L'eccezione è finita
Ai primi tre posti al voto del Cile ci sono tre populisti. Quelli di destra sono più forti
I risultati elettorali nel paese più "democratizzato" del Sud America premiano gli estremisti e mettono in pericolo la sua unicità. Il rischio è che aumenti la violenza
Domenica il Cile ha votato per eleggere il nuovo presidente e al ballottaggio che si terrà il 19 dicembre sono andati il candidato di estrema destra José Antonio Kast – un avvocato nostalgico della dittatura di Augusto Pinochet che è arrivato primo con il 27,9 per cento – e il candidato di estrema sinistra Gabriel Boric, ex leader del movimento studentesco e alleato del Partito comunista che ha preso il 25,7 percento. Sono entrambi due outsider e lo è persino il terzo classificato, il populista Franco Parisi. I candidati degli schieramenti tradizionali sono andati malissimo. Chiunque vinca al secondo turno, il Cile non sarà più lo stesso e il mito della “eccezione cilena” va – per il momento – archiviato.
Quelle di domenica non sono state elezioni come le altre, perché due anni fa sono cominciate delle proteste che hanno stravolto il paese, hanno fatto emergere la frustrazione di una parte della popolazione rimasta a lungo silenziosa e sono state represse con la violenza dell’esercito, che è ancora quello di Pinochet. Potrebbe vincere Boric ma, secondo le previsioni, la maggior parte dei voti di Parisi andranno a Kast, e anche quelli del centrodestra che sono di più di quelli del centrosinistra: è più probabile vinca lui. Un esperto del subcontinente come Michael Reid, che scrive di America latina sull’Economist, ha detto che quella che sembrava una rivoluzione (dei manifestanti della sinistra movimentista, anarchica o comunista) si sta trasformando in una controrivoluzione (dei fan di Pinochet).
Domenica sera, mentre il candidato del centrodestra ammetteva la sconfitta (la peggiore della storia) e annunciava il ritiro dalla vita politica, i sostenitori di Kast organizzavano una festa in cui si battevano il petto e cantavano: “viva Pinochet padre della patria”. Molti sono ex elettori della destra moderata che si sono radicalizzati in questi due anni di manifestazioni. Il rischio molto concreto, nel caso di vittoria di Kast, è di violenze e scontri tra il movimento di protesta e l’esercito a cui Kast intende dare carta bianca.