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I prof. #tuttisospesi

Un docente francese denuncia l'ipocrisia su Paty e viene sospeso

Mauro Zanon

"Un funzionario non può criticare né la sua istituzione, né la sua gerarchia”, ha raccontato il prof. di Lettere Jean-Christophe Peton, dicendosi “allibito” dalla decisione. “Vorrei capire quale pericolo potrei rappresentare soprattutto per i miei studenti”

Jean-Christophe Peton è un ussaro nero della République, un servitore della scuola francese figlia di Jules Ferry e della sua missione universalistica, un “amoureux” della laicità e di quel trittico che impreziosisce i frontoni di tutti gli istituti di Francia: liberté, égalité, fraternité. Peton ha 54 anni e da una vita insegna Lettere ai ragazzi del liceo del Bois de Mouchard, nello Giura, dipartimento della Franca Contea. Ma a fine ottobre il suo quotidiano ha subìto una scossa inaspettata: per aver denunciato il mancato sostegno dell’Education nationale, ossia del ministero dell’Istruzione e delle alte gerarchie scolastiche, a Samuel Paty, nei giorni che hanno preceduto la sua decapitazione, è stato sospeso dalla scuola.

  

“Da un lato l’istituzione scolastica rende omaggio a Samuel Paty ‘morto per la libertà d’espressione’, secondo le parole del ministro dell’Istruzione Jean-Michel Blanquer, dall’altro mette a tacere e sanziona gli insegnanti che osano appunto esercitare la cosiddetta libertà d’espressione”, ha denunciato il professore di Lettere in un’intervista rilasciata martedì all’Express. 

    

I fatti risalgono al 14 ottobre 2021, alla vigilia dell’omaggio nazionale che l’inquilino dell’Eliseo, Emmanuel Macron, e i suoi ministri, ha dedicato al professore di Storia e Geografia del collège du Bois d’Aulne di Conflans-Sainte-Honorine, ucciso  per aver mostrato in classe le caricature di Charlie Hebdo su Maometto. Su Pronote, la piattaforma online che facilita l’organizzazione della didattica e lo scambio di informazioni tra i vari attori del liceo, Peton decide di reagire a un messaggio del preside che annuncia l’organizzazione di un minuto di silenzio per commemorare Paty a un anno dall’attentato. “Samuel Paty è stato assassinato per aver difeso l’idea che si poteva ridere di tutto, anche e soprattutto con le caricature oltraggiose di Charlie Hebdo”. 

      
“Perché non c’è nulla di sacro nel diritto francese, in una democrazia laica, e la libertà d’espressione termina soltanto di fronte agli appelli all’odio o al razzismo o all’antisemitismo (o al sessismo)”, scrive nel suo messaggio. Poi, rivolgendosi ai suoi colleghi, se la prende con l’atteggiamento remissivo dell’istituzione scolastica, che non ha protetto a sufficienza il professore di Storia e Geografia nonostante le minacce. “Prima di essere sgozzato, Samuel Paty è stato abbandonato dalla sua gerarchia, l’Education nationale e i suoi sbirri, e persino rimproverato per aver mostrato delle caricature che potevano urtare la sensibilità di X o Y o Z. Questo minuto di silenzio bisogna farlo per lui, naturalmente. Ma non dobbiamo essere ingenui dinanzi all’ipocrisia dell’istituzione e dei suoi rappresentanti”. L’insegnante di Lettere decide infine di pubblicare il suo testo anche su Twitter e sollecitare sul tema il rettore del distretto di Besançon, Jean-François Chanet. 

   
Il 22 ottobre, in seguito a una segnalazione del preside del suo liceo, viene convocato dal rettorato di Besançon. “Durante il colloquio, mi è stato comunicato che sarei stato sospeso per una durata massima di quattro mesi, in via cautelare, col pretesto che un funzionario non può criticare né la sua istituzione, né la sua gerarchia”, ha raccontato Peton all’Express, dicendosi “allibito” dalla decisione. “Ciò che mi sorprende è che di solito si sospende un funzionario quando rappresenta un pericolo per se stesso o per gli altri. Vorrei capire quale pericolo potrei rappresentare soprattutto per i miei studenti!”, ha aggiunto. 

     
Lo scorso 29 novembre, l’associazione “Des Profs et des lettres”, di cui Jean-Christophe Peton è membro, ha reagito alla sospensione dell’insegnante con un comunicato, denunciando “il metodo scandaloso utilizzato dal rettorato di Besançon nei confronti del nostro collega (…) colpito da una procedura disciplinare per aver scritto, in uno scambio fra pari, a proposito dell’omaggio consacrato a Samuel Paty, che quest’ultimo non era stato sostenuto dalla sua gerarchia”. Su Twitter, numerosi colleghi, anche di altri istituti, hanno lanciato un hashtag in solidarietà nei confronti di Peton: #TousSuspendus. Tutti sospesi. In difesa della libertà d’espressione. 
 

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