La Delta Force in Siria uccide il capo dello Stato islamico

Daniele Raineri

Troppo esposto, aveva organizzato l’assalto a una prigione, è stato trovato dai commando americani

Doveva essere l’operazione che segnava il ritorno dello Stato islamico come potenza militare capace di mettere in crisi le forze di sicurezza in Siria e invece ha segnato la fine del capo dello Stato islamico, Abu Ibrahim al Quraishi detto anche Haji Abdullah. Le forze speciali americane lo hanno trovato e ucciso nella notte tra mercoledì e giovedì nel villaggio siriano di Atmeh, molto vicino al confine con la Turchia – notte senza luna, come spesso succede in questi raid dove i commando americani si prendono il vantaggio della visione notturna. Due settimane fa il gruppo estremista su preciso ordine di Haji Abdullah aveva dato l’assalto al carcere di al Hasaka, nella parte orientale del paese sotto il controllo delle milizie curde. L’obiettivo era liberare migliaia di compagni rinchiusi lì dopo la fine del Califfato come entità territoriale nel marzo 2019. 

 

Si era trattato di un’operazione con un significato simbolico enorme – ci andiamo a riprendere i fratelli tenuti prigionieri – e un investimento di risorse importante: colonne di guerriglieri che hanno attaccato da più direzioni, volontari suicidi, cellule che hanno eseguito un’ondata di attacchi diversivi in tutta la regione per paralizzare i curdi. Lo Stato islamico ha già diffuso alcuni spezzoni dei video girati durante l’operazione e c’è la certezza che in questi giorni stesse montando un video trionfale da pubblicare presto. Non c’è dubbio che sia stata prima discussa e organizzata e poi autorizzata dal capo dello Stato islamico in persona – anche il presidente americano, Joe Biden, ha fatto cenno a questo fatto e nella breve dichiarazione per annunciare l’uccisione lo ha definito “responsabile dell’attacco alla prigione”. L’organizzazione è andata avanti per sei mesi, ha confessato un fanatico arrivato da fuori e preso prigioniero durante i combattimenti per riprendere il controllo del carcere – combattimenti ai quali hanno partecipato anche gli uomini della Delta Force americana che poi hanno eseguito il raid di ieri notte. Ma quando questi leader super ricercati rompono la bolla di isolamento nella quale vivono si espongono anche al rischio di essere individuati. L’intelligence tiene d’occhio i corrieri e intercetta ogni altro tipo di comunicazione, i movimenti finiscono per tradire la posizione. 

 

E’ così che è successo anche ai tre predecessori di al Quraishi, che sono Abu Bakr al Baghdadi, ucciso nell’ottobre 2019 in un’operazione uguale a una decina di chilometri di distanza, Abu Omar al Baghdadi, ucciso in un’operazione uguale ma in un compound nel deserto iracheno nell’aprile 2010 e Abu Musab al Zarqawi, ucciso in un bombardamento mirato contro il suo nascondiglio in Iraq nel giugno 2006.  Secondo fonti dell’Amministrazione Biden, il presidente era già stato avvertito un mese fa dell’imminenza dell’operazione. Abu Ibrahim al Quraishi viveva in un stanza al terzo piano di una piccola palazzina nel villaggio di Atmeh, in Siria, a pochissima distanza dal confine con la Turchia, e non usciva quasi mai se non per andare sul terrazzo a lavarsi. 

 

Fra l’una e le tre ora locale squadre delle forze speciali americane sono scese da elicotteri sulla casa – dice al Foglio una fonte che in questo momento si trova a Atmeh. Tra gli americani e le persone dentro alla casa c’è stata una sparatoria durata almeno un’ora – i militari americani hanno chiesto in arabo con un megafono alle persone di uscire – e poi una persona avrebbe fatto saltare in aria una parte della casa per non farsi catturare. Al mattino i soccorritori hanno trovato tredici corpi dentro e attorno alla palazzina. Tra i morti ci sono anche sei bambini, che secondo le fonti locali appartengono alla stessa famiglia. Il corpo di Haji Abdullah è stato portato via dagli americani. 

 

Secondo la fonte locale la famiglia che aveva affittato all’inizio dell’inverno la casa era siriana e avrebbe nascosto il capo dello Stato islamico, approfittando della situazione di caos che da anni rende difficile capire cosa succede in quella zona. Lungo il confine della regione di Idlib, sotto il controllo nominale di un gruppo islamista che è nemico dello Stato islamico, si ammassano in condizioni precarie circa tre milioni di rifugiati che sono scappati dalla guerra civile. Haji Abdullah era iracheno, catturato nel 2008 e poi liberato nel 2009 a Mosul, e per molto tempo ha avuto l’incarico di giudice e consulente teologico nell’organizzazione a strettissimo contatto con al Baghdadi. Fu lui a dichiarare che la schiavitù sessuale delle donne yazide era legittima dal punto di vista religioso, contro alcuni pareri contrari. I suoi possibili successori non sono noti.
 

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)