Un asse sui migranti e un impegno sul traffico di rifiuti. Com'è andata la visita Di Maio in Tunisia
Dal colpo di mano del 25 luglio 2021, l'Italia è stato uno dei primi paesi a chiedere “il ritorno al normale funzionamento delle istituzioni”
La nota di Tunisi fa emergere dettagli sui temi trattati durante l’incontro col presidente Saied: la questione migratoria, ma anche il rimpatrio delle 7.900 tonnellate di rifiuti italiani presunti illeciti
Si è conclusa tra strette di mano e promesse di maggiore collaborazione la visita di Luigi Di Maio a Tunisi, dove in giornata ha incontrato il presidente tunisino Kais Saied, il ministro degli Esteri Othman Jerandi e la premier Najla Bouden Romdhane. “Gli incontri di oggi hanno hanno permesso di portare avanti e consolidare un dialogo mai interrotto con un paese che per l'Italia è strategico, oltre che tradizionalmente amico", ha dichiarato Di Maio a margine dell’incontro con Saied, che si è svolto a porte chiuse. Un video della dichiarazione del capo della Farnesina è stato reso pubblico qualche ora dopo l’incontro, accuratamente montato e postato con sottotitoli in arabo sulla pagina facebook della presidenza tunisina, accompagnato da un comunicato ufficiale.
Proprio dal testo in arabo reso pubblico dalla presidenza emergono dettagli sui temi trattati durante l’incontro: la questione migratoria, ma anche il rimpatrio delle 7.900 tonnellate di rifiuti italiani presunti illeciti, bloccati in dei containers Arkas al porto di Sousse da più di due anni. Se pubblicamente Di Maio non fa riferimento alla spinosa questione dei rifiuti italiani, la presidenza tunisina assicura: “E' stata discussa la necessità di accelerare quanto prima il rimpatrio dei rifiuti e pensare, in futuro, all’attuazione di programmi di cooperazione nell’ambito della conversione dei rifiuti in una fonte di energia”, si legge nel testo. Notizia che è stata rapidamente ripresa dai media locali.
“Abbiamo parlato della collaborazione in ambito migratorio. Ho espresso la soddisfazione dell’Italia per la collaborazione con la Tunisia su questo versante”, ha fatto invece sapere Di Maio. Dal 25 luglio, giorno in cui il presidente tunisino ha congelato le attività del parlamento attribuendosi i pieni poteri, “Le operazioni di salvataggio effettuate dalla guardia costiera tunisina si sono moltiplicate, sempre più vicine alle coste italiane”, conferma Romdhane Ben Amor, portavoce del Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes) che monitora le partenze. A settembre 2021, la guardia costiera tunisina ha effettuato 308 operazioni rispetto alle 70 del 2020, 39 del 2019 e 25 del 2018, fa notare il media tunisino Nawaat.
Ftdes e altre quattro associazioni tunisine hanno indetto una conferenza stampa in occasione dell’arrivo del ministro degli Esteri per attirare l’attenzione sul caso di Wissem Ben Abdellatif – il ventiseienne tunisino morto all’ospedale San Camillo di Roma dopo tre giorni di contenzione nel reparto psichiatrico, a seguito della permanenza nel Cpr di Ponte Galeria – e per rimettere in discussione l’opaco accordo sui rimpatri tra Italia e Tunisia. Proprio nuove concessioni da parte tunisina sul controllo delle frontiere potrebbero venir messe sul tavolo in cambio del costosissimo rimpatrio dei rifiuti italiani da parte del governo, come richiesto dalla sentenza di agosto del Consiglio di stato. Nel frattempo un’azienda di Polla e la Regione Campania, che ha autorizzato l’export dei rifiuti, continuano a rimbalzarsi la responsabilità.
“L'Italia guarda inoltre con interesse all'avvio di un percorso di riforme e scadenze politiche e costituzionali che dovrebbe auspicabilmente culminare in nuove elezioni legislative. Il percorso avviato deve proseguire verso il pieno ristabilimento dello stato di diritto e della normalità democratica”, ha concluso Di Maio, facendo riferimento al nuovo calendario elettorale annunciato da Kais Saied per il 2022 con un referendum costituzionale a luglio e legislative a dicembre. Fino ad allora, il paese rimarrà senza parlamento, guidato da un governo nominato direttamente da Kais Saied che presiede le sedute del consiglio dei ministri. Fin dal colpo di mano del 25 luglio 2021, l’Italia è stato uno dei primi paesi a chiedere “il ritorno al normale funzionamento delle istituzioni” pur continuando a negoziare con il presidente tunisino. A riconfermarlo, una nota della Farnesina del 15 dicembre: “L’Italia continuerà ad assicurare ogni possibile sostegno alla piena realizzazione delle aspirazioni del popolo tunisino”.