubblicato sul Foglio, tra i “commenti allarmati sul trumpismo”, il cui assunto è che aver dubitato della portata del pericolo trumpiano nel 2020 renda incapaci di riconoscere il pericolo ancora maggiore di oggi. Secondo l’editorialista però, è  questione di enfasi;  non pensa che non ci sia “nulla di cui preoccuparsi” su Trump nel 2024 – nonostante ciò, vede Trump come un avventuriero di pochi principi coerenti, piuttosto che un Hitler: “La tesi di Kagan è che la minaccia Trump sia esistenziale, che il movimento di Trump sia sempre più equivalente al fascismo del 1930 e che solo una specie di fronte popolare tra democratici e repubblicani come Mitt Romney possa salvare la Repubblica dal peggio. La mia tesi è che osservandolo al potere abbiamo visto abbastanza per capire le sue debolezze e incapacità, e che la sua minaccia alle norme costituzionali sia uno dei tanti pericoli che si stanno realizzando oggi negli Stati Uniti, non un singolo pericolo che deve condizionare tutte le altre scelte politiche e sospendere tutti gli altri disaccordi.”
Con il senno di poi, Douthat ammette che Gellman aveva ragione sulle intenzioni di Trump. Ma se si confrontano con ciò che è effettivamente accaduto, ciò che si vede ancora e ancora è l’incapacità di Trump di far cooperare altre persone e altre istituzioni. Il saggio avrebbe quindi anticipato a quasi tutti i livelli ciò che Trump ha cercato  di fare, “ma a ogni livello è stato respinto, spesso in modo imbarazzante”. 

 

Il secondo mea culpa di Douthat è di aver sottovalutato la folla: “Le strade d’America appartengono alla sinistra anti Trump”, aveva scritto, ma per sua stessa ammissione, ciò era vero per gran parte del 2020 ma non il 6 gennaio 2021. Tuttavia “bisogna bilanciare l’aumento del pericolo con la realtà che Trump nel 2024 non avrà nessuno dei poteri presidenziali, legali e pratici di cui ha goduto nel 2020 ma che non è riuscito a usare efficacemente in nessuna forma”. Questo è ciò che è mancato nei terribili scenari di Gellman e che attualmente manca nell’allarmismo in stile Kagan, secondo Douthat. Al contrario di quel che scrive Kagan, “Trump ha avuto opportunità che un vero uomo forte – da un dittatore del 1930 a figure contemporanee come Hugo Chávez e Vladimir Putin – avrebbe colto e usato. Più e più volte si è lasciato sfuggire queste opportunità”. Douthat non mette in dubbio che Trump sia resiliente, né che la sua incompetenza sbandierata possa spingerlo a estremi insoliti e creare rischi costituzionali insoliti o che possa effettivamente battere lealmente Joe Biden (o Kamala Harris) nel 2024 e diventare di nuovo presidente. “Ma guardare a quante volte non è riuscito a consolidare e usare il potere e  interpretare ognuno di essi solo come un preludio a un colpo di stato più efficace nella prossima elezione, è assumere una direzione e un destino non ancora provati. E tenersi strette certe categorie familiari del Ventesimo secolo, certi preconcetti su come cadono le repubbliche, piuttosto che riconoscere la pura e semplice stranezza, le atmosfere da realtà virtuale bizzarra con cui la nostra decadenza è arrivata su di noi – con Trump e attraverso Trump ma anche attraverso molte altre forze”.