I trumpoidi senza Trump fanno rivelazioni e si coprono d'imbarazzo
Leak e regolamenti di conti. Erano eroi per la base elettorale del presidente repubblicano in pubblico, ma non in privato
In questo regno di mezzo tra la sconfitta del 2019 e le prossime elezioni presidenziali, la frangia estremista dei trumpiani è scossa da convulsioni e regolamenti di conti in attesa che il futuro si chiarisca. Al centro dell’agitazione c’è Lin Wood, ex avvocato di Trump che partecipò alla campagna legale per ribaltare la sconfitta alle elezioni e accusava Biden di avere rubato la vittoria grazie a brogli giganteschi.
Lin Wood ha uno dei canali Telegram più seguiti dagli irriducibili che credono che Trump abbia vinto le elezioni nel 2019 e pubblica propaganda a ciclo continuo – è roba che spesso confina con il culto di QAnon e c’è un’insistenza al limite dell’ossessione per i democratici. Da una settimana però Lin Wood ha cambiato bersaglio e colpisce duro contro alcune persone importanti del mondo trumpiano che accusa di tradimento. Ieri ha pubblicato una mail che Tucker Carlson ha scritto a Hunter Biden nel 2014 per chiedergli di raccomandare suo figlio per l’ingresso in una università. Carlson è il conduttore più seguito di Fox News, è micidiale, di parte, prevaricatore, più trumpiano di Trump e durante la campagna elettorale si scagliò con violenza contro Hunter Biden, il figlio dell’allora candidato Joe Biden, e lo dipinse come un affarista senza scrupoli che faceva business illegali in Ucraina e conservava segreti orrendi sul proprio laptop.
Carlson in quei mesi condusse su Fox News una campagna molto intensa che puntava alla character assassination del figlio di Joe Biden nella speranza di far saltare ovviamente anche la candidatura di suo padre. Adesso si scopre che nel 2014, quando non era ancora il volto più celebre del trumpismo su Fox, Carlson aveva scritto una mail a Hunter Biden per chiedergli una lettera di raccomandazione per suo figlio Buckley che voleva studiare alla Georgetown University. Hunter Biden rispose affabile: “Hey buddy – mi serve un cv di Buckley se ne hai uno a portata di mano”.
Una settimana fa Lin ha pubblicato anche l’audio di una conversazione con l’ex generale Mike Flynn, il primo consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump, che negli ultimi due anni era diventato una figura quasi divina per i seguaci di QAnon. Flynn, secondo i fanatici, grazie alla sua esperienza di generale avrebbe condotto i sostenitori del presidente nella battaglia contro il male al fianco di Trump stesso e li avrebbe trasformati tutti nei suoi “soldati digitali”, pronti a spargere la dottrina sui social media e a smontare l’impostore Biden. L’ex generale si divertiva in questo ruolo profetico, si è fatto filmare mentre pronunciava il giuramento di QAnon e non ha mai fatto nulla per diminuire il suo status leggendario – ma leggendario agli occhi della peggiore degenerazione della politica americana dei tempi recenti. Ebbene, nell’audio Flynn dice che QAnon è “roba senza senso” e che si tratta “di una campagna di disinformazione probabilmente creata dalla sinistra o dalla Cia, per far sembrare dei deficienti i sostenitori di Trump”.
Ieri una corte del Michigan ha imposto agli avvocati di Trump responsabili del cosiddetto ricorso Kraken – la squadra della quale faceva parte anche Lin – di pagare 175 mila dollari di rimborso, perché la causa era demenziale e ha costretto un tribunale di Detroit a farsi carico di un procedimento che non aveva basi e che era pretestuoso. Il ricorso Kraken per qualche settimana fu la speranza della base di Trump, che credeva nella possibilità di smascherare Biden. Ma non c’era nulla da smascherare e la causa intentata era così vuota di significato e basata sul niente che adesso la corte chiede il rimborso punitivo delle spese. Era una messinscena ideologica, per creare confusione e convincere le istituzioni che certificarono il voto che qualcosa non era andato nel verso giusto. I fanatici lo chiamavano ricorso Kraken con riferimento a un mitologico mostro piovra dalla potenza inarrestabile. Tutta una fantasia, appunto.
Queste notizie di implosione tuttavia non contano molto nel quadro generale delle cose. La scena trumpiana per ora bolle a fuoco basso, in attesa di aggiornamenti e di capire che direzione prenderà il Partito repubblicano verso le elezioni di metà mandato nel 2022 e delle presidenziali fra tre anni.