America sì vax. La sindaca di Boston Michelle Wu dice: da gennaio obbligo di vaccino
Le città dem sulla costa est verso il vaccino obbligatorio, furia e ipocrisia repubblicana
Lunedì Michelle Wu, sindaca di Boston, ha annunciato che il vaccino sarà obbligatorio per entrare o per lavorare nei ristoranti, nei bar, nelle sale concerto, negli stadi, nelle palestre e in ogni possibile luogo di assembramento. Inoltre i circa diciottomila dipendenti della città dovranno vaccinarsi per continuare a lavorare. Wu, 36 anni, figlia di immigrati taiwanesi, democratica cresciuta alla scuola di Elizabeth Warren, aveva vinto le elezioni appena sette settimane fa con un margine di vantaggio enorme e adesso si è trovata a dover fare una scelta importante: seguire oppure no la linea dell’obbligo vaccinale già decisa a New York all’inizio di dicembre. Ha scelto di farlo perché i dati dicono che la variante Omicron si diffonde veloce e di questo passo gli ospedali di Boston andranno in sofferenza già a gennaio. E’ un timore che investe anche altre grandi città americane e Chicago potrebbe annunciare la stessa cosa nelle prossime ore.
La decisione presa da Michelle Wu, com’era quasi scontato, le sta attirando addosso le polemiche e la furia dei cittadini contrari alla campagna vaccinale. Un loro drappello era presente già alla conferenza stampa organizzata dalla sindaca per fare l’annuncio – o meglio: era presente ma fuori dalla porta d’ingresso – e si è fatto sentire con fischi e proteste. “Shame on Wu!”, vergognati Wu, gridavano e fra loro c’era anche un candidato repubblicano, Geoff Diehl, alla carica di governatore del Massachusetts, lo stato di Boston. Dopo gli slogan hanno fatto partire l’inno americano. La sindaca ha tentato la carta dell’ecumenismo tranquillo.
“Benvenuti al palazzo del popolo – così ha chiamato il municipio – non c’è nulla di più americano che occuparsi della sicurezza e della salute dei propri concittadini”. Sui social c’è un’ondata di insulti – e alcuni la definiscono “un’agente dei cinesi”, mostrando di non sapere che Taiwan e la Cina sono nemiche. Secondo gli standard italiani le misure non sono così dure. A Boston sarà necessaria la prova di essere vaccinati con almeno una dose entro il 15 gennaio e con almeno due dosi entro il 15 febbraio. Il booster non è menzionato. Negli Stati Uniti la percentuale dei vaccinati è più bassa rispetto all’Europa, la campagna vaccinale è in ritardo e tutta la questione è stata trasformata in una questione politica divisiva – a un livello più pericoloso rispetto all’Europa. Per i politici americani, ogni decisione e ogni riflessione in materia è difficile perché può scatenare attacchi infiniti e reazioni violente. A metà dicembre un deputato democratico dell’Illinois che aveva proposto di far pagare le cure mediche agli antivaccinisti che finiscono in ospedale ha ritirato la bozza di legge perché ha ricevuto minacce di morte contro di lui e la sua famiglia. Wu, assieme ad altri, fa parte di un fronte di sostenitori americani del vaccino che è favorevole all’obbligo per alcune categorie molto ampie – come anche il presidente Joe Biden – e che gli antivaccinisti considerano un nemico esistenziale.
Tuttavia, c’è anche molta ipocrisia nel fronte repubblicano che sostiene gli antivaccinisti. Fox News, la rete tv che tifa per i repubblicani della variante trumpiana e contro la campagna vaccinale, venerdì scorso ha chiesto a tutti i dipendenti di vaccinarsi e ha annullato la possibilità di presentarsi al lavoro soltanto con un tampone. Dan Bongino, un agitatore radio adorato dalla base trumpiana e con un seguito numeroso, a ottobre aveva annunciato che si sarebbe dimesso piuttosto che vaccinarsi, ma è ancora al suo posto e si è vaccinato, anche se dice di “essere in trattative con la radio”.
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