Salvate Tarek Bitar, il giudice istruttore che indaga sul disastro di Beirut e sfida Hezbollah
E' diventato un nemico pubblico del partito di Dio che in questi anni ha assassinato o è sospettato di avere assassinato una lunga lista di oppositori
I fatti di questa settimana a Beirut in Libano hanno trasformato il giudice istruttore Tarek Bitar, che si occupa dell’inchiesta sull’esplosione al porto nell’agosto 2020, in un simbolo di resistenza, ma anche in un bersaglio. Bitar è diventato un nemico pubblico del gruppo Hezbollah, che ha un ruolo politico e siede in Parlamento e nel governo ma è anche un’organizzazione armata finanziata dall’Iran e abbastanza potente da combattere in Siria, da minacciare di bombardare Israele e da disporre di una propria intelligence.
In questi anni gli uomini di Hezbollah hanno assassinato o sono sospettati di avere assassinato una lunga lista di oppositori, in casa e all’estero. Dal giornalista Samir Kassir eliminato da una bomba piazzata sotto la sua auto all’editore e parlamentare Gebran Tueni ucciso da un’autobomba fino ad arrivare all’intellettuale Lokman Slim freddato a pistolettate nel suo studio dieci mesi fa. Nella lista c’è anche l’ex primo ministro Rafiq Hariri, ucciso il giorno di San Valentino 2005 mentre era in auto da un camion bomba che produsse un’esplosione devastante nel centro della capitale libanese. Lunedì il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha detto in tv che il giudice “è un grande, grande, grande, grande, grande problema”. Giovedì una colonna di miliziani Hezbollah ha tentato un raid punitivo dentro un quartiere cristiano che puntava a zittire i difensori del giudice, ma dai tetti alcuni sparatori che ancora non sono stati identificati (è molto probabile che siano miliziani cristiani) hanno attaccato la colonna. Nello scontro in strada sono morte sette persone. I miliziani vedono nel giudice una minaccia imminente, perché potrebbe accusarli di essere fra i responsabili dell’esplosione. Hezbollah si vanta di essere un’organizzazione che gode dell’entusiasmo della popolazione, se quest’immagine va in pezzi è un problema.
Ieri l’associazione dei magistrati libanesi ha dichiarato che non accoglierà più ricorsi che mirino a togliere al giudice Bitar l’inchiesta sull’esplosione. “Chiunque abbia orecchie per intendere ascolti bene la voce della legge e la smetta di interferire con l’ultimo bastione dell’idea di stato”. Come dire: Bitar è l’unica cosa che ancora fa sembrare il Libano uno stato funzionante, basta attacchi. Giovedì la Corte di Cassazione ha rifiutato di rimuovere Bitar, citando un difetto di competenza. Strano, perché a febbraio fu proprio la Cassazione a rimuovere il predecessore di Bitar, il giudice Fadi Sawwan, su richiesta di due ministri che Sawwan aveva osato chiamare a testimoniare. Bitar ha chiesto l’arresto di due ministri nell’ultimo mese, ma la Corte lo sta lasciando stare. Bene, perché è diventato un simbolo popolare. Ma i simboli sono colpibili.