Il flop di Madrid

Putin fa litigare i sovranisti europei

David Carretta

I polacchi del PiS vogliono impegni sulla Russia. Ma mentre Marine Le Pen non condivide, Victor Orbán vola a Mosca. Così i partiti nazionalisti danno un altro spettacolo di disunione 

Bruxelles. I sogni di unità dei partiti nazionalisti e sovranisti d’Europa sono andati nuovamente a sbattere contro la realtà della Russia. Nel fine settimana a Madrid è andato in scena il secondo vertice delle formazioni di estrema destra, che nel luglio del 2021 si erano aggregate attorno al premier ungherese, Viktor Orbán, firmando la sua “Carta dei valori”. Quel documento doveva costituire la base per formare un gruppo unico al Parlamento europeo e lanciare una sfida esistenziale all’Unione europea contestando le sue fondamenta democratiche e liberali. Il primo vertice si era tenuto a Varsavia a inizio dicembre, con grandi annunci e aspettative, salvo chiudersi con un mezzo fallimento a causa di numerose assenze. Quelle di Matteo Salvini e Giorgia Meloni avevano dimostrato quanto la sola priorità che conti per i nazionalisti sia la politica interna e tutto il resto – cioè quel che si fa in Europa – sia strumentale. 

 

A Madrid c’erano Orbán, il premier polacco Mateusz Morawiecki, la francese Marine Le Pen, oltre al padrone di casa, il leader di Vox Santiago Abascal. L’unico risultato è l’annuncio della creazione di un “ufficio di coordinamento” a Bruxelles per mettersi d’accordo su come votare al Parlamento europeo sull’immigrazione e la supremazia del diritto nazionale. In teoria anche sulla Russia, se non fosse che Le Pen ha rinnegato l’impegno alla solidarietà di fronte alla minaccia di Mosca. 

 

La dichiarazione di Madrid contiene un passaggio sulla Russia voluto con insistenza dei polacchi di Legge e Giustizia (PiS). I dieci partiti nazionalisti e sovranisti si impegnano a lavorare insieme “per assicurare che le nazioni dell’Europa agiscano in solidarietà di fronte alla minaccia di aggressione esterna. Le azioni militari russe sulla frontiera orientale dell’Europa ci portano sull’orlo della guerra. Di fronte a queste minacce sono necessarie solidarietà, decisione e cooperazione”, dice la dichiarazione. Ma la versione messa online (in francese) da Le Pen non contiene il paragrafo sulla Russia. Il passaggio è stato semplicemente cancellato. Non è la prima volta che il PiS entra in conflitto con gli altri sovranisti sulla Russia. La francese è lungi dall’essere l’unica filo-russa. Abascal non ha risposto ai giornalisti sulla minaccia della Russia. Orbán ha rifiutato di condannarla: “E’ una questione militare molto complicata che nessuno conosce con precisione”. 

 

Orbán oggi incontrerà Putin a Mosca. Il viaggio, già di per sé, è uno schiaffo all’occidente, che sta costruendo un fronte unito per scoraggiare un’invasione dell’Ucraina. “In questa situazione tesa, è semplicemente un tradimento andare a Mosca”, ha accusato l’opposizione ungherese. Il ministro degli Esteri, Péter Szijjártó, ha spiegato che gli obiettivi della visita di Orbán includono acquisti di gas, la produzione del vaccino Sputnik V in Ungheria e l’accelerazione della costruzione di una centrale nucleare. A Bruxelles c’è chi teme che Orbán possa mettere il veto a eventuali sanzioni contro Mosca. “Spero sinceramente che Orbán sia cosciente della posta in gioco e che rispetti il messaggio di unità dell’Ue”, ha detto Nathalie Loiseau, presidente della sottocommissione Sicurezza e difesa al Pe. Finora il premier ungherese non ha mai impedito il rinnovo delle sanzioni, ma ha bloccato una serie di dichiarazioni dure con la Russia dell’Ue e del gruppo di Visegrád. Per Orbán, un po’ di gas russo in più vale di più dei timori dei suoi alleati polacchi, cechi e slovacchi. Il fallimento di Madrid sulla Russia non è solo folclore, ma la dimostrazione che la solidarietà tra nazionalisti è un controsenso.