E se alla fine fosse Sarkò a tradire la candidata gollista Pécresse?
Incontro di un'ora tra l'ex presidente francese e la candidata dei Républicains per la corsa all'Eliseo. Lei si è mostrata raggiante davanti ai giornalisti, lui continua a restare in silenzio, alimentando un clima di paranoia
È stato un incontro “tra amici”, ha detto ieri Valérie Pécresse, candidata dei Républicains (Lr) alle presidenziali francesi, uscendo dall’ufficio di Nicolas Sarkozy a rue de Miromesnil a Parigi. “È stato molto utile per me ricevere i consigli di un ex presidente della Repubblica”, ha aggiunto la gollista, parlando di un “momento in famiglia” che l’ha resa “molto felice”. L’incontro era particolarmente atteso dopo alcuni colloqui privati di Sarkò riportati giovedì dal Figaro, dai quali è emerso il suo giudizio negativo verso Pécresse e il modo in cui sta portando avanti la campagna per l’Eliseo. “Valérie è allo sbando. Se in una campagna elettorale riesci ad imprimere una o due idee è già un miracolo! Bisogna essere martellanti, costantemente. Nel 2007, si parlava di Sarkò mattina, pomeriggio, sera. Ora invece chi parla di Pécresse? È inesistente. Non c’è nessuna dinamica”, ha commentato Sarkozy davanti ad alcuni fedelissimi, prima di aggiungere: “Valérie non ha capito nulla della campagna. E poi, farebbe bene a citarmi un po’ se vuole che io la sostenga”.
È vero che dall’inizio della sua avventura da presidenziabile, Pécresse ha preferito mettere in rilievo la figura di Jacques Chirac, il suo mentore e protettore, a discapito di chi l’ha chiamata a fare la ministra, prima del Bilancio e poi dell’Università. “Perché parla solo di Chirac? Dice di essere chiracchiana? Molto bene, e chi è che le ha fatto fare la ministra per cinque anni, Chirac forse?”, tuona in privato Sarkozy, ferito nel suo orgoglio di vecchio leone della destra gollista. La considera un’ingrata, insomma, e nemmeno troppo capace a guidare la riscossa dei Républicains dopo dieci anni da spettatori dell’hollandismo e del macronismo.
Il faccia a faccia di ieri a rue de Miromesnil è durato più di un’ora, Pécresse si è mostrata raggiante davanti ai giornalisti, ma Sarkozy continua a restare in silenzio, alimentando, in questo modo, un clima di paranoia tra i sostenitori della candidata Lr. “A che gioco sta giocando Sarkò?”, si chiedono all’unisono i pécressiani, preoccupati dalle mosse dell’ex presidente. Dall’inizio del quinquennio Macron, Sarkozy intrattiene un rapporto ambiguo con l’attuale capo dello stato, condito di ammiccamenti, messaggi di sostegno reciproci e telefonate calorose, come quella intercorsa lo scorso 28 gennaio, in occasione dei 67 anni dell’ex président. “Valérie, invece, si è accontentata di un sms”, ha riferito al Point un sarkozysta.
A tormentare le notti dei pécressiani sono anche le diserzioni e gli attacchi di alcuni pasdaran di Sarkò. Non è sfuggito all’entourage di Pécresse che Guillaume Peltier, discepolo devoto del sarkozysmo, ha abbracciato il progetto di Éric Zemmour, candidato della destra identitaria al vertice di Reconquête, e che la sindaca di Calais Natacha Buchart e l’ex segretaria di stato alla Salute Nora Berra, entrambe soldatesse di Sarkozy, tifano per la rielezione di Macron.
Per non parlare della solita scheggia impazzita della droite, Rachida Dati, l’ex guardasigilli e portavoce della campagna del 2007, che ha definito il direttore di campagna di Pécresse, Patrick Stefanini, un “perdente”, e di Éric Woerth, ex ministro del Bilancio di Sarzkoy, che sul Parisien ha fatto il suo endorsement pro Macron, mettendosi a disposizione per un futuro ruolo nell’organigramma macronista.
La candidata Lr ha invitato i membri della sua squadra a restare “impassibili” dinanzi a queste “azioni individuali”. Ma se fosse Sarkò a tradirla, la situazione sarebbe ben diversa: perché Pécresse ha bisogno come l’aria della sua “benedizione”. Domenica, allo Zenith di Parigi, Pécresse terrà il suo primo grande meeting di campagna, attraverso il quale conta di dare un nuovo slancio alla sua candidatura. Sarkozy è stato invitato, naturalmente, ma ha declinato la proposta. Per convincerlo, riassume un beninformato, bisognava “baciargli le pantofole”. Ma Valérie non è fatta così. Lei, dice a tutti, non è “sotto tutela”, è “una donna indipendente”.