Chi vìola le linee rosse tra Russia e Nato

Micol Flammini

L'incontro tra Blinken e Lavrov è stato brevissimo ma cordiale nonostante il rischio di scontro in Ucraina sia sempre più alto. Il senso russo per la provocazione

L’incontro in Svezia, a margine di una riunione dell’Osce, tra il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e il segretario di stato americano, Antony Blinken, è durato poco. Meno di un’ora, un tempo ristretto per due funzionari che devono evitare una nuova guerra in Ucraina. Blinken ha invitato Mosca a stemperare la tensione sul confine, ha avvertito che le conseguenze di una guerra sarebbero molto pesanti: “Siamo molto preoccupati per i piani di aggressione della Russia verso l’Ucraina”. Lavrov ha detto che lo “scenario da incubo di un confronto militare” sta tornando in Europa, ha accusato la Nato di avvicinare le sue strutture sempre di più alla Russia e ha fatto presente che qualsiasi tentativo da parte dell’esercito ucraino di riprendere la Crimea sarà interpretato come “una minaccia diretta” a Mosca, che però, ha detto il ministro degli Esteri, è aperta al dialogo. 

  

Il tono fra i due rappresentanti della politica estera russa e americana era cordialissimo, quasi che lo scenario di un possibile attacco fosse lontano. Ma a est di Kiev, secondo l’intelligence americana, il Cremlino sta preparando il terreno per un attacco a breve tempo.  Anche il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov, che non era presente in Svezia, ha detto che il rischio di scontri in Ucraina è ancora alto e se il Cremlino fino a qualche settimana fa negava un nuovo ammassamento di truppe lungo il confine orientale di Kiev, ora parla di possibili conflitti. Dopo aver incontrato Lavrov, Blinken ha parlato con Dmitro Kuleba, ministro degli Esteri ucraino, che è  diventato il volto degli sforzi di Kiev per evitare una nuova guerra. Kuleba cerca di sensibilizzare, di cucire nuovi rapporti internazionali, a Blinken ha detto che l’essenziale è la deterrenza e che il suo paese mostrerà moderazione. Kuleba cerca anche di riempire il vuoto lasciato dal suo presidente Volodymyr Zelensky, che sembra più preoccupato dalle sorti del suo mandato che da un possibile attacco russo: questa settimana ci sono state molte proteste contro di lui. Zelensky teme un golpe e fa il repulisti degli apparati di sicurezza, con poca attenzione per la situazione nell’Ucraina orientale.      

 

L’unico modo di evitare una nuova guerra, secondo il presidente Putin e i suoi consiglieri, è di ristabilire le linee rosse, di rieducare la Nato a non andare oltre certi confini. Secondo il Cremlino è la Nato con il suo avvicinarsi ai confini russi a costringerlo a farsi minaccioso lungo la frontiera ucraina, se l’Alleanza atlantica – che è sempre più preoccupata e poco decisa sul da farsi – non avanzasse verso Mosca,  allora Mosca non avrebbe bisogno di minacciare. Ma se la Nato si fa vedere in Ucraina è proprio perché  la Russia si affaccia pericolosamente, mostra i denti. Se Putin vuole evitare un conflitto, basterebbe  un passo indietro,  e la Nato se ne starebbe nei suoi confini. Non ha voglia di guerre, non smania per avere Kiev  tra gli alleati: farsi così prossima alla Russia non piace neppure a lei. 

Di più su questi argomenti:
  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)