L'elezione della Metsola al Parlamento europeo apre la nuova fase anti populista
La maltese è il puro prodotto dell’establishment europeista, è passata al primo turno di voto con un risultato molto forte, ora con lei la leadership dell’Unione europea è ancora più femminile
L’elezione di Roberta Metsola alla presidenza del Parlamento europeo apre una nuova fase anti populista nella gestione dell’Ue. Con un paradosso: una parte consistente dei sovranisti ha votato per la deputata maltese del Ppe. Al di là delle ragioni tattiche, il sostegno a Metsola mostra il desiderio dei populisti di uscire dalla condizione di paria. Si può avere una delle più grandi delegazioni a Strasburgo, come la Lega di Matteo Salvini o il PiS polacco, ma i sovranisti sono irrilevanti.
Metsola è stata eletta dopo un accordo tra i gruppi del Partito popolare europeo (Ppe), dei Socialisti&Democratici (S&D) e dei liberali di Renew sulle priorità del Parlamento europeo e la spartizione degli incarichi politici nella seconda metà della legislatura. Due anni e mezzo fa, David Sassoli era stato costretto ad andare alla seconda votazione per ottenere la maggioranza assoluta con 345 voti. Metsola è passata al primo turno di voto con un risultato molto forte: 458 voti su 690, davanti alla candidata dei Verdi, la svedese Alice Bah Kuhnke (101), e quella dell’estrema sinistra, la spagnola Sira Rego (57). Nei tre grandi gruppi ci sono stati 46 franchi tiratori, presumibilmente socialisti, dato che Kuhnke e Rego hanno ottenuto rispettivamente 28 e 18 voti in più del previsto. Calcolatrice parlamentare alla mano, Metsola ha raccolto quasi cento voti in più di quelli della maggioranza che aveva eletto Ursula von der Leyen. Una parte viene dai Conservatori e riformatori europei (Ecr), dove siedono i nazionalisti polacchi del PiS e di Fratelli d’Italia, che all’ultimo minuto hanno ritirato il loro candidato alla presidenza per cercare di ottenere una vicepresidenza. Un’altra parte viene dal gruppo di estrema destra Identità e democrazia, dove convivono la Lega e il Rassemblement national di Marine Le Pen.
Gli eurodeputati di Salvini, che hanno candidato Mara Bizzotto come vicepresidente, hanno annunciato il loro voto a Metsola per le sue posizioni su “immigrazione clandestina e difesa dei valori della famiglia”. Metsola non è Simone Veil, la prima presidente del Parlamento europeo, che aveva legalizzato l’interruzione di gravidanza in Francia. Ha votato contro risoluzioni pro aborto e si è astenuta sull’inserimento della violenza contro le donne tra i reati riconosciuti a livello dell’Ue. Viene da un paese cattolico, ha quattro figli e fa il segno della croce. Ma appartiene all’ala progressista del Ppe, ha una visione aperta sull’immigrazione, difende i diritti civili, si batte per lo stato di diritto e contro la corruzione. Aborto a parte, nessuno mette in dubbio le sue credenziali femministe. Sull’interruzione volontaria di gravidanza “la mia posizione è quella del Parlamento europeo”, ha detto ieri dopo la sua elezione, ricordando le risoluzioni che chiedono di proteggere i diritti riproduttivi delle donne.
La maltese è il puro prodotto dell’establishment europeista: Erasmus, Collegio d’Europa a Bruges, carriera nelle istituzioni dell’Ue, sposata con un finlandese. “Mi opporrò a chiunque voglia distruggere il progetto europeo”, ha spiegato Metsola ai giornalisti che le chiedevano del cordone sanitario contro i sovranisti.
La nuova fase anti populista è sintetizzata nel documento di quattro pagine firmato dai leader di Ppe, S&D e Renew. I valori e la necessità di difendere diritti fondamentali e stato di diritto sono al primo punto del programma: costituiscono “la spina dorsale della nostra democrazia e il cemento delle nostre società”. Ci sono le priorità della Commissione von der Leyen (clima, digitale, sanità), ma anche un approccio sull’immigrazione “basato sui nostri valori comuni, i diritti fondamentali e il diritto internazionale”.
Nel documento non sono citate le intese tra i grandi gruppi sugli incarichi. Ma almeno due dei tre candidati dei sovranisti per la vicepresidenza non dovrebbero farcela. E tra le forze europeiste, il Ppe conferma il suo dominio. La leadership dell’Ue da ieri è ancora più femminile. Ma con Metsola al Parlamento europeo, Ursula von der Leyen alla Commissione e Christine Lagarde alla Bce sono tutte donne del Ppe.