Da Parigi a Bruxelles
Sovranità europea, addio alla regola del 3 per cento. Il semestre europeo di Macron
“Dobbiamo passare da un’Europa di cooperazione all’interno delle nostre frontiere a un’Europa potenza nel mondo, sovrana, libera nelle sue scelte e padrona del suo destino”, ha detto il presidente francese presentando il suo programma
Emmanuel Macron sarà Emmanuel Macron durante i sei mesi di presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea. Il programma del semestre europeo presentato a Parigi è in continuità con le idee europeiste che Macron aveva promosso durante la campagna che lo aveva portato all’Eliseo nel 2017 e riproposto nel discorso alla Sorbona del settembre dello stesso anno. In una espressione: “Sovranità europea”. Di fronte alle molteplici crisi che attraversa l’Ue (sanitaria, climatica, rivoluzione digitale, migrazioni esacerbate, tentativi di destabilizzazione contro le democrazie, tensioni nel vicinato), “dobbiamo passare da un’Europa di cooperazione all’interno delle nostre frontiere a un’Europa potenza nel mondo, sovrana, libera nelle sue scelte e padrona del suo destino”, ha detto Macron. A prima vista le priorità dell’agenda dell’Ue dal primo gennaio 2022 potrebbero riempire non sei mesi, ma sei anni. A complicare il semestre europeo ci sono le presidenziali in Francia di aprile e maggio, con tutte le distrazioni e tensioni che comportano. Ma, in realtà, molti dei cantieri annunciati da Macron sono già aperti. La Francia potrà incassare diversi successi. E Macron non mancherà di cercare di sfruttarli in campagna elettorale.
La prima priorità indicata da Macron – e che ha molto a che fare anche con le presidenziali – è la rifondazione di Schengen. “L’Europa sovrana è un’Europa capace di controllare le sue frontiere”, ha detto il presidente francese. Macron vuole “un pilotaggio politico di Schengen come abbiamo fatto per la zona euro”. L’idea è di creare un Eurogruppo dei ministri dell’Interno che abbia il potere “di rafforzare i controlli alle frontiere” e di avere un “meccanismo di sostegno d’urgenza in caso di crisi” che permetta a un paese in difficoltà di ricevere l’assistenza di Frontex e la solidarietà di altri stati membri con l’invio di poliziotti, gendarmi e materiale. Non c’è molto di nuovo. Macron non ha parlato di ricollocamenti dei migranti. Un passaggio del suo intervento sui movimenti secondari lascia intendere che la priorità è tenere i migranti lontani dalla Francia. Anche sulla politica estera e di difesa non ci sono grossi cambiamenti rispetto alle posizioni tradizionali della Francia. A marzo ci sarà un vertice sulla difesa europea, a febbraio un summit Ue-Unione Africana. Con Vladimir Putin occorre dialogare anche in tempo di minacce all’Ucraina. Ma c’è un'eccezione: nei Balcani occidentali “la storia e la tragedia sono di ritorno”, ha detto Macron, promettendo una politica di rinnovato impegno.
È il secondo asse del programma della presidenza francese dell’Ue quello su cui Macron si è mostrato più ambizioso, con il rischio di incontrare più resistenze: “Costruire un nuovo modello europeo di crescita” e “definire insieme quella che sarà l’Europa del 2030”. Il 10 e 11 marzo ci sarà un vertice straordinario a Parigi per “fare dell’Europa un grande continente di produzione, innovazione e creazione posti di lavoro”, ha spiegato Macron. Come? Costruendo “filiere industriali” per batterie, semiconduttori, idrogeno, cloud, difesa, sanità e cultura. È nel vertice di marzo che Macron vuole discutere di “regole di bilancio e finanziarie adattate che permettano di dare le priorità agli investimenti necessari” per il nuovo modello economico europeo e le transizioni climatica e digitale. Macron ha indicato tre possibilità per uscire da “vecchi tabù e feticismi” legati al Patto di stabilità: un nuovo Recovery fund per “raccogliere nuovi investimenti europei sui mercati”, “un bilancio europeo più grande”, oppure permettere a ciascuno stato membro di avere “investimenti nazionali che escano dalle regole”.
In ogni caso, “la questione del 3 per cento è superata”. Sull’Ue post pandemia e le regole di bilancio, la visione di Macron coincide con quella di Mario Draghi: il vecchio Patto non tornerà perché servono enormi investimenti per permettere all’Ue di esistere di fronte a Cina e Stati Uniti. Resta da convincere Olaf Scholz, che oggi incontrerà Macron per la sua prima visita all’estero da cancelliere.