In Inghilterra
Quant'è pericoloso il cannibalismo tribale dei Tory inglesi
Tutti contro Boris Johnson e i suoi green pass con aspirazioni a sostituire il premier dei successi. La ribellione che fa "nasty" il conservatorismo britannico arriva in un momento molto rischioso, e serve a poco
Si ribella il palazzo, si ribellano gli elettori, si ribellano gli alleati che alleati, nel Partito conservatore britannico, in fondo non lo sono mai: Boris Johnson è in mezzo a una di quelle tempeste che fanno bella e brutale la politica inglese. Ieri si è votato a una suppletiva nel North Shropshire, Midlands occidentali, feudo conservatore assediato dai liberaldemocratici che negli ultimi giorni hanno speso più parole per convincere i laburisti a votare loro che a fare campagna contro i Tory. C’è qualcuno che dice che i conservatori stanno facendo un po’ di canvassing per il Labour, per spezzettare il voto dell’opposizione e conservare il seggio. Da Westminster s’è guardato a questa elezione come a un referendum sul premier, cosa che accade ormai sempre, perché poi alla fine questo si vuole sapere: è ancora forte Boris Johnson? Quel che stupisce – e forse non dovrebbe farlo: se un partito ha da sempre la fama di “nasty” è perché questa è la sua natura – è che anche i conservatori vogliono sapere se il loro premier, che ha una grande maggioranza in Parlamento, è ancora forte: molti pensano di no, hanno appena mostrato il loro disamore-boomerang votandogli contro sulle misure anti pandemia.
La ribellione risale a martedì ma non si parla d’altro perché ci sono stati quasi cento parlamentari ribelli, un numero enorme, e si sono nascosti fino all’ultimo per dare un colpo più forte al loro premier. Qual è la colpa di Johnson? Aver introdotto il green pass e altri controlli per bloccare l’avanzata del Covid che è molto rapida (martedì i contagi erano 59.610, mercoledì erano 78.610; i morti martedì erano 150, mercoledì erano 165): per usare le parole degli scienziati del governo, “non sappiamo molte cose, ma quel che sappiamo è brutto”. Johnson vuole evitare a tutti i costi un lockdown e quindi ha introdotto, nel suo solito modo improvvisato (che solitamente fa arrabbiare l’opposizione, non i suoi compagni di partito), controlli che prima non c’erano, dicendo: questo e i booster sono il modo necessario per evitare il lockdown a Natale. Potrebbero non essere sufficienti, ma i Tory ribelli non ne fanno certo una questione di realismo: per loro tutto ciò che è imposto è contro la libertà, e quello di Johnson è un abuso di potere.
E’ lungo questa linea che corre l’ultimo episodio di cannibalismo tribale del Partito conservatore, tanto feroce quanto incomprensibile: in America i repubblicani fanno la stessa cosa contro gli obblighi vaccinali introdotti dal presidente Joe Biden, si mettono di traverso, alimentano la bufala secondo cui il coronavirus è un’esagerazione dei democratici, fanno ostruzionismo al Congresso contro le misure anti pandemia. Anche lì l’effetto finale è pericoloso, ma almeno si può portare una spiegazione politica: i repubblicani fanno opposizione. Nel Regno Unito non è così, i Tory si ribellano, in nome di un libertarismo no vax che altrove in Europa appartiene alle destre estreme, al premier che hanno voluto e votato e che ha consegnato loro una vittoria che ha ridisegnato a loro favore la mappa del paese. Ognuno rivendica un’appartenenza: chi viene dal cosiddetto “Blue wall” che in realtà dovrebbe baciare dove cammina Johnson; chi fa il nostalgico di Theresa May; i cosiddetti “in giacca e cravatta”, e quelli “in perizoma” (che non hanno studiato nelle scuole dell’élite). Le tribù si mangiano tra di loro, il governo ha uno scandalo al giorno, i numeri della pandemia sono tragici, il Natale è rovinato, e Johnson, che pure in quanto a cannibalismo non è uno che si tira indietro, resta la più improbabile delle prede.