Europa Ore 7
L'Ue "tifa" un Mattarella bis e Draghi a Palazzo Chigi fino al 2023
L'attuale premier è meglio che resti a ricoprire il suo ruolo di presidente del Consiglio o che venga eletto presidente della Repubblica? I dubbi dell'Europa sul futuro dell'Italia
Meglio un anno con Mario Draghi presidente del Consiglio per portare avanti il piano di Recovery dell'Italia e rassicurare i mercati oppure sette anni con Mario Draghi presidente della Repubblica per fare da garante di fronte al ritorno della tradizionale instabilità della politica italiana? L'Unione europea si trova di fronte a questo dilemma, nel momento in cui a Roma iniziano le votazioni per eleggere il capo dello stato.
“Tocca agli italiani e al Parlamento italiano scegliere il presidente della Repubblica”, è la risposta standard che è stata preparata dai portavoce di Commissione e Consiglio europeo, in caso di domande dei giornalisti. Ed è anche la risposta che danno “on the record” ambasciatori, commissari e funzionari. Tutti guardano alle manovre degli ultimi giorni Roma. Tutti sanno che la politica italiana offre sempre sorprese inattese. Nessuno sa come andrà a finire. Ma il destino di Draghi avrà un impatto sull'Ue. E così abbiamo raccolto un po' di voci per capire come l'Ue risponde al dilemma. Sono voci rigorosamente “off the record” perché nessuno vuole esporsi pubblicamente, né dare l'impressione di interferenze. Lo diciamo subito: la risposta non è univoca. Ma c'è una soluzione ponte che accontenterebbe tutti.
La prima scuola di pensiero, che ai nostri occhi appare maggioritaria, è quella che vorrebbe Mario Draghi a Palazzo Chigi fino al 2023 e, possibilmente, anche oltre. Come ci ha detto una prima fonte: “Mario Draghi è altamente rispettato in Italia, a livello europeo, e livello globale. Tutti quelli che seguono gli sviluppi italiani sono felici che Draghi guidi il paese”. La presenza di Draghi alla testa del governo è ancor più importante “in questo momento in cui l'Italia deve fare i suoi compiti a casa sulle riforme e gli investimenti di Next Generation EU portando avanti la modernizzazione del paese”, ci ha detto una seconda fonte. “Ha dato stabilità all'Italia. E' importante per il suo paese che continui a fare il suo lavoro”, ci ha detto una terza fonte. “Molti amici europei contano su Draghi per continuare il processo di riforme e investimenti che finora ha avuto successo finora. Draghi deve continuare su questa strada”, ci ha detto una quarta fonte. “Le incertezze legate all'evoluzione dell'economia sconsigliano un trasloco verso il Quirinale”, ci ha detto una quinta fonte.
Draghi presidente del Consiglio viene dunque visto come il garante di come vengono spesi i soldi dell'Ue e delle riforme che devono essere realizzate per rilanciare il potenziale di crescita dell'Italia. Ma, se quasi tutti indicano la realizzazione del piano di Recovery come motivazione principale per la preferenza di Draghi a Palazzo Chigi, molte delle nostre fonti menzionano anche il rischio “spread” e le ripercussioni per la stabilità della zona euro.
Nelle ultime settimane il differenziale di rendimento tra i titoli tedeschi e italiani si è ampliato, ma non al punto da far scattare il campanello d'allarme. Altro elemento che viene evocato da alcune delle nostre fonti è il ritrovato peso dell'Italia nell'Ue – e in particolare dentro il Consiglio europeo – grazie a Draghi. “Sappiamo che non ci sono molti politici che possano sostituire Draghi in termini di autorevolezza”, ci ha spiegato una di loro. “L'Italia sulla buona strada è importante per l'Europa”, ci ha spiegato una seconda fonte. Dopo le elezioni presidenziali in Francia di aprile, in caso di vittoria di Emmanuel Macron, si potrebbe aprire una fase inedita di ristrutturazione e rilancio della costruzione comunitaria. Con Draghi al Consiglio europeo, l'Italia gioca alla pari con Germania e Francia.
L'altra scuola di pensiero nell'Ue, che attualmente appare minoritaria, preferirebbe Draghi dopo aver imparato nel corso degli ultimi 15 anni l'importanza del presidente della Repubblica nei momenti di crisi politica e finanziaria in Italia. “Contiamo sulle istituzioni italiane”, è la frase che veniva ripetuta abitualmente a Bruxelles nel 2011, nel 2013, nel 2016 e nel 2018. Per “istituzioni” si intende il presidente della Repubblica. Nel 2011, nel pieno della crisi finanziaria, Giorgio Napolitano aveva pilotato l'uscita di Silvio Berlusconi e l'arrivo di Mario Monti a Palazzo Chigi. Nel 2013 lo stesso Napolitano aveva influenzato la nascita del governo di Enrico Letta dopo lo stallo per mancanza di maggioranza al Senato e l'ingresso in Parlamento del Movimento 5 Stelle. Nel 2016 era stato Sergio Mattarella a garantire stabilità con la soluzione Paolo Gentiloni a seguito delle dimissioni di Matteo Renzi per la sconfitta nel referendum costituzionale. Nel 2018 l'Ue si era affidata a Mattarella per limitare i danni del governo di Giuseppe Conte con il Movimento 5 Sttelle e la Lega. “Sette anni di Draghi al Quirinale sono la certezza di avere un presidente attento all'Ue e ai mercati in caso di vera emergenza”, ci ha detto una sesta fonte. “Draghi può essere il garante del Piano nazionale di ripresa e resilienza”, ci ha detto una settimana fonte.
Morale? L'Ue ufficialmente non vuole esprimersi e informalmente non sa cosa scegliere. Ma c'è un'ottava fonte che ci ha delineato lo scenario che metterebbe tutti d'accordo: “Un prolungamento di Mattarella per un paio d'anni, come accaduto con Napolitano, permetterebbe a Draghi di restare alla guida del governo e implementare riforme e investimenti. Draghi potrebbe essere eletto presidente della Repubblica dopo le elezioni legislative del 2023. Meglio ancora se nel 2024, quando quasi tutte le riforme del piano nazionale di ripresa e resilienza dovrebbero essere state adottate”. Questo scenario può apparire ideale all'Ue, ma significa non fare i conti con l'imprevedibilità della politica italiana.