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Dall'idillio alla stretta

Così l'Olanda libertaria è finita in lockdown

Francesco Gottardi

Due mesi fa non serviva la mascherina nemmeno al supermercato. Ora Rutte, forte dell’accordo di governo, è il nuovo pioniere dei rigoristi d’Europa: più dei nuovi contagi c’entrano Omicron e le (pochissime) terze dosi

Il Natale più silenzioso d’Europa sarà nei Paesi bassi. Da oggi, almeno fino al 14 gennaio, chiudono ristoranti, scuole, teatri, perfino i parrucchieri “e tutte quei negozi dove si esercita una professione di contatto non medico”. Potranno restare aperte soltanto le attività essenziali: quindi banche e supermercati. Ma anche le biblioteche – forse l’ultimo residuo soft di un paese piombato nel lockdown pesante. Niente sport indoor, restrizioni anche per quelli all’aperto. Le competizioni professionistiche invece continuano a porte chiuse. Natale con i tuoi, insomma, e non di più: sono consentiti fino a due ospiti a casa, al massimo quattro nei giorni festivi. Contingentati anche matrimoni e funerali. Manca solo il coprifuoco, la cui legittimità costituzionale però lo scorso febbraio veniva messa in dubbio dal Tribunale dell’Aia. È pur sempre il paese libertario per eccellenza. E fino a due mesi fa, del Covid si era quasi persa la memoria.

Come si è arrivati a questo punto? I numeri attuali non sarebbero sufficienti a spiegare l’inasprimento delle restrizioni: l’Olanda ha toccato il record di contagi verso fine novembre – media settimanale di oltre 22mila al giorno –, ma da allora il trend è sceso piuttosto rapidamente – ora siamo a quota 14mila. E lo stesso vale per le ospedalizzazioni, calate del 21 per cento in meno di un mese. Il tasso d’incidenza complessivo – 584 nuovi casi in sette giorni ogni 100mila abitanti – è circa il doppio di quello italiano ma molto al di sotto rispetto a paesi come Regno Unito (802) o Danimarca (1.094). L’incognita che spariglia le carte è però la variante Omicron, fuori controllo di fronte a una popolazione vulnerabile: nel giro di pochi giorni ha soppiantato metà dei contagi nell’area di Amsterdam. È infatti immunizzato oltre l’85 per cento degli adulti. Ma solo il 10 ha ricevuto la terza dose, fondamentale per contrastare Omicron. Per questo il premier Mark Rutte ha deciso di giocare d’anticipo, per la prima volta da quando è scoppiata la pandemia. 

Difficile da credere, ripensando alla guerriglia urbana no vax scoppiata a Rotterdam soltanto un mese fa. Eppure, fino a ottobre avanzato, l’Olanda sembrava un’oasi post-pandemica. I contagi non erano azzerati, ma la percezione del virus, nella vita quotidiana, era scomparsa. Feste, sagre di paese, tutto fino a mezzanotte era lecito. Poi come d’incanto i locali chiudevano, ma gli olandesi, immuni al freddo e alla pioggia, sanno sempre adattarsi alla serata. E soprattutto mancava il memento Covid più grande: le mascherine, obbligatorie soltanto all’interno dei mezzi pubblici – tanto si va in bici, altro problema risolto. Niente facce coperte nei supermercati, né al cinema o in qualsiasi altro luogo chiuso. Una leggerezza inebriante. In un contesto del genere, perfino la corsa ai vaccini e il Coronapas – blanda versione del nostro certificato verde – sembravano più dei caldi inviti istituzionali che ferrei capisaldi della nuova stagione.

La quarta ondata ha iniziato a rompere gli argini. Il governo dapprima ha anticipato la chiusura di bar e ristoranti alle 20, poi alle 17. Nel frattempo è piombata la nuova variante. E il ‘premier teflon’, giovedì scorso, ha finalmente chiuso le estenuanti trattative interne per l’esecutivo: fondamentale la mediazione dei liberali di Sigrid Kaag, ci sarà un Rutte IV. Quarantott’ore dopo è seguita la conferenza stampa che ha spedito i Paesi bassi in lockdown. Idillio rosicchiato del tutto. Le tempistiche fanno gridare i fanatici all’ennesimo complotto contro le libertà. Ma lo stallo politico di Rutte era iniziato quando ancora doveva scoppiare Delta, figurarsi Omicron. Certo è che, per un annuncio così drastico, il primo ministro più longevo del paese doveva assicurarsi il favore dell’Aia: Rutte non è tipo da avventurarsi nel campo minato delle restrizioni, anticipando perfino i colleghi europei. Se così ha deciso, l’Olanda fa sul serio. Più stabile e chiusa.

 

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