Perché la tensione tra presidente ed ex presidente in Ucraina è un regalo alla Russia

Micol Flammini

Poroshenko è tornato a Kiev e sperava in un rientro da eroe. Non lo ha avuto, ma ha accusato il capo dello stato Zelensky, sempre più evanescente, di non garantire al paese l'unità necessaria per affrontare la Russia. Intanto i piloti ucraini fanno addestramenti intensivi per cercare di recuperare il divario militare con Mosca

A suo modo ieri l’Ucraina ha dato una lezione alla Russia. Petro Poroshenko, ex presidente e tra gli uomini più ricchi della nazione, è tornato a Kiev con un’accusa di tradimento sulle spalle. Dice di essere rientrato perché adesso l’Ucraina ha bisogno di unità e non può essere lasciata in balìa del presidente, suo sfidante uscito vincente alle ultime elezioni, Volodymyr Zelensky, detto Ze. Non si sa se per coincidenza o volontà, Poroshenko ha scelto di tornare in patria un anno dopo che Alexei Navalny atterrò in Russia per sfidare Vladimir Putin, ma il suo arrivo è stato molto diverso.

 

Il suo aereo non è stato dirottato, ad attenderlo c’erano dei  sostenitori che nessuno ha arrestato. Lui ha tenuto un discorso, nessuno l’ha bloccato e poi si è recato in tribunale, dove era atteso. Lungo la strada ha rilasciato qualche commento per dire che Zelensky è un traditore, che non è capace di gestire una crisi, che c’è bisogno del suo ritorno. Nessuno lo ha fermato, lui non è Navalny e Zelensky, per quanto la democrazia ucraina sia imperfetta, non è Putin. 

   

Poroshenko è accusato anche di aver aiutato le autoproclamate repubbliche separatiste filorusse di Donetsk e Lugansk a vendere circa 54 milioni di dollari di carbone a Kiev. L’Ucraina è in guerra contro le due repubbliche, quindi l’ex presidente avrebbe fatto un favore ai russi e ai filorussi che occupano il territorio ucraino. In queste ultime settimane Poroshenko ha fatto un tour per portare alcuni leader europei dalla sua parte, ma finora tutti hanno risposto in modo freddo. Parla di unità, ma il suo bersaglio è chiaro: “Le autorità sono confuse, deboli e invece di combattere Putin, stanno cercando di combattere noi”. Vuole colpire il suo rivale che in queste settimane in cui gli ucraini temono un’invasione  sembra sparito.  Non ha una strategia chiara e con l’esercito russo alle porte sta venendo fuori tutta la sua mancanza di esperienza. Alcune inchieste mostrano invece come anziché pensare al conflitto, Zelensky si stia interessando a come vincere le prossime elezioni, e i media denunciano vari tentativi di limitare la libertà di stampa. 

 

Il conflitto tra Poroshenko e Zelensky è sempre più rumoroso e rischia di disturbare ancora di più durante queste settimane di tensione, in cui l’Ucraina cerca di essere pronta per uno scontro militare: i suoi piloti fanno addestramenti intensivi per cercare di recuperare il divario con i russi, che nel frattempo stanno spostando mezzi militari dalla Siberia verso la frontiera con Kiev.

 

Anche la Bielorussia si è messa in mezzo annunciando esercitazioni militari con la Russia lungo la frontiera polacca, lituana e anche ucraina a febbraio. Kiev ha saputo che presto riceverà delle navi da guerra britanniche, ma la situazione politica e lo scontro tra presidenti non aiutano e anzi piacciono molto a Mosca, contenta di dimostrare che l’Ucraina non è quell’esperimento di democrazia riuscito che vende all’occidente. 

 

Se Poroshenko ha cercato un ritorno da eroe, che non ha avuto, Zelensky continua a rimanere in disparte. Manda spesso avanti il suo ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, che ieri ha incontrato la sua omologa tedesca, Annalena Baerbock, arrivata a Kiev senza buone notizie: dalla Germania non avrete armi.

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)