Perché russi e separatisti dicono che nel Donbass c'è un genocidio

Micol Flammini

Mosca e i filorussi raccontano che nelle zone di Donetsk e Lugansk gli ucraini commettono atrocità terribili contro la popolazione. Non è vero, ma questa strategia per creare una realtà virtuale è iniziata molto tempo fa e serve a giustificare l'intensificarsi degli attacchi contro il territorio di Kiev e un'aggressione da parte di Mosca

Nel Donbass quello che è apparso come un precipitare molto rapido degli eventi ha avuto una preparazione lenta e meticolosa per  giustificare un incremento della violenza da parte dei separatisti filorussi contro l’esercito ucraino, e un’eventuale invasione da parte di  Mosca. La propaganda della Russia e delle due finte repubbliche di Donetsk e Lugansk ha cercato di forgiare il casus belli accusando gli ucraini di ogni nefandezza, incluso il “genocidio” contro la popolazione russa. La parola aveva prima iniziato a presentarsi sui canali Telegram. Con cautela  è entrata  anche nei servizi dei media di stato russi, che hanno iniziato a parlare di atrocità contro i russi portando a sostegno anche foto molto cruente. Nelle immagini si vedevano persone legate, picchiate, uccise. Il sito di notizie finanziato dal Cremlino, Sputnik, aveva raccontato che la Rada, il Parlamento ucraino,  aveva accusato il presidente Volodymyr Zelensky di voler preparare un “massacro dei russi” in Ucraina. Non è mai accaduto, inoltre Zelensky è russofono, viene dalla parte più a est della nazione  e i nazionalisti non mancano di accusarlo di essere troppo vicino a Mosca, anche per la sua provenienza. Oltre che falsa la notizia ha quindi anche poche basi logiche.  La direttrice di Rt, l’emittente che prima si chiamava Russia today, Margarita Simonyan, che è una dei propagandisti di Mosca più agguerriti, è andata in tv e  fingendo di non trattenere l’emozione ha detto che la Russia non ha altra scelta se non  intervenire nel Donbass prima che l’Ucraina costruisca campi di concentramento e gasi le persone. Il momento in cui è stato chiaro che l’insistenza sul  genocidio era parte della strategia russa per  preparare una  realtà virtuale  è stato quando il presidente Vladimir Putin ha detto: “La nostra opinione è che quello che sta accadendo nel Donbass è un genocidio”. Gli hanno fatto eco ambasciatori, come Anatoli Antonov, il capo della diplomazia russa negli Stati Uniti. Anche la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ieri ha detto  che il genocidio  nel Donbass c’è, forse nei numeri non “è grande come quello in Africa”, ma non ha spiegato a quale paese africano si riferisse. In questi anni la Russia ha dato passaporti russi nel Donbass, ha creato dei propri cittadini, che ovviamente, in caso di genocidio, non potrebbe non essere chiamata a difendere. 

 

Nel Donbass non c’è nessun genocidio, da otto anni si combatte una guerra lenta ma sanguinosa tra l'esercito regolare ucraino e i filorussi aiutati da Mosca che hanno conquistato terreno nelle aree di Donetsk e Lugansk. Si sono dati un governo e il leader di Donetsk, Denis Pushilin, è anche membro di Russia unita, il partito di Putin. La guerra nel Donbass è costata quattordicimila morti e da anni non si vedevano intensificare gli scontri come avvenuto nella giornata di giovedì, quando colpi di mortai e artiglieria pesante hanno bersagliato il territorio ucraino, hanno violato più di quaranta vole il cessate il fuoco,  e  hanno colpito un asilo. I filorussi hanno cercato prima di dare la colpa all’esercito di Kiev, poi hanno continuato a sparare cercando di provocare la risposta degli ucraini, che però da anni non reagiscono al fuoco perché sanno che ogni colpo, per quanto difensivo, potrebbe diventare un pretesto o per un’aggressione russa oppure per essere accusati di violenze contro i russi. I leader filorussi e i media di Mosca raccontano che l’Ucraina vuole  lanciare un’offensiva per riprendere il territorio perduto nel Donbass, dicono che nel farlo  sarà molto violenta nei confronti della popolazione russa e chiamano questo attacco “l’operazione per mettere in ginocchio il Donbass”. Non è vero, l’Ucraina da tempo non pianifica azioni offensive, cercano di difendersi e non perdere terreno. 

 

Ieri, quando i leader di Donetsk e Lugansk, Denis Pushilin e Leonid Pasechnik, hanno annunciato l’evacuazione dei cittadini, lo hanno fatto dopo la pubblicazione di  un video che mostrava  un presunto soldato ucraino intento a far saltare in aria delle bombole di cloro a Gorlovka, nella zona di Donetsk. Il video è stato fatto girare  molto dai i media russi e si può supporre che ne arriveranno di nuovi simili: mettere in scena un presunto attacco chimico serve a suffragare la tesi del genocidio,  delle violenze contro i russi e demonizzare l’Ucraina. Non ci sono prove di queste  violenze se non quelle fabbricate dalla propaganda.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)