La requisitoria finale
Così Powell spiegava perché la guerra in Iraq era inevitabile
Le prove e le parole dell'allora segretario di stato americano, le facce e le parole degli altri
Pubblichiamo un articolo comparso il 6 febbraio 2003 sulla prima pagina del Foglio, il giorno dopo l'intervento di Colin Powell alla sessione del Consiglio di sicurezza alle Nazioni Unite, mentre cerca di spiegare a nome dell’Amministrazione Bush che la guerra in Iraq è inevitabile perché il dittatore Saddam Hussein è troppo pericoloso per essere lasciato al suo posto nel mondo post 11 settembre.
Solenne come una messa cantata, meticolosa come un intervento chirurgico, la cerimonia della democrazia officiata alle Nazioni Unite da Colin Powell non era dovuta, ma gli Stati Uniti non hanno mancato all'impegno di rappresentarla, immagine dopo immagine, registrazione dopo registrazione, testimonianza dopo testimonianza, risoluzione violata dopo risoluzione violata, ricostruzione storica di dodici anni di imbrogli e bugie, pacata e definitiva considerazione del perché disarmare Saddam Hussein sia un'operazione essenziale alla sicurezza del mondo. La riproduzione di Guernica in forma di arazzo era pudicamente coperta da bandiere alle spalle del segretario di Stato, a mostra dell'ipocrisia che nel Palazzo di Vetro la fa almeno nel cerimoniale da padrona, ma Powell alle Nazioni Unite ci crede, più di tutti nell'Amministrazione Bush ne ha voluto il coinvolgimento, il presidente lo ha ascoltato fin dall'inizio. Che la requisitoria finale, un'ora e mezza seguita dalle televisioni di tutto il mondo, ma non da quelle del servizio pubblico italiano, l'abbia sostenuta lui, a torto considerato la colomba tentennante e manipolabile, aveva grande valore simbolico.
Era un omaggio all'istituzione internazionale, ma era anche l'ultimo. Lo si leggeva pure sulle facce degli altri ministri degli Esteri presenti alla cerimonia, e forse non è azzardato sostenere che sulle facce di alcuni c'era dell'imbarazzo, che imbarazzo e precisazioni, che suonano da parziale marcia indietro, si sono ascoltati anche negli interventi seguiti al discorso; che inusitata durezza verso l'atteggiamento dell'Iraq l'ha usata proprio il ministro degli Esteri tedesco, Joschka Fischer, che tanto il rappresentante russo, Igor Ivanov, quanto quello cinese hanno enfatizzato come mai avevano fatto in precedenza l'obbligo per Saddam di collaborare come finora non ha fatto; che perfino il discorso più ambiguo, quello del francese Dominique de Villepin, nel chiedere potenziamento e intensificazione delle ispezioni, impossibile nei fatti, ha segnalato un avvicinamento alle posizioni degli Stati Uniti e di gran parte dell'Europa. I prossimi nove giorni, entro il 14, quando i capi delle ispezioni tornano a riferire al Consiglio, saranno decisivi, ma dopo la relazione del segretario di Stato, è impossibile credere che l'America torni indietro.
Registrazioni, fotografie e spiegazioni
Non tutto quel che Powell ha detto era una novità, ma elencato e ricordato tutto insieme faceva grande impressione; tutte le prove classified, risultato del lavoro di informazione riservata in mano agli Stati Uniti, sono state forti e inequivocabili, più di quel che ci si aspettava. Colin Powell ha mostrato immagini satellitari scattate in uno dei sessantacinque siti iracheni sospetti, risalgono al 10 dicembre, si vedono quattro bunker per munizioni chimiche, a provarlo c'è un veicolo che serve alla decontaminazione immediata in caso di incidente. Altra immagine, del 22 dicembre, il veicolo non c'è più, stanno arrivando gli ispettori. Al 10 novembre risale l'immagine di un sito che ospita missili balistici, un camion li sta raccogliendo e li porta via. Immagini analoghe in altri tre siti. Colin Powell ha fatto ascoltare alcune registrazioni. Nella prima si parla di come modificare un veicolo, è il 26 novembre; nella seconda, 30 gennaio, pochi giorni fa, un generale dà ordine di distruggere un messaggio in cui sono elencate munizioni proibite, non appena le istruzioni che contiene saranno state eseguite, si dice molto preoccupato che non sia rimasto qualcosa di proibito, che tutto sia stato portato via; la terza registrazione è la conversazione fra due guardie repubblicane irachene, il generale dice al sottoposto, capitano Ibrahim, di eliminare da qualunque conversazione senza fili la parola "gas nervino".
Colin Powell ha detto che grazie alle informazioni fornite da ingegneri iracheni dissidenti, gli Stati Uniti sanno che l'Iraq possiede almeno diciotto veicoli per la produzione di armi biologiche, che continua a produrre agenti come l'antrace, la ricina e il botulino. I convogli possono essere tenuti nascosti facilmente agli ispettori, si muovono in continuazione o vengono parcheggiati in luoghi nascosti. Colin Powell ha detto che Washington ha le prove che Saddam Hussein ha minacciato personalmente gli scienziati, che ha detto loro che qualunque informazione fornita agli ispettori sarebbe stata punita con la morte, e chi avesse accettato di andare all'estero per essere interrogato, sarebbe stato trattato come una spia; a dimostrazione, ha mostrato un video che insegnava agli scienziati come evitare di rispondere e ingannare gli ispettori. Colin Powell ha ricordato che tanta diplomazia fallita e tanto containment rivelatosi inutile portano a concludere che la guerra sia l'unica opzione credibile rimasta per mettere fine alla minaccia.