La Corte Suprema americana sembra un po' ingestibile
In genere i commenti dell'opinione pubblica riguardano le controversie sul contenuto delle sentenze. Difficilmente però si è discusso dei problemi dettati dalle animosità personali tra i giudici
Quando si parla di Corte Suprema, in genere i commenti riguardano le controversie riguardanti il contenuto delle sentenze. Al massimo si citano i commenti piccati contenuti nelle opinioni dissenzienti. Difficilmente però si è parlato delle animosità personali tra i giudici, quantomeno negli ultimi anni. Sembravano lontani gli anni Quaranta, dove le antipatie reciproche avevano preso una piega tale che la Corte fu definita un “nido di scorpioni”: così un libro su quel periodo, scritto dal giurista di Harvard Noah Feldman si chiama proprio così: Scorpions. Si raccontava sommessamente però anche dell’amicizia profonda tra due giudici dall’opposta filosofia giuridica come l’ultraconservatore Antonin Scalia e l’icona liberal Ruth Bader Ginsburg. Ora entrambi sono scomparsi e la Corte non solo appare polarizzata, ma ingovernabile.
Un articolo recente di Npr, il portale della radio pubblica statunitense, raccontava la richiesta fatta dal presidente della Corte, John Roberts, ai suoi colleghi di indossare la mascherina per proteggere Sonia Sotomayor, che ha un diabete di tipo A e una storia di immunodepressione. Tutti accettano di buon grado tranne uno, il conservatore di marca post trumpiana Neil Gorsuch. Qualche giorno dopo è arrivata una smentita da parte dei diretti interessati e anche di Roberts: i primi hanno detto di essere “buoni amici e colleghi” mentre Roberts ha smentito di avere chiesto esplicitamente l’uso della mascherina. Forse è così, ma i disegnatori che seguono le sedute della Corte, dato che l’uso di macchine fotografiche rimane proibito all’interno dei tribunali, hanno ritratto proprio in quei giorni Samuel Alito, Clarence Thomas, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett che indossavano un dispositivo di protezione, mentre Neil Gorsuch era a volto scoperto.
Sonia Sotomayor non era presente, avendo preferito lavorare da casa (era apparsa stanca durante l’omaggio a Harry Reid, lo scomparso leader democratico al Senato, il 12 gennaio). Questa storia controversa sembra dimostrare che Neil Gorsuch sta diventando quello che voleva Donald Trump, quando lo nominò alla Corte Suprema nel gennaio 2017: un campione di conservatorismo e di guerre culturali. Intendiamoci: la Corte non è diventata un organismo leale a Trump, come l’ex presidente avrebbe sperato. Prova ne è la sentenza che consente l’accesso agli investigatori della Camera ai documenti della Casa Bianca riguardanti eventuali, coinvolgimenti di Trump nell’assalto al Campidoglio.
Su altri argomenti come la legge sull’aborto del Texas, gli argomenti per la sua incostituzionalità sono stati respinti dalla maggioranza conservatrice. La norma, che di fatto proibisce la pratica anche nei casi di stupro e incesto, di fatto supera la sentenza Roe v. Wade, rendendo l’aborto illegale in Texas. Il blocco conservatore però sembra tutt’altro che compatto. Da un lato ci sono i conservatori classici capeggiati dal giudice capo John Roberts e da Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett, questi ultimi due nominati nel quadriennio trumpiano, che hanno come filosofia giuridica quella di non toccare troppo le prerogative del governo e del Congresso, cassando i provvedimenti legislativi. Cosa che non dispiace affatto invece all’ala “originalista” che contiene i due veterani della Corte Clarence Thomas e Samuel Alito, ma anche Neil Gorsuch. Che mostra sempre più di essere il più conservatore
Durante l’audizione di due settimane fa sull’obbligo vaccinale nelle aziende medio grandi, Gorsuch ha affermato di non capire il perché dell’emergenza Covid quando l’influenza stagionale “uccide decine di migliaia” di persone. Non solo: in un dissenso scritto insieme ai suoi due colleghi giudici sull’obbligo vaccinale per il personale sanitario di New York, giudicato ammissibile lo scorso dicembre, Gorsuch ritiene che l’esenzione religiosa sia lecita e accettabile. In un’altra udienza riguardante una causa fatta alla città di Boston da parte di un attivista religioso chiamato Harold Shurtleff perché venisse adottata una bandiera “cristiana” da esporre in aggiunta a quella cittadina, Gorsuch ha pronunciato una frase che conteneva l’espressione “la cosiddetta separazione tra religione e stato”. Che è una costante della retorica dei telepredicatori evangelici. Una situazione insomma balcanizzata, dove l’equilibrio raggiunto qualche tempo fa da John Roberts sembra spezzato.