I leghisti in Europa non perdono il vizietto putinista
L’emendamento dello schieramento Identità e democrazia – del quale fanno parte gli europarlamentari leghisti – è un favore a Putin e alla sua propaganda, che però non passa
I leghisti al Parlamento europeo hanno votato compatti a favore di un emendamento che non ha alcun senso se non quello di essere un favore alla Russia – più che un favore, una dimostrazione pubblica di lealtà politica. Ci vuole un minimo di contesto. Giovedì a Bruxelles è stata presentata e votata una risoluzione che condanna i crimini del gruppo Wagner, una compagnia privata di mercenari che il governo della Russia usa spesso come soldati irregolari. Soprattutto quando non vuole intervenire in via ufficiale in un paese straniero. La Russia ha mandato il gruppo Wagner un po’ ovunque, dalla Siria alla Libia all’Ucraina al Centrafrica, come estensione della propria politica estera – con il vantaggio di poter negare il proprio coinvolgimento.
Negli anni i mercenari russi hanno commesso atrocità documentate. In Siria hanno rotto le ossa, mutilato e dato fuoco a un prigioniero legato e hanno filmato tutta la scena – il video poi è finito online. A Tripoli quando sono stati sconfitti hanno seminato migliaia di mine prima di abbandonare le proprie posizioni nei quartieri a sud della città e così hanno reso di fatto una zona pericolosissima per i civili che provano a tornare a casa. Sono soltanto due esempi, rendono l’idea. Giovedì la risoluzione di condanna europea conteneva le parole “i suoi legami con le autorità russe sono stati documentati da organizzazioni indipendenti come Bellingcat”. Bellingcat è un gruppo investigativo-giornalistico con finanziatori in chiaro (l’elenco è sul sito) che in questi anni ha messo in imbarazzo più volte il Cremlino grazie a un lavoro di indagine che ha portato a prove schiaccianti. Hanno dimostrato che gli avvelenatori del politico d’opposizione russo Alexei Navalny appartengono ai servizi segreti russi e hanno anche provato che ad abbattere l’aereo di linea MH17 al confine fra Ucraina e Russia nel 2014 fu un lanciamissili russo. In sintesi: la Russia detesta Bellingcat, tenta in tutti i modi di screditarlo, dedica parte della sua propaganda di stato a limitare i danni causati dalle inchieste di Bellingcat.
Ecco perché il fatto che il nome Bellingcat fosse citato in una risoluzione di condanna contro un gruppo di mercenari russo legato al governo russo poteva essere particolarmente fastidioso. Così è nato l’emendamento dello schieramento Identità e democrazia, del quale fanno parte gli europarlamentari leghisti, per sopprimere la citazione del gruppo investigativo. Dal punto di vista dell’interesse dell’Italia: nullo. Dal punto di vista dell’interesse russo: l’ennesimo, tignoso capitolo di una campagna per minimizzare Bellingcat, che in questi anni è riuscito a bucare i servizi segreti russi con scoop devastanti. Perché almeno ventuno parlamentari italiani vi abbiano partecipato con il loro voto, da Adinolfi, Baldassarre, Basso, Bizzotto… fino ad arrivare a Sardone, Tradino, Tovaglieri, Zambelli e Zanni è un mistero. A meno che non si ammetta che l’ordine di scuderia di Identità e democrazia è comunque e sempre difendere la Russia. L’emendamento filorusso, per la cronaca, è stato respinto con 581 voti contro 76. In teoria la Lega in Europa avrebbe bisogno di smarcarsi dal cliché di partito legato a Putin, dopo la storia dei presunti fondi russi cominciata nell’ottobre 2018 con un incontro registrato all’hotel Metropol di Mosca tra Gianluca Savoini e tre intermediari russi.
Ieri il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, in conferenza stampa ha accusato la Russia di avere organizzato un colpo di stato contro di lui per la settimana che sta per iniziare. Questo è il clima nel quale nascono e si trascinano avanti le campagne di propaganda politica fra Russia e occidente. Il golpe sarebbe dovuto scattare mercoledì 1 o giovedì 2 dicembre e avrebbe portato alla sostituzione di Zelensky con l’uomo più ricco del paese, Rinat Akhmetov, che giura di non saperne nulla – e anche Zelensky considera questa informazione fuori posto. Dice che erano i suoi consiglieri a cercare di convincere il magnate a partecipare. Il presidente ucraino oggi consegnerà agli Stati Uniti le intercettazioni che lui e la sua intelligence considerano come prove definitive. In questi giorni, la Russia ha ammassato truppe e mezzi al confine e questa cosa ha reso ancora più tesa la situazione. L’Ucraina è un paese opaco, che produce spesso narrazioni e contronarrazioni inaffidabili e quindi è ancora presto per giudicare la notizia del tentato golpe. Certo, la presenza delle truppe russe già al confine in caso di un golpe filorusso avrebbe fatto comodo. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha smentito con poche parole: “Non ci sono mai stati questi piani. E la Russia non fa mai queste cose”.