Gli occhi su Dimona
Per l'Iran il centro nucleare israeliano è materia di propaganda e ossessione
Le esercitazioni militari iraniane puntano il reattore di Dimona, già sfiorato mesi fa per caso
Nella notte tra domenica e lunedì alcuni hacker iraniani hanno violato per qualche minuto il sito del quotidiano israeliano Jerusalem Post e hanno piazzato al posto della homepage un’immagine minacciosa per dire in un inglese incerto e in un ebraico ancora più incerto: “Siamo vicini a te quando tu non ci pensi”. Come a dire: ti possiamo colpire quando meno te l’aspetti. E’ un fatterello che potrebbe appena occupare un trafiletto perché i gruppi hacker sponsorizzati dall’Iran in questi mesi hanno compiuto attacchi informatici gravi contro Israele e gli israeliani hanno fatto altrettanto contro l’Iran (anzi: di più) ma è così simbolico e si riferisce a eventi così pericolosi che vale la pena prenderlo in considerazione. L’immagine messa dagli hacker sul sito del giornale israeliano è presa da una recente esercitazione militare dell’Iran chiamata “Grande Profeta 17”, durata cinque giorni e finita a Natale. Quel giorno gli iraniani hanno sparato sedici missili balistici e cinque droni suicidi carichi di esplosivo contro una finta installazione di cemento e metallo in mezzo al deserto che rappresentava il centro nucleare israeliano di Dimona.
Nel caso fosse sfuggito, le fonti ufficiali dei Guardiani della rivoluzione hanno spiegato in modo esplicito che si stavano esercitando a colpire il sito nucleare di Dimona come rappresaglia per eventuali raid aerei israeliani contro i siti nucleari dell’Iran. Si tratta di un sito costruito negli anni Cinquanta in mezzo al deserto del Negev dove gli israeliani hanno piazzato un reattore nucleare e poi hanno prodotto le loro armi atomiche. I Guardiani della rivoluzione hanno fatto circolare un paio di video che riprendono tutte le fasi del bombardamento, tutti i missili e i droni colpiscono il bersaglio con precisione e lo distruggono – ma si tratta di un sito che è pur sempre in Iran, quindi molto più facile da raggiungere. La colonna sonora scelta per il filmato è techno aggressiva e suggestiva. Il centro atomico di Dimona sta diventando un tema ricorrente nelle minacce dell’Iran e c’è un’ossessione di contrappasso: se voi israeliani volete impedire a noi iraniani di avere il nucleare, colpiremo il vostro sito nucleare.
Forse ad aumentare le mire iraniane su Dimona c’è un incidente avvenuto nell’aprile 2020: durante un raid aereo israeliano una batteria siriana a Dumayr, quaranta chilometri a nord di Damasco, ha tentato di abbattere un aereo con un missile S-200. Si tratta di un’arma costruita dai sovietici negli anni Sessanta, sette tonnellate di peso per dieci metri di lunghezza, che ha mancato il bersaglio e però ha proseguito il volo verso sud fino a cadere, senza essere intercettato, nel deserto israeliano vicino a Dimona. Lo scoppio si è sentito bene a Gerusalemme, settanta chilometri più a nord (quindi più vicino alla Siria).
La data scelta dagli hacker è il 3 gennaio, secondo anniversario dell’uccisione a Baghdad del generale iraniano Qassem Suleimani, che aveva il compito di dirigere le operazioni all’estero delle Guardie della rivoluzione e in pratica ha creato quella struttura di milizie armate che domina una vasta parte del medio oriente. Nell’immagine una mano tiene il missile che cade su Dimona: la mano indossa l’anello che indossava il generale Suleimani la notte nella quale fu ucciso da un drone americano a Baghdad e lo sappiamo perché il dettaglio macabro della mano separata dal corpo fu rilanciato per giorni sui social media.
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