Quanti tormenti ucraini hanno Biden e il suo governo (e da quanto tempo)

Priscilla Ruggiero

In un articolo pubblicato sul Washington Post leggiamo che rispetto a sette anni fa “l’esercito russo e quello ucraino sono più avanzati, l’occidente rimane diviso su quanto essere duro con Mosca, e Putin è diventato sempre più audace nel fare pressione con le rivendicazioni della Russia sull’Ucraina”

La Casa Bianca è sempre più tormentata dall’Ucraina:  il movimento  delle truppe russe al confine ucraino preoccupa  Joe Biden e la sua Amministrazione. I negoziati con  Mosca  sono  in un vicolo cieco mentre i funzionari americani continuano a mettere opzioni sul tavolo e cercare di creare un approccio che non calmi completamente la Russia né provochi un’escalation del conflitto significativa, cosa che pare più difficile ora di otto anni fa, quando Mosca ha annesso la Crimea e alimentato una guerra separatista nell’est dell’Ucraina provocando più di 13 mila morti. In un articolo pubblicato sul Washington Post da Paul Sonne, Ellen Nakashima e Missy Ryan leggiamo che rispetto a sette anni fa “l’esercito russo e quello ucraino sono più avanzati, l’occidente rimane diviso su quanto essere duro con Mosca, e Putin è diventato sempre più audace nel fare pressione con le rivendicazioni della Russia sull’Ucraina”. L’Amministrazione starebbe considerando un maggiore aiuto militare all’Ucraina e soppesando potenziali sanzioni o altre misure da prendere prima o dopo una possibile invasione, oltre a rivedere i piani di contingenza militare.

 

Fiona Hill, ex consigliera per la Russia nell’Amministrazione Trump, dice che “Se vuole invadere l’Ucraina, per Putin non c’è mai stato momento più propizio”. Il Cremlino però continua a negare, nonostante secondo il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg la Russia abbia ammassato una “grande e insolita concentrazione di forze nella regione” – tra cui carri armati, artiglieria, unità corazzate, droni e sistemi di guerra elettronica e truppe pronte a combattere – e secondo l’Ucraina la Russia abbia disposto circa 94 mila truppe vicino al confine. La mossa di Mosca potrebbe essere semplicemente l’ennesima strategia di contrattazione con le potenze occidentali, ma ciò non toglie che i commenti di Putin e di alti funzionari russi sull’Ucraina si sono acuiti negli ultimi mesi e questa retorica sempre più aggressiva, combinata con il secondo aumento militare, ha sollevato il timore che quello del leader russo sia tutto tranne che un bluff.

 

Tra un mese ci sarà una chiamata virtuale tra la Casa Bianca e Mosca, un’opportunità per gli analisti di segnalare i costi di un’invasione al Cremlino, ma anche presentare un percorso per ridurre la tensione. Secondo alcune fonti, Washington avrebbe vagliato anche la possibilità di un vertice di persona tra Biden e Putin nella prima metà del 2022 (riportato per la prima volta dal giornale russo Kommersant), mossa che potrebbe far guadagnare tempo per costruire l’unità tra gli alleati o rivitalizzare un processo politico moribondo per risolvere il conflitto militare nell’est dell’Ucraina: rimane il fatto che i funzionari americani sono consapevoli che i soli incontri non risolveranno nulla.

 

Le opinioni di esperti e analisti su come agire sono variegate. Secondo Andrea Kendall-Taylor, esperta di Russia al Center for a New American Security, Putin “si preoccupa dell’Ucraina più di quanto non facciano gli Stati Uniti. Come si fa a scoraggiare un avversario quando c’è una tale asimmetria di interessi?”. Andrew Weiss,  analista presso il  Carnegie Endowment for International Peace, dice che Putin non è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi in Ucraina: la sua aggressività ha peggiorato la situazione della sicurezza al confine occidentale della Russia, rivitalizzato la Nato e rafforzato il sentimento antirusso nella società ucraina. Samuel Charap, analista della Russia presso la Rand Corporation, sostiene  che gli Stati Uniti, di fronte alla limitata capacità di costringere Putin, dovrebbero fare pressione sull’Ucraina per implementare ulteriormente il moribondo accordo di pace del 2015 (noto come accordo di Minsk II) come prima mossa simbolica per dare a Mosca “l’onere di disinnescare”.

 

Ben Hodges, l’ex comandante generale dell’esercito americano in Europa, ha detto che Washington dovrebbe invece fare il contrario e applicare la pressione diplomatica, economica e militare su Mosca. “C’è questa tensione tra lo sbarazzarsi della crisi nel breve termine (proponiamo un altro vertice a Putin) e l’imperativo a lungo termine”, ha detto un funzionario. “Se continui a offrire concessioni, cosa insegni a loro e alla Cina? Insegni a creare crisi perché ottieni concessioni”. L’Amministrazione Biden è sicura di essere osservata da vicino da tutto  il mondo, forse soprattutto in Cina, dove la posizione di Pechino su Taiwan rispecchia per molti versi l’approccio della Russia all’Ucraina.