Successione calma

Bolloré lascia il suo impero a due figli ma uno, Cyrille, è in una posizione più forte

Mauro Zanon

“Per ora, si galleggia perché Vincent è ancora presente. Non ci sono stati scontri. Ma nessuno può prevedere cosa accadrà fra cinque anni. Continueranno a rispettare questa dualità?”, si chiede un amico della famiglia

Cyrille, 36 anni, è coriaceo e stacanovista, tale e quale al padre per sete di potere e modo di agire nel mondo degli affari. Yannick, 42 anni, è il mondano, il causeur garbato, l’habitué dei salotti del Tout-Paris, il cattolico “cool” che preferisce papa Francesco al suo predecessore Benedetto XVI. Da oggi passerà nelle loro mani l’impero del padre, il magnate bretone Vincent Bolloré, anche se quest’ultimo continuerà a seguire da vicino le questioni più delicate, a partire da quelle italiani: Telecom e Mediaset. “Già nel 2004, diceva che sarebbe andato in pensione il 17 febbraio 2022”, rivela il giornalista Olivier Ubertalli, autore del libro “Grandeur et décadence de la maison Lagardère”. Perché questa data? Perché coincide con il duecentesimo anniversario della nascita del gruppo Bolloré, a Ergué-Gabéric, nel cuore della Bretagna, e Vincent, da buon cattolico, ha sempre dato molto importanza alle ricorrenze. “E’ da almeno vent’anni che me ne parla”, ha raccontato all’Express Bernard Poignant, ex sindaco di Quimper e amico  di Bolloré. 

 

E’ stato fedele al calendario che si era prefissato Bolloré, prossimo a festeggiare i 70 anni, anche se il suo entourage preferisce parlare di “trasmissione” o di “nuovo capitolo” piuttosto che di “ritiro”. “Non abbandonerà il suo giocattolo perché molto semplicemente è incapace di farlo”, assicura Henri Lachmann, ex patron di Schneider Electric. Per alcuni, insomma, quello di Bolloré è un “falso ritiro”, anche se la transizione dinastica è già in corso da diversi anni. 

 

Nel 2018, poco prima di finire sotto inchiesta per presunta corruzione di funzionari pubblici africani in cambio di concessioni portuali a Lomé (Togo) e Conakry (Guinea), decise precipitosamente di nominare il figlio Yannick, già presidente di Havas (gigante della pubblicità), presidente del consiglio di sorveglianza di Vivendi, la multinazionale di famiglia specializzata in contenuti, media e comunicazione. Un anno dopo, toccò al figlio Cyrille ricevere un grosso malloppo, ancor più importante di quello di Yannick, ossia le redini di Bolloré Se, la holding del gruppo, che riunisce le attività industriali, dai trasporti alla logistica (nel 2020 ha registrato un fatturato da 24 miliardi di euro). 

 

Come spiegato dal Monde, ufficialmente Vincent Bolloré non ha designato nessun successore, anche se Cyrille, dicono tutti, è il suo preferito: perché gli assomiglia in ogni sfumatura, anche nel linguaggio del corpo. “Vi è piaciuto Vincent? Allora amerete Cyrille, un killer come suo padre”, ha detto al Monde un uomo d’affari che conosce bene la famiglia Bolloré. A Cyrille, da ceo di Bolloré Se, spettano le scelte strategiche del gruppo, alcuni non esitano a dire che è lui il “vero boss” e che Yannick ha un margine di manovra molto ristretto, dato che da presidente del consiglio di sorveglianza di Vivendi non ha un ruolo operativo e dunque ha scarsa influenza sugli altri asset del gruppo, Canal Plus (media), Editis (editoria) e presto, probabilmente, Lagardère. Ma quanto resisterà questa situazione di calma apparente, dinanzi a una netta differenza di posizioni manageriali? “Per ora, si galleggia perché Vincent è ancora presente. Non ci sono stati scontri. Ma nessuno può prevedere cosa accadrà fra cinque anni. Continueranno a rispettare questa dualità?”, si chiede un amico dei Bolloré. 

 

Oggi, intanto, Vincent lascerà al figlio Yannick i suoi uffici a avenue de Friedland, a Parigi, sede di Vivendi. Lui  continuerà a lavorare dall’hôtel particulier che si è comprato dieci anni fa a boulevard de Montmorency, enclave chic del sedicesimo arrondissement. E gli altri due figli, Sébastien e Marie? Il primo, 44 anni, non è mai stato in corsa per la successione, e attualmente vive a Sidney. La seconda, Marie, 33 anni, è responsabile della Fondazione Bolloré. Per celebrare la “trasmissione” dell’impero, organizzerà oggi una grande festa a Ergué-Gabéric, lì dove è iniziata l’epopea, dopo una messa nella cappella di Notre-Dame de Kerdévot. 

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