Dalla censura alla propaganda. Chi è il regista di #Pechino2022
71 anni, Zhang Yimou appartiene alla “quinta generazione” di cineasti cinesi e sarà il primo nella storia a dirigere una cerimonia olimpica per due volte
Probabilmente uno dei cineasti cinesi più famosi in occidente, Zhang Yimou è il primo nella storia a dirigere una cerimonia olimpica per due volte. Manca meno di un mese all’apertura delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022, prevista il 4 febbraio prossimo nel “Nido d’uccello” – lo stadio nazionale di Pechino costruito appositamente per i Giochi estivi del 2008 – e venerdì l’agenzia statale cinese Xinhua ha svelato che sarà di nuovo il regista Zhang Yimou a firmare le cerimonie dei Giochi Olimpici e Paralimpici invernali di quest’anno.
71 anni, Zhang appartiene alla “quinta generazione” di registi cinesi e oltre ad aver già diretto le cerimonie nel 2008, è stato anche la mente dietro il passaggio di consegne nella cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Pyeongchang del 2018 e in quella delle Olimpiadi di Atene del 2004. Nelle interviste rilasciate ai media statali, è apparso in abiti sportivi e con una bandiera della Cina ricamata sul petto; da giorni i social cinesi sono invasi da elogi e complimenti di tutti i tipi nei confronti del regista, per la sua semplicità e il suo “esser devoto alla madrepatria”. Anche se a dir la verità, Zhang non deve tutta la fama alla sua devozione alla madrepatria – i suoi film più famosi all’estero sono proprio quelli che per molti anni sono stati sottoposti alla censura della Cina continentale e che la maggior parte dei cinesi non ha visto. Ha ricevuto tre candidature agli Oscar nella categoria miglior film straniero per Ju Dou, Lanterne rosse e Hero e la sua carriera nel mondo cinematografico ha oscillato più e più volte tra fama internazionale e censura da parte di Pechino, raccontando all’occidente le battaglie della Cina contro la povertà, la guerra e il malgoverno politico.
E’ nato a Xi’an, nella città dell’esercito di terracotta oggi in lockdown. Il padre prese parte all’esercito nazionalista sconfitto dai comunisti nel 1949, suo zio fuggì con i nazionalisti a Taiwan e fu proprio a causa dei legami con il movimento nazionalista che durante la Rivoluzione culturale, all’età di diciassette anni, fu costretto a lasciare gli studi per essere rieducato nelle campagne cinesi. Vivere!, tratto dall’omonimo romanzo di Yu Hua, è uno dei film che meglio descrive l’atrocità della Rivoluzione culturale, le controversie e i paradossi del governo comunista di quegli anni, e che fece letteralmente infuriare i piani alti – venne bandito dall’amministrazione statale cinese della radio, del cinema e della televisione e per cinque anni gli fu vietato qualsiasi tipo di ripresa in Cina. Quella fu l’ultima volta in cui Zhang sfidò seriamente la censura del governo, anche se negli anni ha attraversato ulteriori problemi, tra cui l’accusa di aver avuto sette figli, violando la politica cinese del figlio unico: dopo aver riconosciuto i suoi tre figli con Chen Ting nel 2014, il regista e sua moglie sono stati condannati a pagare una multa di 1,24 milioni di dollari. In seguito, la cinematografia di Zhang Yimou è stata sempre meno critica e sempre più assertiva nei confronti del governo; la vita del primo imperatore cinese Qin Shi Huangdi in Hero è stata elogiata dai funzionari del governo, che lo hanno definito “un nuovo punto di partenza per il nuovo secolo cinese”.
Oggi il regista è un pupillo di Xi Jinping, tanto da diventare il primo “doppio direttore” delle Olimpiadi: “Grazie alla madrepatria, posso diventare il primo doppio direttore Olimpico al mondo”, dice, ringraziando “una Cina in ascesa”. L’inaugurazione cadrà nei primi giorni di primavera del calendario cinese e intervistato dalla CCTV Zhang ha affermato di aver portato “positività e ottimismo” della stagione nella performance, ha anticipato che il calderone Olimpico sarà illuminato in un modo “senza precedenti” e ha detto: “La madrepatria può ospitare due Olimpiadi in così poco tempo solo perché è forte e potente. Sono molto fortunato a essere stato nominato ancora una volta direttore e sono entusiasta di poter contribuire ancora una volta al successo del mio paese e affrontare di nuovo un lavoro così impegnativo”. L’arte di Zhang Yimou e di tanti altri registi della Cina continentale negli ultimi anni sta diventando sempre di più propaganda patriottica e nazionalista, sembra tutto fuorché “libera”.