A Putin il pensiero di Zemmour presidente di Francia non dispiace
Il futuro candidato all'Eliseo già nel 2018 si espresse a favore del presidente russo. Che per le elezioni francesi ha già il suo preferito: lui
Parigi. Il 27 settembre 2018, Éric Zemmour, non ancora sfiorato dal desiderio di salire all’Eliseo, era in piena promozione del suo libro “Destin français” quando si presentò davanti a Nicolas Beytout, direttore dell’Opinion, per rispondere ad alcune domande. A un certo punto, Beytout chiese al giornalista del Figaro quale leader politico nel mondo difendeva la storia, le idee e le tradizioni del proprio paese contro tutto e tutti, e la replica di Zemmour fu senza esitazioni: Vladimir Putin. “Avrebbe potuto essere francese. Ha assunto la guida di un paese che era un impero, che era una grande potenza, e prova a risollevarlo dal declino”, aggiunse il giornalista del Figaro. “Lei vorrebbe un Putin francese?”, incalzò Beytout. Risposta: “Certo, ma in giro non vedo nessuno che gli assomigli”. A distanza di tre anni da quello scontro di idee tra un liberale filo atlantista e un antiliberale nazionalista c’è invece qualcuno, dalle parti del Cremlino, che ha individuato chi potrebbe essere il “Putin francese”. “Su Éric Zemmour e le presidenziali di Francia, Vladimir Putin non si è ancora espresso. Ed è molto probabile che, per prudenza, non dirà mai in maniera chiara le sue preferenze. Ma sia le analisi degli strateghi geopolitici vicini al Cremlino sia i toni della stampa controllata dal governo lasciano pochi dubbi sulla scelta di un potere russo che comincia a non avere più fiducia di Marine Le Pen. Per Putin la speranza si chiama Zemmour. E il bersaglio si chiama Macron”, ha scritto l’Obs in un articolo intitolato “Il Cremlino vota Zemmour” e firmato da Jean-Baptiste Naudet, grand reporter dei teatri di guerra dell’Europa dell’est ed esperto di Russia.
Elezioni Francia, ecco perché a Putin non dispiace Éric Zemmour
Le analisi cui fa riferimento Naudet sono quelle di Russtrat, think tank filoputiniano la cui “missione è garantire gli interessi nazionali e statali della Russia nel campo della politica estera”. Diretto da Elena Vladimirovna Panina, deputata del partito di potere Russia Unita e membro dell’influente Comitato degli affari esteri della Duma, il pensatoio, lo scorso 28 ottobre, si è espresso in questi termini sulle presidenziali francesi del prossimo anno e sullo scenario che potrebbe andarsi a creare: “Tenendo conto della sua crescente popolarità, Éric Zemmour può battere Macron. E in questo caso, non sarà impossibile assistere a un’alleanza tra Mosca, Parigi e Berlino che affronterà gli anglosassoni guidati dagli Stati Uniti e la Gran Bretagna”. Il “tropismo russo”, così lo definisce l’Obs, del quasi-candidato alle presidenziali Éric Zemmour (ufficializzerà la sua candidatura attorno all’11 novembre), tanto quanto la sua ammirazione profonda verso Vladimir Putin, non lasciano indifferenti i funzionari del Cremlino. Ma il lato che più affascina il potere russo è il programma di politica estera che Zemmour e i suoi fedelissimi hanno in mente: l’uscita della Francia dalla Nato e un riavvicinamento di Parigi a Mosca in una logica gollista, volta a creare un’“Europa dall’Atlantico agli Urali” e slegata dagli Stati Uniti.
Tra Macron e Putin il rapporto è sempre stato all’insegna del pragmatismo: dall’inizio del suo mandato, il primo predica la Realpolitik con la Russia, alzando i toni quando di mezzo ci sono i diritti umani. L’attuale inquilino dell’Eliseo resta tuttavia il meno gradito tra i tre favoriti per diventare presidente nel 2022 (a settembre, l’agenzia di stampa filogovernativa Ria Novosti ha descritto Macron come una “escort di lusso che capisce ciò che ci si aspetta da lei e quando”). Marine Le Pen, nonostante l’accoglienza riservatale nel marzo 2017 al Cremlino e il prestito di nove milioni di euro al Front national da parte della First Czech Russian Bank, non scalda il cuore di Putin (nel 2017, il presidente russo sperava in una vittoria di François Fillon, non certo della figlia di Jean-Marie Le Pen). Con Zemmour, invece, sembrano esserci tutte le premesse per un amour fou.