Regina del disastro
Tutti i guai di Anne Hidalgo
La sindaca di Parigi sceglie uno slogan che ha fatto ridacchiare molti, vorrebbe riunire la Francia ma i sondaggi la inchiodano tra il 3 e il 7 per cento. La candidata all’Eliseo rischia di passare alla storia come il necroforo del Ps
In molti si sono fatti una risata. Tra i membri della vecchia guardia del Partito socialista (Ps) si è diffuso invece un senso di malessere quando sul sito del Journal du dimanche hanno letto il primo slogan della campagna elettorale di Anne Hidalgo: Reunir la France. “Ma se non sa neppure riunire la sinistra come può pensare di riunire la Francia?”, si sono chiesti gli elefanti del Ps, inquieti per la sopravvivenza del partito fondato da François Mitterrand. Perché i sondaggi inchiodano Anne tra il 3 e il 7 per cento, i suoi tentativi di unione delle sinistre sono tutti falliti, e a ciò si aggiungono i debiti accumulati da Parigi sotto la sua gestione e le copertine velenose di certi settimanali, come quella dell’Express, in data 16 dicembre, che mostra la sindaca parigina sotto un titolo sanguinario: “La reine du désastre”, la regina del disastro.
Per l’ex delfina di Bertrand Delanoë, eletta al vertice della capitale francese nel 2014, e riconfermata nel 2020 senza troppe difficoltà, il disastro è anzitutto finanziario. Durante i suoi due mandati, il debito di Parigi è aumentato del 72 per cento, passando da poco più di 4 miliardi di euro a 7,1 miliardi. Il prossimo anno, stando al bilancio preventivo del 2022, l’indebitamento potrebbe raggiungere i 7,7 miliardi. Insomma, Rachida Dati, capogruppo dell’opposizione gollista nel consiglio comunale ed ex ministra della Giustizia di Sarkozy, non si era inventata tutto quando a novembre disse che Parigi era “in stato di fallimento”. La situazione è talmente grave che alcune associazioni tra cui l’Union pour la sauvegarde de Paris, il Comité Marais Paris, Rouler libre e Sauvons notre Paris, hanno presentato un esposto presso il prefetto e la camera regionale dei conti (Crc) per denunciare la sindaca e invocare un commissariamento del comune da parte dello stato. Le stesse associazioni, rappresentate dall’avvocato Patrick Tabet, puntano il dito anche contro il “disastro estetico” prodotto da colei che fino allo scorso anno era indicata dai sindaci green di tutta Europa come il modello da seguire, e oggi, invece, è quasi un’infrequentabile.
“Degrado del patrimonio urbano, assenza di manutenzione e di personale della rete stradale, insalubrità e cattiva gestione dei servizi di nettezza urbana, modifica del piano di circolazione senza concertazione, eliminazione dei parcheggi”, è l’elenco dei problemi sotto la gestione Hidalgo evidenziati dall’Union parisienne pour la sauvegarde de Paris. E c’è il disastro politico, quello di una candidata all’Eliseo che rischia di passare alla storia come il necroforo del Ps. “La sua candidatura minaccia il futuro stesso del Partito socialista di Olivier Faure (segretario generale, ndr)”, sottolinea l’Express, perché al di sotto del 5 per cento, “non avrebbe diritto al rimborso delle spese di campagna”. E ancora: “Una Bérézina socialista. In politica, le stagioni passano ma non si assomigliano. Un anno fa, galvanizzata dalla sua comoda rielezione al comune di Parigi, Anne Hidalgo si immaginava un destino presidenziale. Ma i suoi primi mesi di campagna hanno rapidamente preso la piega di un ritiro dalla Russia”.
Lo scorso 12 dicembre, Anne era a Perpignano, nel sud della Francia, per il primo vero meeting da candidata, con l’obiettivo di mobilitare le truppe ma anche di raccogliere una parte dei fondi che le mancano per portare avanti la campagna. Risultato? A fine giornata, le donazioni non hanno superato la misera somma di 60 euro. Il problema è che anche le banche affiliate al Ps, come il Crédit cooperatif, non vogliono contribuire alla sua campagna. “Il Crédit cooperatif non presta più soldi a un candidato se non ci sono diversi sondaggi consecutivi che lo attestano attorno all’ 8 per cento”, ha riferito una fonte della banca al Figaro. Neppure la sua proposta di organizzare delle primarie per una candidatura unica della gauche è stata accolta dagli altri leader progressisti, e il suo tentativo di conquistare l’Eliseo assomiglia sempre di più a un salto nel vuoto.