trattare con putin
L'ultima speranza per evitare un conflitto in Ucraina è Scholz
Il cancelliere tedesco è a Kiev per incontrare Zelensky e domani incontrerà Putin. La tentazione russa dell'establishment di Berlino è fortissima, ma l'erede della Merkel porterà un messaggio di fermezza
Olaf Scholz si trova di fronte alla prima grande sfida di politica estera da quando ha assunto l'incarico di cancelliere della Germania, nel momento in cui si prepara a incontrare Vladimir Putin per cercare di convincere il presidente russo a rinunciare a un invasione dell'Ucraina. Da venerdì Stati Uniti e Unione europea si stanno preparando a un intervento militare della Russia su vasta scala, che potrebbe avere inizio già questa settimana. La gravità della situazione è emersa dalle dichiarazioni pubblicate a seguito di una videoconferenza convocata da Joe Biden con i principali alleati europei e i leader delle istituzioni comunitarie. La minaccia di sanzioni senza precedenti, la solidarietà con l'Ucraina, le iniziative diplomatiche degli ultimi giorni, la visita di Emmanuel Macron a Mosca, le telefonate di Joe Biden o altri leader occidentali non hanno portato risultati. "Potremmo essere sull'orlo della guerra in Europa", ha detto il ministro tedesco dell'Economia, Robert Habeck. Il faccia a faccia Scholz-Putin è considerato da molti l'ultima possibilità per evitare la guerra.
Sul Foglio oggi Giuliano Ferrara (bentornato!) spiega le minacce di Putin e l'Europa di nuovo in ballo sull'abisso: l’invasione dell’Ucraina sarebbe un salto nel vuoto anche per la Russia, ma il vuoto strategico dell’occidente è così grande, e la difficoltà delle democrazie di imporsi sui poteri illiberali è così forte, da far temere a giusto titolo l’inimmaginabile. Nel fine settimana le nostre fonti hanno usato aggettivi come "critica", "seria", "molto grave" per qualificare la situazione.
A quanto ci è stato riferito il messaggio che Scholz porterà domani a Mosca, dopo una tappa oggi a Kiev per incontrare Volodymyr Zelensky, sarà di fermezza. Scholz avvertirà Putin di non sottovalutare l'unità occidentale e la forza delle sanzioni che colpiranno la Russia in caso di invasione. Dopo una conversazione con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il presidente lituano, Gitanas Nauseda, ha annunciato che le azioni aggressive della Russia in Ucraina e Bielorussia dovrebbero essere discusse al vertice Ue-Africa di questa settimana. Nel frattempo la maggior parte dei paesi europei ha chiesto ai suoi cittadini di lasciare l'Ucraina. Alcuni paesi hanno iniziato a ridurre la loro presenza diplomatica. Anche l'Ue ha fatto la stessa scelta. "Le nostre missioni diplomatiche non stanno chiudendo. Rimangono a Kiev e continuano a operare in sostegno ai cittadini dell'Ue e in cooperazione con le autorità ucraine", ha spiegato l'Alto rappresentante, Josep Borrell. Ma "la presenza del personale (diplomatico) e i consigli di viaggio ai cittadini dell'Ue sono aggiustati come necessario per tenere conto delle circostanze di sicurezza", ha detto Borrell.
Per la Germania la visita di Scholz è un vero test di credibilità. L'aggressività di Putin e il conflitto irrisolto in Ucraina fanno parte del lato oscuro dell'eredità di Angela Merkel. Anni di politica di appeasement nei confronti di Mosca, destinati a preservare gli interessi energetici ed economici tedeschi, si stanno rivelando controproducenti. Frank-Walter Steinmeier, che ieri è stato rieletto presidente della Repubblica federale, è l'incarnazione dell'ambiguità della Germania e di un certo pentimento. Da ministro degli Esteri di Angela Merkel, Steinmeier ha mantenuto la Ostpolitik cara al partito socialdemocratico sin dai tempi Gerhard Schroeder, rifiutando un approccio più duro nei confronti di Mosca. E' Steinmeier che ha promosso gli accordi di Minsk II, comprese le interpretazioni favorevoli alla Russia che permetterebbero a Mosca di avere un veto sulle scelte di politica estera dell'Ucraina. Nel febbraio del 2021, da presidente della Repubblica, Steinmeier aveva provocato rabbia a Kiev e tra gli alleati per aver giustificato il gasdotto Nord Stream 2 con le atrocità naziste nell'Unione Sovietica durante la Seconda guerra mondiale. Ieri, nel suo discorso di insediamento davanti alla Convenzione federale che lo aveva appena rieletto, Steinmeier ha usato parole durissime nei confronti di Putin: "Siamo in pieno pericolo di un conflitto militare: una guerra nell'Europa dell'est" e "la Russia ha la responsabilità di questo". Steinmeier ha lanciato un appello a Putin per "allentare la corda attorno al collo dell'Ucraina e cercare con noi un percorso che preservi la pace in Europa" e ha detto al presidente russo di "non sottovalutare la forza delle democrazie".
Eppure la tentazione russa dell'establishment tedesco è fortissima anche in questo momento di rischio di guerra. L'ex cancelliere, Gerhard Schroeder, oltre a essere appena stato nominato dalla Russia per entrare a far parte del consiglio di amministrazione di Gazprom, rilascia interviste per difendere Putin e accusare l'Ucraina della crisi in corso. Lo Spiegel questa settimana racconta quel che ruota attorno all'ex cancelliere stipendiato da Putin. Parte dell'establishment economico tedesco va nella stessa direzione. Ieri Rainer Seele, il presidente della Camera di commercio russo-tedesca, ha chiesto al governo di non adottare sanzioni che possano compromettere progetti economici comuni. "Anche nelle ore più buie della Guerra fredda, l'economia tedesca è sempre stata un ponte tra la Germania e l'Unione Sovietica", ha detto Seele alla Dpa. La lobby a favore dell'appeasement è forte anche in Austria, Ungheria e Italia.
Con la Germania, Austria, Ungheria e Italia sono i tre paesi che hanno frenato di più dentro il Consiglio dell'Ue nei negoziati per preparare nuove sanzioni contro la Russia. Berlino è riuscita a togliere dal tavolo l'ipotesi di escludere i russi dal sistema di pagamenti internazionali Swift. Il ministro austriaco degli Esteri, Alexander Schallenberg, si è detto contrario a colpire Nord Stream 2. "Non accetteremo alcuna decisione che sia contraria agli interessi dell'Ungheria", ha detto sabato il premier ungherese, Viktor Orbán. L'Italia ha soprattutto insistito sui rischi delle sanzioni per la sua economia, creando una certa irritazione tra i partner. Ma il comunicato stampa di venerdì di Palazzo Chigi dopo la videoconferenza con Biden lascia intravedere un approccio più duro: ora Mario "Draghi sostiene l’opportunità di sanzioni gravi, pur continuando a sperare in un utile dialogo".
Questo è un estratto di Europa Ore 7 di lunedì 14 febbraio, la newsletter di David Carretta che potete ricevere ogni mattina iscrivendovi qui.