Dal contenimento alla convivenza. La svolta europea sulla pandemia
L’Ue si prepara a cambiare il suo approccio alla gestione del virus allentando le restrizioni. Il merito è dei vaccini
Bruxelles. L’Unione europea si sta preparando a cambiare il suo approccio alla pandemia di Covid-19, passando dalla fase del contenimento e delle restrizioni a quella della convivenza con il virus. Il merito è dei vaccini, ma anche del minor impatto di Omicron sui sistemi sanitari nazionali. Non ci saranno annunci altisonanti o dichiarazioni trionfalistiche sulla fine della pandemia, perché la scelta comporta dei rischi e nessuno ha certezze definitive. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ieri ha ribadito che il livello di rischio per la salute pubblica negli stati membri dell’Ue dovuto alla variante Omicron è “molto alto”. Ma il primo segnale della svolta nell’approccio alla pandemia verrà dal Consiglio Affari generali di martedì prossimo. I ministri degli Affari europei dei 27 approveranno una nuova raccomandazione sulla libera circolazione delle persone, che serve da base per il coordinamento tra gli stati membri. C’è un accordo per “passare da un approccio basato sulle regioni e una cartografia a colori a un approccio individualizzato”, spiega al Foglio un diplomatico europeo. L’Ue si prepara a dire addio alle zone rosse, arancioni o verdi. Lo status della singola persona – vaccinata, guarita o con test negativo – sarà più importante del numero di contagi.
La vaccinazione rimane il pilastro della convivenza dell’Ue con il Covid-19. Ma a novembre il calo dell’efficacia dei vaccini nel ridurre la trasmissione del virus e l’arrivo di una variante molto più contagiosa come Omicron avevano messo in dubbio la strategia dell’Ue. All’epoca, alcuni stati membri erano nel pieno dell’ondata di Delta. Altri, come Italia e Spagna, erano solo all’inizio della ripresa dei contagi.
Austria e Paesi Bassi avevano deciso di tornare in lockdown per guadagnare tempo e spingere per la terza dose. Due mesi dopo la valutazione è completamente cambiata. L’incidenza dei contagi, in gran parte dovuta a Omicron, esplode ovunque. Ma molti paesi sono vicini o oltre il 50 per cento della popolazione con terza dose. Osservando come si comporta Omicron, la conclusione è che “c’è un’espansione molto forte dei contagi, ma i ricoveri non seguono il ritmo”, spiega il diplomatico europeo: “A volte si registra una riduzione della pressione sull’occupazione dei posti letto in ospedale e ancora di più nelle terapie intensive”. Se i sistemi sanitari non rischiano più l’implosione, il Covid-19 si può gestire in modo diverso. “Questo permette di immaginare la fine di certe restrizioni”, dice il diplomatico europeo.
La Francia ha fatto il primo passo. Giovedì il primo ministro, Jean Castex ha annunciato il calendario dell’allentamento: il 2 febbraio fine dell’obbligo di mascherina all’aperto e del telelavoro tre giorni a settimana; il 16 febbraio riapertura di discoteche e concerti. L’Irlanda da oggi eliminerà quasi tutte le restrizioni e la Finlandia ha promesso che inizierà a cancellarle da metà febbraio e, nel frattempo, ha tolto gli obblighi di test per i viaggiatori che vengono dall’Ue. “Ci felicitiamo per questa decisione”, ha detto un portavoce della Commissione, auspicando che altri paesi cancellino i limiti ai viaggiatori. “Omicron è in tutta l’Europa e gli esperti e l’Ecdc ci dicono che le misure per guadagnare tempo sono meno efficaci”, ha spiegato il portavoce della Commissione. Secondo il diplomatico europeo, il “messaggio comune” dei leader dell’Ue sarà questo: la convivenza con il Covid-19 è “possibile perché la vaccinazione ha raggiunto una forte percentuale della popolazione, che riduce la pericolosità. Bisogna pensare alla fine delle misure restrittive laddove possibile, ma anche continuare lo sforzo di vaccinazione”.
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