L'America usa la strategia della massima trasparenza contro i colpi a sorpresa di Putin
Gli Stati Uniti condividono molte informazioni d’intelligence con il pubblico quasi in tempo reale, con lo scopo di bloccare in modo preventivo le operazioni coperte dei russi
Per inibire l’aggressione della Russia all’Ucraina, l’Amministrazione Biden ha scelto di usare la strategia della massima trasparenza. Condivide molte informazioni d’intelligence con il pubblico e lo fa quasi in tempo reale, in modo da non lasciare ai russi lo spazio di manovra per intorbidare la situazione – un campo nel quale sono specialisti. E se non condivide le informazioni proprio con tutti, il governo americano le condivide comunque con gli alleati in Europa. Il punto degli americani è: se spieghiamo alle persone cosa vuole fare il presidente Putin prima che lui lo faccia, riusciamo ad azzerare il suo vantaggio e a prevenire i suoi piani. Così in Europa negli ultimi quattro giorni (ma va avanti da mesi) abbiamo ricevuto una sequenza di rivelazioni che sono il frutto di intercettazioni e di rapporti dell’intelligence americana.
Prima abbiamo saputo che i russi stavano lavorando a un’operazione cosiddetta false flag per costruire un pretesto per l’invasione. L’operazione false flag consisteva in un video realistico che avrebbe dovuto far vedere immagini orrende di vittime nella comunità ucraina separatista – che parla russo – e anche finte prove che avrebbero dovuto dimostrare la responsabilità delle truppe del governo centrale ucraino. A quel punto la Russia avrebbe annunciato un intervento militare per proteggere quella comunità per evitare altri massacri e avrebbe mandato le sue divisioni in Ucraina. Parlarne in anticipo disinnesca l’effetto virale di un video falso. Poi l’Amministrazione Biden ha voluto condividere i possibili scenari di guerra in caso di invasione russa. In quello peggiore i soldati russi arrivano a prendere la capitale Kiev in soltanto due giorni, installano un governo amico e aprono campi di prigionia per gli oppositori.
E’ lo scenario estremo – in due giorni sarebbe difficile arrivare a Kiev, a meno che non ci sia la resa totale dei soldati ucraini – e ci sono molti altri scenari intermedi, ma il messaggio è: abbiamo preso in considerazione l’idea russa di un blitz, non cadiamo dalle nuvole come a Kabul nell’estate 2021. Anche l’annuncio di evacuazione dell’ambasciata americana a Kiev, a gennaio, aveva questa funzione: tenere alta l’attenzione. Ieri sono uscite altre intercettazioni: ufficiali militari e dell’intelligence russa che parlano della possibile invasione e dicono che ci sarebbero molte perdite fra i soldati e si lamentano che non è per nulla chiaro quale sia il piano – il fatto che Putin taccia lascia nel dubbio anche i suoi. Si lamentano anche, secondo le intercettazioni, del fatto che gli americani rivelano i piani dei russi e così li rovinano. Nel frattempo, prosegue il conteggio giorno per giorno di tutte le unità russe che arrivano sul confine.
Questa strategia della trasparenza ha lo scopo di bloccare in modo preventivo le operazioni coperte dei russi, che in questi anni hanno colto di sorpresa il mondo. Nel 2014 uomini armati con divise verdi anonime presero la Crimea e soltanto dopo ammisero di essere russi. Nel settembre 2015 il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, negò l’intervento militare russo in Siria fino al giorno prima dell’inizio dei bombardamenti. I mercenari russi della compagnia Wagner sono apparsi nella guerra civile in Libia nel 2019 senza preavviso. La strategia russa punta a mettere i nemici di fronte al fatto compiuto ma per ora non funziona.
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