La Francia perde terreno nel Maghreb. Russia e Turchia gongolano
Dati macroeconomici disastrosi e tensioni interne si traducono in rapporti diplomatici tesi. Mentre a Montpellier si tiene il vertice France-Afrique, si consuma la separazione tra l'Esagono e le sue ex colonie
A Montpellier, in Francia, in pieno periodo di campagna elettorale, questo weekend si è tenuto il vertice France-Afrique. Mentre Macron si rivolgeva alla platea annunciando nuovi progetti di cooperazione tra Francia e paesi africani in un ambiente di festa, dall’altra parte del Mediterraneo, a Tunisi, è andata in scena una manifestazione contro la presidenza tunisina, tutt’altro che gioiosa. Gli slogan più gettonati sono proprio quelli contro la Francia: “Macron vattene”, “France out”, “la corruzione ha la nazionalità francese”, si legge sui cartelloni in Avenue Bourguiba questa domenica. Tra gli obiettivi di chi accusa Parigi di manovrare gli attori locali da dietro le quinte, ci sono proprio i vertici internazionali come quello di Montpellier, o come quello dell’Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF), inizialmente previsto per inizio novembre sull’isola di Djerba, in Tunisia, rimandato poi all’ultimo minuto al 2022.
L’OIF avrebbe concesso al presidente Saied un primo riconoscimento da parte della comunità internazionale, Francia inclusa. Ma l’evento stava gettando una cattiva luce su Kais Saied agli occhi dei suoi avversari politici e di parte dell’opinione pubblica. Così, l’OIF è diventato oggetto di un acceso dibattito in Tunisia. Il presidente dell’IPSE Emmanuel Dupuy, specialista dell’area, conferma che “il sentimento anti-francese viene strumentalizzato e diventa oggetto di propaganda politica di fronte a crisi domestiche gravi”. Durante l’estate 2021, i tre paesi maghrebini hanno cambiato volto tra la svolta autocratica di Saied (Tunisia), migliaia di sfollati a causa degli incendi in Cabilia (Algeria) e nuove elezioni (Marocco). Ma è soprattutto l’ultima ondata della pandemia ad aver accelerato la crisi economica e aumentato il senso di frustrazione, proiettando Tunisia e Algeria in cima alla classifica dei paesi con il più alto tasso di mortalità per numero di abitanti sul continente africano. Mentre i dati macroeconomici dell’area Maghreb, in rosso, allertano anche gli osservatori più ottimisti quest’autunno, è di due settimane fa la notizia che la Francia ha diminuito del 30 per cento il numero dei visti concessi ai cittadini tunisini, del 55 per cento quelli concessi ad algerini e marocchini.
Se in Francia il presidente strizza l’occhio ai suoi elettori più conservatori, a sud del Mediterraneo la notizia non ha fatto altro che alimentare le polemiche sul diritto alla mobilità tra ex colonie ed ex métropole e, più in generale, sui difficili rapporti Maghreb-Francia. Da settimane, infatti, è in corso una crisi diplomatica tra Parigi e Algeri che ha portato il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune a ritirare l’ambasciatore a Parigi e vietare il passaggio di voli militari francesi sullo spazio aereo algerino. All’origine della crisi, c’è una critica del presidente Emmanuel Macron al “sistema politico-militare algerino”, che non ha definito Stato, provocando così l’ira della presidenza più che dell’opinione pubblica, ostile a Tebboune.
Sullo sfondo dell’ultima querelle tra Algeri e Parigi, che sembravano aver recuperato i rapporti dopo l’incarico affidato da Macron allo storico Benjamin Stora per la redazione di un rapporto sulla memoria della colonizzazione, c’è anche la relazione complicata tra Algeria e Marocco. “Queste tensioni si accumulano proprio quando sembrava avvicinarsi un momento propizio per la politica della Francia in Africa e nel Mediterraneo, con l’avvento della presidenza francese dell’Ue e l’apertura di un dialogo con l’Unione Africana”, spiega Dupuy. Che avverte: “questo non può che favorire paesi con obiettivi concorrenti, come Russia e Turchia”. L’Algeria sta per firmare con la Russia un contratto per armi ed equipaggiamento militare del valore di 7 miliardi di dollari, proprio mentre i russi di Wagner approdano nel vicino Mali sfidando l’influenza di Parigi nel Sahel. In piena crisi dei sottomarini nel Mediterraneo, la Turchia continua a puntare il dito contro la Francia e cavalca l’onda del sentimento anti-Francia.