Gli indù contro tutti
Ecco perché le elezioni in Uttar Pradesh ci dicono qualcosa del futuro dell'India
Il nazionalismo religioso e il populismo di Narendra Modi stanno diventando un problema internazionale e questa tornata elettorale, nelle regione più popolosa del paese sarà un importante banco di prova per il Bjp, il partito al potere oggi
In India è tempo di elezioni. Cinque stati dell’Unione – Goa, Punjab, Manipur, Uttarakhand e Uttar Pradesh – si recheranno nei prossimi giorni alle urne per eleggere le rispettive Assemblee legislative. Particolarmente importanti saranno le consultazioni che si tengono in Uttar Pradesh, in sette fasi, che sono iniziate ieri e proseguiranno fino al 7 marzo. Gli elettori sono chiamati a eleggere i 403 membri del Parlamento di uno stato che, con i suoi 243 milioni di abitanti, è il più popoloso dell’India. L’Uttar Pradesh è anche la più importante banca-voti del Bharatiya Janata Party (Bjp), il partito oggi al potere nel paese. Nel 2014, grazie alla “Modi wave”, l’onda in favore di Narendra Modi, il Bjp ha conquistato il potere a New Delhi. Tre anni dopo, nel 2017, anche l’intero Uttar Pradesh si è tinto di color zafferano. Nelle ultime elezioni, il Bjp ha ottenuto 312 seggi (su 403) nell’Assemblea legislativa dello stato. Secondo arrivato nella competizione elettorale è stato il Samajwadi Party (Sp) con 47 seggi, seguito dal Bahujan Samajwadi Party (Bsp) con 19 e dal partito del Congresso con soli 7 seggi.
Per attuare il proprio programma politico basato sui princìpi dell’Hindutva, l’ideologia fondamentalista hindu, il Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), la potente organizzazione paramilitare hindu, e il Bjp, il suo braccio parlamentare, hanno designato come capo del governo (“chief minister”) dell’Uttar Pradesh, Yogi Adityanath, un sacerdote hindu noto per il suo radicalismo politico. Dal 2014, Yogi Adityanath è il “mahant” (sacerdote capo) della setta hindu dei Nath di Gorakhpur, una città dell’Uttar Pradesh nordorientale. Prima di allora, per cinque mandati consecutivi, Yogi Adityanath era stato eletto membro del Parlamento di New Delhi nelle file del Bjp. A Gorakhpur, Yogi Adityanath, il cui vero nome è Ajay Bisht, ha dato vita a una milizia privata chiamata Hindu Yuva Vahini (Brigata dei giovani hindu). I suoi militanti hanno il compito di “riorganizzare gli hindu e rafforzare la loro comunità e la loro religione”. La milizia di Yogi è specializzata nel fomentare scontri con i musulmani. I membri dell’organizzazione sono tenuti a recitare, attraverso gli altoparlanti, i versi del Ramayana, tutte le volte che nelle moschee è tempo di preghiera. Così Yogi Adityanath incita i suoi militanti: “Gridate ‘Jai shri Ram’ (evviva il dio Rama) quando sentite l’azaam (l’invito alla preghiera) del muezzin”. E minaccia: “Non permetteremo ai musulmani di vivere nell’Hindustan”. In difesa della vacca, l’animale sacro degli hindu, il chief minister dell’Uttar Pradesh ha imposto la chiusura di tutti i mattatoi dello stato. Gruppi di “vigilantes” armati di bastoni e di spranghe di ferro danno la caccia ai musulmani sorpresi a trasportare bovini, Se un malcapitato è accusato di aver ucciso una vacca, viene linciato sul posto. I vigilantes della milizia privata di Yogi sono impegnati anche nel contrastare quello che chiamano il “love jihad”, il presunto tentativo dei giovani musulmani di sedurre le ragazze hindu, convincerle a sposarli e a convertirsi all’islam. Anche i cristiani sono un bersaglio delle campagne d’odio di Yogi Adityanath. Il monaco hindu incolpa i missionari cristiani di fare proselitismo e di denigrare l’induismo mettendone in evidenza l’oppressione della donna e la discriminazione del sistema castale. Yogi muove accuse a Madre Teresa di Calcutta. Dice: “Teresa faceva parte di una cospirazione per cristianizzare l’India e ha causato movimenti separatisti in tutto il nordest del paese”. Nella campagna elettorale in corso, la retorica antimusulmana e ant cristiana di Yogi Adityanath è senza freni: “Le prossime elezioni – dice il chief minister – vedranno lo scontro dell’80 contro il 20. Il Venti sono i mafiosi e gli antinazionali, mentre l’Ottanta sono tutti coloro che stanno dalla nostra parte e votano Bjp”. (Gli hindu sono il 79,33 per cento della popolazione dell’Uttar Pradesh mentre i musulmani sono il 19,26 per cento. Ndr). Yogi Adityanath ha adesso sciolto la sua milizia privata e assegnato alla polizia dell’Uttar Pradesh gli stessi compiti che avevano i suoi vigilantes: punire gli uccisori della vacca sacra; opporsi al presunto “love jihad” dei giovani musulmani; schierarsi sempre dalla parte degli hindu negli scontri con i musulmani. Così, sotto il regime di Yogi, la violenza extragiudiziale della polizia dilaga. Le statistiche dicono che in Uttar Pradesh ogni quattro ore e mezza, la polizia uccide qualcuno. Il chief minister ha trasformato l’Uttar Pradesh in uno stato di polizia.
Non si possono capire le elezioni in India – e in particolare in Uttar Pradesh – se non si prende in considerazione la divisione in caste della società hindu. I “varna”, le classi sociali in cui è diviso gerarchicamente il sistema sociale hindu, sono quattro. Al vertice della piramide ci sono i bramini (i sacerdoti). Seguono gli kshatriya (i guerrieri o coloro che detengono il potere politico). Ci sono poi i vaishya (i commercianti e i proprietari terrieri). Infine, ai piedi della piramide, ci sono gli shudra (i servi e cioè la classe lavoratrice). Esiste infine un’ulteriore classe sociale che sta sotto i servi. Sono i fuoricasta, i “dalit” (“oppressi”) chiamati anche “intoccabili” perché dediti ai mestieri impuri, pulire le latrine e trasportare le carogne degli animali. All’interno di queste classi sociali sono collocate le 3.000 caste (“jati”) in cui è divisa la società hindu. Le elezioni in Uttar Pradesh altro non sono che una battaglia tra gli appartenenti a queste caste. Va precisato che gli shudra – oggi chiamati Other Backward Classes (Obc) – costituiscono il 50 per cento della popolazione hindu e hanno un peso decisivo in ogni elezione. Gli intoccabili (dalit) sono il 20 per cento, mentre il restante 30 per cento degli hindu è diviso tra gli appartenenti ai tre varna superiori, i cosiddetti “nati due volte”.
L’appartenenza di casta caratterizza in modo marcato l’elettorato di tre dei quattro principali partiti che si scontrano nelle elezioni in Uttar Pradesh. I quattro partiti sono: il Bharatiya Janata Party (che ha come simbolo il fiore di loto); il Samajwadi Party (il simbolo è la bicicletta); il Bahujan Samajwadi Party (simbolo: l’elefante): il partito del Congresso (simbolo: la mano). Le caste “alte” in Uttar Pradesh votano compatte per il Bharatiya Janata Party. Il chief minister Yogi Adityanath appartiene alla casta alta dei Thakur ed è accusato di avere trasformato l’intero stato in un feudo di questa casta. Bjp e Rss sostengono a parole di volere l’abolizione del sistema castale. Nello stesso tempo vogliono modellare la società indiana sulla base dei valori “braminici” del tradizionale ordine sociale gerarchico degli hindu. Queste forze politiche di estrema destra operano in modo da creare una esasperata polarizzazione religiosa nel paese, tale da mettere in secondo piano la forte divisione in caste che caratterizza ancora oggi l’India. “Le caste basse devono sentirsi prima di tutto hindu”, ripetono i leader di Bjp e Rss. E aggiungono: “la Nazione Hindu deve essere unita contro gli ‘altri’ (i musulmani e i cristiani, Ndr) che costituiscono un corpo estraneo nella nostra società”. Nella campagna elettorale in corso, il Bjp ha abbandonato le promesse di un forte sviluppo economico e la conseguente creazione di migliaia di posti di lavoro. La rabbia dei giovani disoccupati viene indirizzata contro le minoranze religiose. Ogni pretesto è buono per creare scontri tra le comunità. Moschee e chiese vengono assaltate al grido “Bharat Mata ki jai” (evviva la Madre India).
In Uttar Pradesh, il principale partito di opposizione al Bjp è il Samajwadi Party (Sp) di Akhilesh Yadav. L’Sp è il partito degli Yadav, una forte casta di contadini e allevatori di bestiame, che fa parte delle Other Backward Classes (Obc). Nei comizi i leader del Samajwadi Party denunciano i fallimenti del governo di Yogi Adityanath: la crisi del settore agricolo, aggravato dalle vacche sacre che, lasciate libere, danneggiano i raccolti e la sciagurata gestione della seconda ondata di Covid-19 che ha provocato in Uttar Pradesh un’autentica strage.
In occasione di queste elezioni, il Samajwadi Party ha stretto un’importante alleanza politica. In tutto l’Uttar Pradesh occidentale è molto forte la casta dei Jat, tradizionalmente agricoltori e proprietari terrieri. I Jat si ritengono una casta “alta” e il loro partito di riferimento è il Rashtriya Lok Dal (Rld) guidato da Ajit Singh. Nelle precedenti elezioni politiche, l’Rld si era alleato con il Bharatiya Janata Party del primo ministro Narendra Modi. In seguito, il governo Modi ha approvato tre leggi che liberalizzavano l’agricoltura indiana favorendo i grandi gruppi industriali dell’agro-alimentare e togliendo ogni tutela ai piccoli e medi agricoltori. Per quattordici mesi gli agricoltori di tutta l’India hanno lottato contro queste leggi. Alla fine, hanno costretto il governo Modi a ritirarle. I Jat sono stati una parte importante di questo movimento e il loro partito, l’Rld, ha rotto l’alleanza con il Bjp. In queste elezioni, si presenta alleato del Samajwadi Party. A rafforzare le prospettive elettorali del partito di Akhilesh Yadav ci sono anche le molte defezioni avvenute all’interno del Bjp dell’Uttar Pradesh. Il primo a lasciare il partito di Yogi Adityanath è stato il suo ministro del Lavoro, Swami Prasad Maurya, un forte leader politico delle caste Obc non-Yadav dell’Uttar Pradesh orientale. Maurya ha accusato il Bjp di Yogi di “opprimere i dalit, gli Obc, gli agricoltori, i giovani disoccupati e i piccoli commercianti”. Dopo di lui, altri due ministri del governo di Yogi Adityanath e otto membri dell’Assemblea legislativa dello stato, hanno abbandonato il Bjp.
Terzo partito nella competizione elettorale in Uttar Pradesh è il Bahujan Samajwadi Party (Bsp) presieduto da Mayawati, una Chamar, un’appartenente alla casta dei conciatori di pelle e quindi un’intoccabile. Il Bsp è il partito dei dalit dell’Uttar Pradesh. Mayawati è stata per quattro volte chief minister di questo stato. Ma Behenji (“rispettabile sorella”), così come viene chiamata Mayawati, si è dimostrata una politica ambiziosa e senza scrupoli e la condizione dei dalit in Uttar Pradesh non è minimamente cambiata. Continuano a essere i più oppressi della società. Nelle elezioni che si tengono in questi giorni in Uttar Pradesh, le quotazioni del Bsp appaiono in ribasso.
Quarto partito in lizza per la conquista dei seggi nell’Assemblea legislativa dell’Uttar Pradesh, è il partito del Congresso. Grazie alla sua ideologia interclassista e laica, il Congresso non può essere accusato di “casteismo”. Ai tempi d’oro della sua storia, gli appartenenti a tutte le caste, dai bramini ai dalit, votavano per il Congresso. In Uttar Pradesh c’è la circoscrizione elettorale di Amethi. Per generazioni è stata la roccaforte della famiglia Nehru-Gandhi. Ad Amethi sono stati eletti nel parlamento di New Delhi prima Rajiv Gandhi, poi sua moglie Sonia e infine loro figlio Rahul. Ma, nelle ultime elezioni politiche nazionali, Rahul Gandhi è stato sconfitto ad Amethi con un margine di 55.120 voti da Smriti Irani, una forte candidata del Bjp oggi ministra del governo Modi. Nelle elezioni in corso, il partito del Congresso ha tenuto Rahul dietro le quinte e ha affidato alla più energica sorella Priyanka il compito di condurre la campagna elettorale. Nei suoi comizi, Priyanka ha fatto un accorato appello alle donne a unirsi al Congresso per cambiare radicalmente le condizioni economiche e sociali dell’Uttar Pradesh, uno degli stati più poveri dell’India. Tuttavia, l’impegno di Priyanka non produrrà grandi risultati. Il partito del Congresso, in Uttar Pradesh e nel resto del paese, dopo decenni di familismo e di immobilismo, ha perso ormai gran parte della sua base elettorale.
C’è infine da prendere in considerazione il voto dei musulmani, particolarmente numerosi in Uttar Pradesh. Solitamente il loro voto non è unitario. Il partito che gode i maggiori favori della comunità di fede islamica è il Samajwadi Party. Ma anche il Bahujan Samajwadi Party e il partito del Congresso hanno molti musulmani tra i loro elettori. Chi vincerà quest’anno le elezioni in Uttar Pradesh? Malgrado le defezioni dell’ultima ora e il voltafaccia della comunità dei Jat, il Bharatiya Janata Party rimane il favorito. Il solo partito che sembra in grado di opporsi al Bjp, è il Samajwadi Party di Akhilesh Yadav. Il sistema elettorale con cui si vota in India, il “first past the post”, l’uninominale secca, fa sì che il voto dato agli altri partiti di opposizione finisca con l’avvantaggiare il Bjp. L’esito di queste elezioni avrà un forte impatto sul futuro politico dell’India. Per l’estrema destra hindu – il Bjp e l’Rss – l’Uttar Pradesh è diventato un importante laboratorio politico per mettere a punto un modello da esportare in tutto il paese.
L’esperimento del “raj” di Yogi e Modi ha attraversato tre fasi. Prima c’è stata la diffusione dell’Hindutva, l’ideologia dell’induismo politico. Poi, con il passaggio al populismo nazionalista, tutte le istituzioni dello stato sono state piegate alla causa del maggioritarismo hindu. Infine, si è arrivati all’attuale regime autoritario e poliziesco di Yogi Adityanath. Il modello è pericoloso. Un ridimensionamento del Bjp nelle elezioni in Uttar Pradesh potrebbe rappresentare un tenue segnale di inversione di tendenza nell’elettorato. Se, al contrario, il Bjp conquisterà ancora una volta una forte maggioranza nell’Assemblea legislativa dello stato, per il futuro della democrazia indiana sarà un pessimo segnale.