Le donne di francia
Pécresse, Hidalgo e Le Pen: quello di cui parlano le candidate all'Eliseo
Le tre candidate alla presidenza francese tra pregiudizi, divisioni interne e stimoli per affrontare le sfide future
Lo scorso novembre, durante il programma televisivo “Une ambition intime”, Valérie Pécresse si confidò davanti ai francesi sulle difficoltà di essere una donna in politica e allo stesso tempo una madre di famiglia, sui pregiudizi da combattere quotidianamente perché “se un uomo alza la voce è considerato un leader, mentre se lo fa una donna è un’isterica”, e sui sensi di colpa che tormentano certe notti. “Il senso di colpa della cattiva madre viene fatto pesare sulle donne che hanno successo in politica. E’ davvero dura. Ciò spiega anche perché alcune donne non vogliono ruoli di primo piano”, disse la candidata dei Républicains all’Eliseo.
L’ex pupilla di Chirac, assieme ad altre concorrenti per le presidenziali, è tornata nel confessionale in occasione del libro “On a les politiques qu’on mérite” (Fayard), scritto dalla politologa Chloé Morin per provare a riavvicinare i cittadini ai politici, facendo scoprire sfumature e complessità, debolezze e malinconie di chi spesso riceve critiche troppo acerbe da parte di un pubblico influenzato dallo specchio deformante dei media. “Per molto tempo, penso di avere avuto un po’ paura delle telecamere. E’ terribile. Sono molti gli uomini e le donne in politica che temono la televisione”, dice Pécresse. La paura di trasmettere un’immagine distorta di sé. “Soprattutto per le donne. E’ più dura per noi. Perché c’è il fisico, ci sono i vestiti, c’è la pettinatura, c’è tutto. E abbiamo tanta paura di essere giudicate su ogni cosa”, aggiunge la candidata gollista. I suoi detrattori l’hanno sempre chiamata “signora cerchietto e gonna a pieghe”, considerandola troppo gelida e rigida per essere una leader di partito, figurarsi presidente di Francia.
Un pregiudizio che l’ha fatta soffrire parecchio in questi anni, così come la scarsa sensibilità verso la questione delle donne impegnate in politica e madri di famiglia. “A una donna che lavora in politica viene chiesto costantemente: ‘Ma chi si occuperà dei bambini?’. Me lo hanno detto molto volte, soprattutto durante le elezioni. ‘Lei è una pessima madre, che sacrifica tutto per la propria carriera’. E’ ciò che vi è di più duro. Perché gli uomini non vengono attaccati su questo tema? Non possono forse occuparsi dei figli?”, si sfoga Valérie. Che aveva pensato di abbandonare la politica dopo le primarie interne del 2012 tra Jean-François Copé e François Fillon, quando si accusarono reciprocamente di brogli. Poi è arrivata la presidenza della regione Île-de-France: “Solo la regione mi ha dato nuove motivazioni. Ero all’opposizione nel consiglio regionale e mi sono detta: ‘Ora conquisto l’Île-de-France’. Ed è così che sono risalita a cavallo”.
Chi continua a combattere, nonostante la situazione sia ben più grave rispetto a quella di Valérie Pécresse, è Anne Hidalgo, sindaca socialista di Parigi. In una riunione con i suoi consiglieri politici riportata nel libro di Chloé Morin emerge la passione politica della candidata Ps all’Eliseo, ma allo stesso tempo la solitudine di chi aspira alle più alte funzioni e in fondo è consapevole di essere capitata nel momento peggiore della storia della gauche: “O ci mettiamo in testa che siamo qui per tentare di salvare la sinistra e offrire un altro futuro ai francesi, e se così è ci tiriamo su le maniche e ci lanciamo, o abbandoniamo tutto e torniamo alle nostre solite litanie, a lamentarci di non essere capiti (…) Vi chiedo di impegnarvi, non posso fare tutto da sola. Ma se si tratta di trovare delle scuse in anticipo per giustificare il nostro fallimento allora ognuno torni a casa propria”.
Nonostante le paure e le incertezze, cos’è che spinge un candidato a lottare? ha chiesto la politologa a Marine Le Pen, leader del Rassemblement national. Risposta: “Il fatto che non ci si batte per sé. Il proprio io non ha alcuna importanza. Le proprie ferite e i propri sacrifici non hanno alcun interesse”. "Ci si batte per gli altri, per quell’“anziana per strada che crede in voi,” o per “quella giovane coppia che non arriva a fine mese”.