la visita all'Eliseo

Il presidente tagiko è in lotta con i talebani e incontra Macron per cercare sostegno

Davide Cancarini

Il leader della repubblica centro asiatica in genere si tiene lontano dai radar internazionali. Ma col ritorno al potere dei talebani a Kabul è diventato il loro più ruvido oppositore. Per ragioni di stabilità interna assai più che per reale contrasto del terrorismo

Il presidente del Tagikistan, Emomali Rahmon, è in Francia per una visita di ben tre giorni dopo aver fatto tappa a Bruxelles e aver avuto un colloquio con Charles Michel e oggi incontrerà il presidente francese Emmanuel Macron. Il leader del Tagikistan, che da quasi trent’anni guida la repubblica centro asiatica col pugno di ferro, di solito si tiene lontano dai radar internazionali. Ma dopo il ritorno al potere dei talebani a Kabul è emerso come il loro più strenuo oppositore. Rahmon critica quasi quotidianamente quanto avviene in Afghanistan (più di un quarto della popolazione del paese è di etnia tagica) e oltre allo scontro dialettico, organizza esercitazioni militari sul confine. Non solo: in Tagikistan hanno infatti trovato rifugio Ahmad Massoud – figlio del capo militare passato alla storia come “Il Leone del Panshir” – e Abdul Latif Pedram, capo del partito del Congresso Nazionale dell’Afghanistan. 


L’invito di Macron a Rahmon è arrivato a fine agosto, dopo un colloquio telefonico organizzato proprio per discutere della questione afghana. Accoglierlo a Parigi, dove giocoforza di equilibri regionali si discuterà, potrebbe far percepire il presidente francese come vicino alle posizioni dell’omologo tagiko, posizioni che la stessa Russia – che mantiene una fortissima influenza sul Tagikistan – ha negli ultimi giorni invitato a smorzare. E da cui anche altri partner europei sono distanti: si pensi per esempio ai colloqui (seppur senza nessun riconoscimento ufficiale) appena tenutisi a Kabul tra i talebani e l’alto rappresentante del primo ministro inglese per la transizione afghana, Simon Gass, e l’incaricato d’affari della missione del Regno Unito in Afghanistan a Doha, Martin Longden.


Sul fronte della Repubblica centro asiatica, un eventuale endorsement macroniano porterebbe probabilmente Rahmon a non cambiare linea. Il sospetto di molti osservatori è infatti che il dittatore stia agendo in questo modo non certo per paura di infiltrazioni terroristiche dall’Afghanistan o per la denunciata mancata inclusività del governo talebano. Del resto, inclusività è un termine di cui in Tagikistan non si è mai sentito parlare nei decenni al potere di Rahmon. Il leader tagiko starebbe alimentando lo scontro per ottenere attenzione internazionale e risultati tangibili come aiuti finanziari o militari. Inoltre, alzare il livello di allerta al confine potrebbe consentirgli di inasprire ancora di più il proprio controllo sul paese, in vista anche di una successione dinastica che nei suoi piani dovrebbe portare il figlio al potere. Una linea completamente diversa da quella tenuta da altri paesi centro asiatici come l’Uzbekistan, che sta invece facendo pressione affinché si arrivi a un riconoscimento diplomatico internazionale. Per ora i talebani si limitano a rispondere colpo su colpo alle bordate dialettiche che arrivano dal vicino settentrionale. E, pare, a garantire un migliore equipaggiamento militare ai combattenti di origine tagica che stazionano lungo il confine. Per quanto non si possa escludere del tutto l’ipotesi, è comunque altamente improbabile che dalle parole si passi ai fatti. Né il Tagikistan – che deve fare i conti con una crisi economica interna senza fine – né l’Afghanistan a guida talebana – ancora in una delicata fase di consolidamento – otterrebbero infatti vantaggi dal fare detonare la situazione. Né tantomeno li otterrebbe la Cina, partner di entrambi, che non ha nessuna intenzione di rivedere al ribasso i propri grandiosi progetti infrastrutturali per l’area.


Questo il contesto nel quale è iniziata la visita di Rahmon a Parigi. Se anche in tempi di calma accogliere in Francia un leader controverso come il dittatore tagiko avrebbe fatto storcere il naso a parte dell’opinione pubblica, in questa fase potrebbe alimentare critiche contro Macron.