Tutti i social alternativi usati dalla destra trumpiana
In America pochi si filano piattaforme come Parler, Gab e Gettr, ma nel Brasile di Bolsonaro vanno strabene
Le piattaforme social hanno una propria mentalità, data dal modo in cui funziona l’algoritmo (che sceglie quali tipi di contenuti premiare e quali punire), dalla policy di moderazione decisa dalla società (cosa è permesso e cosa è vietato) e dalle attitudini prevalenti degli utenti che ospitano. La destra trumpiana ha usato e abusato a lungo delle piattaforme tradizionali, quelle di Zuckerberg – Facebook, Instagram, Whatsapp – e poi Twitter. Ma da diverso tempo le accusa di aver cambiato mentalità, di essere inospitali per i conservatori e di censurarli. E’ una polemica che va avanti da parecchio ma si è intensificata dopo che sia Twitter sia Facebook hanno bannato l’ex presidente. Per correre ai ripari, la destra trumpiana ha partorito una galassia di nuove piattaforme con mentalità trumpiana: forse con un algoritmo che incentiva i post più estremi, anche se al momento non se ne vedrebbe la necessità visto che su questo genere di social ci sono solo loro. O quasi, perché il più famoso – che si chiama Parler e non censura niente – a un certo punto è stato infestato dalle pubblicità di supermercati del dark web dove si vendono droghe di ogni genere, dai video di propaganda dell’Isis e da foto molto ambigue di minori: non proprio un gran biglietto da visita se l’obiettivo è diventare la piattaforma mainstream dei conservatori.
Per gli appassionati del genere la grande attesa è “Truth”, il social network di Donald Trump che arriverà nel 2022. Nel frattempo, sono comparsi anche Gab e Gettr: quest’ultima è un’app inventata da Jason Miller, che ha lasciato l’incarico di portavoce di Trump all’inizio del 2021 proprio per potersi dedicare a tempo pieno alla sua nuova creatura.
Tutte queste realtà, al momento, non hanno ottenuto grande successo. Né tra gli utenti normali con certe idee politiche, né tra i volti noti come gli influencer di destra, i commentatori di Fox News o le figure istituzionali di area. Che, in maggioranza, prediligono ancora le piattaforme più note – anche perché poi così inospitali nei loro confronti non lo sono affatto. Eppure guardando all’ultimo report pubblicato dalla Sensor Tower – una società che si occupa di analisi dei dati – sembra che Parler, Gab e Gettr ora abbiano trovato il loro posto nel mondo: in Brasile. Lì dove l’eredità del modello Trump è ancora al potere ed è pronta a tutto per restarci, il presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro, ha praticamente promesso un altro 6 gennaio, cioè un altro assalto al Parlamento in una repubblica democratica nel caso il presidente uscente dovesse perdere le elezioni. Che, secondo Bolsonaro, non sarebbero davvero perse ma “rubate”. Il frutto di “brogli elettorali della sinistra” di fronte ai quali bisogna insorgere, esattamente come ripeteva Trump anche mentre i manifestanti avevano cominciato ad assaltare Capitol Hill.
Nel gigante sudamericano, Gettr ha superato i tre milioni di download, che non sono un numero enorme ma sono un ottimo inizio soprattutto rispetto al debutto nel resto del mondo, tant’è che un iscritto a Gettr su cinque è cittadino brasiliano. La spinta è arrivata dal fatto che appena è stata lanciata c’erano già le iscrizioni (non sorprendenti) del presidente Bolsonaro e dei suoi figli. “La loro adesione anticipata alla piattaforma e l’uso continuativo che ne stanno facendo ha davvero aiutato”, ha detto il fondatore Miller alla rubrica tech del Washington Post. Gli hashtag più in voga sono “BolsonaroThePrideOfBrazil” e “Bolsonaro2022”. Ma l’esperienza brasiliana dell’ex portavoce di Trump non è stata tutta rose e fiori, lì la situazione è talmente incandescente – tra le minacce del presidente di rovesciare i risultati elettorali, la richiesta di impeachment, le accuse di aver commesso crimini contro l’umanità e le manifestazioni oceaniche di supporter di Bolsonaro (alcuni armati) – che Miller è stato fermato all’aeroporto e interrogato per tre ore prima di venire rilasciato. Le autorità brasiliane non si fidavano di ciò che avrebbe potuto complottare con il presidente.