Come si cancella la cancel culture? Idee dalla Sorbona contro le ossessioni woke

Mauro Zanon

La presenza di Jean-Michel Blanquer, come quella dell’intellettuale conservatore Mathieu Bock-Côté, hanno fatto storcere il naso a una certa gauche, e in particolare al quotidiano Libération, che si è pronunciato contro il "Laboratoire de la République"

Cancellare la cancel culture e combattere l’ideologia woke, ma anche mettere le basi per ricostruire le scienze e la cultura dopo anni di sfaldamento. E’ questo l’obiettivo del convegno di due giorni organizzato alla Sorbona, la più antica università francese, dall’Observatoire du décolonialisme e dal Collège de philosophie. I dibattiti, iniziati ieri, hanno riunito nello stesso anfiteatro il filosofo Pascal Bruckner e lo scrittore Boualem Sansal, ma anche lo storico Jacques Julliard e l’ex vignettista del Monde Xavier Gorce, tutti impegnati con le rispettive forme di produzione intellettuale a decostruire “il ‘pensiero’ decoloniale, anche chiamato woke o cancel culture, importato in gran parte dagli Stati Uniti e in continua crescita in tutti i settori della società”, come si legge nella presentazione del convegno.

 

Al sussulto della Sorbona contro le derive ideologiche di importazione americana ha partecipato anche il ministro dell’Istruzione francese, Jean-Michel Blanquer, che venerdì mattina ha pronunciato un breve discorso di apertura. Ma la sua presenza, così come quella dell’intellettuale conservatore Mathieu Bock-Côté, hanno fatto storcere il naso a una certa gauche, e in particolare al quotidiano Libération. “I temi dibattuti in questi due giorni convergono in maniera molto chiara con le ossessioni del ministro dell’Istruzione, con il suo ‘Laboratoire de la République’ (think tank lanciato in autunno, ndr) per lottare contro il ‘wokismo’, e quelle della sua collega all’Università, Frédérique Vidal. Quest’ultima, tra l’altro, ha fatto ancora una volta delle dichiarazioni polemiche lo scorso 15 dicembre al Senato, affermando che alcuni ricercatori erano ostacolati nei loro lavori.

 

Allusione alla presunta ‘ideologia woke’ e alla ‘cancel culture’ che imperverserebbero, secondo lei, nelle facoltà e nei laboratori francesi”, scrive Libération. Il quotidiano delle gauche giacobina, si sa, è sempre stato benevolo con gli eccessi ideologici d’oltreoceano, e assieme ad altri  ha fatto da cavallo di Troia all’incursione di certe teorie radicali. Un comportamento giudicato pericoloso dagli organizzatori del convegno, Emmanuelle Hénin, professoressa di Letteratura francese alla Sorbona, Xavier-Laurent Salvador, docente all’università di Paris 13, e Pierre-Henri Tavoillot, presidente del Collège de philosophie.

 

“Non bisogna né sopravvalutare, né sottovalutare la potenza di questa ideologia woke”, spiegano gli organizzatori, prima di aggiungere: “Il principio di questo colloquio è fare il punto della situazione, con il massimo equilibrio possibile, e riflettere su come conservare, all’interno del mondo scolastico e universitario, le condizioni per un pluralismo illuminato, che proibisca a qualsiasi ideologia di imporsi come dogma morale contro lo spirito critico”. Per Emmanuelle Hénin, “se non facciamo nulla, ci esponiamo a vedere dei testi epurati o censurati e, nel medio periodo, interi campi disciplinari sostituiti dagli ‘studi culturali’ trasversali, che non si basano su un sapere collettivo convalidato, ma su alcuni pregiudizi militanti”. 

 

Dal 2018 in avanti, sulla stampa francese, sono apparsi diversi appelli per mettere in guardia la società dalla strategia egemonica del decolonialismo che si infiltra nelle università e minaccia la République seguendo la logica trotzkista dell’entrismo. Proprio questa settimana, sul Figaro, un gruppo di studenti dei principali istituti di scienze politiche francesi ha scritto una lettera di protesta per allertare il governo sulle derive “woke” che stanno minando il pluralismo delle loro scuole.

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