La vie en rose
Tre candidate alla presidenza. Ma in Francia non si parla di quant'è incrinato il soffitto di cristallo
Forse c’entra il fatto che Marine Le Pen è un’estremista di destra e Valérie Pécresse è di destra, non s’adattano bene alla battaglia identitaria delle donne. Anne Hidalgo sì, sarebbe perfetta, ha pure il rosa già nel colore di partito, ma non è forte
In Francia il soffitto di cristallo è stato frantumato: ci sono tre donne candidate alle elezioni presidenziali del prossimo aprile. Una è una habituée di questa competizione: Marine Le Pen, leader del Rassemblement national, esponente dell’estrema destra del paese e dell’Europa, sovranista e nazionalista, erede di un padre fondatore del partito che aggiungeva al pacchetto uno spiccato antisemitismo. La Le Pen ha traghettato il partito (cambiandogli anche il nome) in una direzione che suo padre non ha gradito e così ha dovuto litigare molto anche in famiglia per arrivare dov’è, cioè a contendere il predominio francese al macronismo. La seconda è la sorpresa di questa tornata elettorale, per il momento: Valérie Pécresse, leader dei gollisti, vincitrice di primarie in cui non era affatto tra i favoriti, ora alle prese con le correnti del suo partito, i Républicains, che non s’aspettavano questa vittoria. La Pécresse sta costruendo una macchina elettorale molto solida, vive la sua luna di miele con i sondaggisti dicendo che userà, eccome se lo farà, la carta donna, perché si ricorda bene i compagni di partito che notavano soltanto il cerchietto in testa e la gonna a pieghe o quelle frasi sulle donne in politica che sono tutte nevrotiche. La Pécresse ha detto che si gioca tutto quel che è stata ed è, la competenza, l’umanità imparata dal nonno, uno dei più famosi psicologi di Francia, la lotta per emergere e arrivare fin qui, in una compagine politica sfasciata dalle lotte interne e soprattutto dalla sconfitta meschina del 2017.
La terza è Anne Hidalgo, sindaco di Parigi e la meno amata, elettoralmente parlando, del gruppo. La Hidalgo, a lungo beniamina della sinistra continentale e del movimento femminista, è la candidata del Partito socialista e sta cercando, in modo un pochino goffo, di federare tutto quel che c’è a sinistra di Emmanuel Macron, soprattutto il partito ambientalista degli Écolò che nelle occasioni più recenti è andato meglio degli altri (e anzi in alcuni casi benissimo). E’ un compito molto difficile per chiunque, ma con la Hidalgo c’è un di più, un po’ perché ha il vizio di muoversi senza mai avvisare nessuno, cosa che ostacola parecchio la creazione di un’alleanza, ma anche perché pensa che questo sia il momento di una leadership femminile per la sinistra francese ed è sulla base di questa volontà che respinge le candidature degli altri leader. In realtà i socialisti francesi hanno già avuto una candidata al ballottaggio presidenziale: Ségolène Royal, che fu battuta da Nicolas Sarkozy, che giocò la carta della “presidenta” e che perse in mezzo ai sorrisetti perfidi dei suoi stessi compagni di partito.
Il soffitto di cristallo è ben frantumato, in Francia, ma non se ne parla, e alcuni si sono chiesti il perché. Forse c’entra il fatto che una è un’estremista di destra e l’altra è di destra, non s’adattano bene alla battaglia identitaria delle donne. La Hidalgo sì, sarebbe perfetta, ha pure il rosa già nel colore di partito, ma non è forte.