Il piano Eastman
L'inventore del golpe al Congresso si pente, “una follia!”, ma la marea trumpiana sale
John Eastman, avvocato e studioso della Costituzione americana, lavorava come consigliere di Trump ed era rimasto più o meno nell’ombra fino a che di recente non si è scoperto che ha scritto il documento legale che ha portato all’insurrezione di gennaio
Ieri John Eastman ha detto in un’intervista che la sua teoria legale per annullare la vittoria dei democratici in alcuni stati americani e assegnare a Donald Trump la presidenza degli Stati Uniti al posto di Joe Biden è “una pazzia”. E’ un raro caso di trumpiano pentito per i fatti del 6 gennaio, perché invece il Partito repubblicano sta prendendo una posizione sempre più accomodante per gli insorti che quel giorno attaccarono il Congresso. Eastman è un avvocato e studioso della Costituzione americana che lavorava come consigliere di Trump ed era rimasto più o meno nell’ombra fino a che di recente non si è scoperto che ha scritto il documento legale che ha portato all’insurrezione trumpiana di gennaio.
Un mese fa nel nuovo libro di Bob Woodward – considerato un insider con fonti bene informate su quello che succede dentro alla Casa Bianca – è apparso il testo del parere legale di due pagine firmato da Eastman che spiega a Trump come ribaltare la sconfitta delle elezioni. Da quella nota scritta alla vigilia di Natale, che poi Eastman una settimana dopo ha riscritto in una forma più estesa di sei pagine, è nato il tentativo di golpe di Trump, che sulla base del piano di Eastman pretendeva dal suo vicepresidente, Mike Pence, che il 6 gennaio al Congresso respingesse i voti dei grandi elettori come non validi e che rimandasse la decisione finale su chi avesse davvero vinto le elezioni alla Camera dei rappresentanti, dove i repubblicani avevano la maggioranza. Come si sa, una grande folla di sostenitori di Trump quel giorno si radunò a Washington per mettere pressione a Pence e poi – aizzata dal presidente – fece irruzione al Congresso.
Adesso Eastman in un’intervista alla National Review si rimangia tutto, ma è fuori tempo massimo perché ormai il suo piano ha preso vita propria. Il 78 per cento degli elettori repubblicani è convinto che Biden abbia rubato la vittoria a Trump (sondaggio commissionato da Cnn a settembre). I repubblicani lealisti candidati alle primarie – nel senso che appoggiano il tentativo compiuto da Trump a gennaio di ribaltare il voto americano – vincono nei sondaggi contro i repubblicani che invece si sono dichiarati contrari ai fatti di quel giorno. In alcuni stati i repubblicani hanno approvato leggi che renderebbero molto più facile, se uno scenario come quello di novembre 2020 si ripetesse, contestare il risultato e assegnarlo a Trump.
Il processo di certificazione dei voti che a novembre dell’anno scorso ci apparve molto lento la prossima volta potrebbe essere ancora più lento o addirittura fermarsi perché singoli stati come la Georgia avranno più possibilità di interferire. L’intervista di Eastman è un piccolo sussulto di lucidità – “se il vicepresidente Pence avesse annullato i voti sarebbe stata una pazzia” – in mezzo alla marea montante dei trumpiani che considerano le elezioni del 2024 come lo stesso match da rigiocare. Ma a parte alcuni episodi che fanno più notizia, come l’incriminazione dell’ideologo Steve Bannon questa settimana, la marea non attrae l’attenzione che merita. Il piano Eastman, notava il Washington Post, è sconosciuto al grande pubblico. C’è un effetto ottico che rende i fatti del 6 gennaio lontanissimi (sono passati soltanto dieci mesi) e fa sembrare le prossime elezioni una faccenda così remota che non vale la pena preoccuparsi.