Ucraina, l'Ue pensa a un fondo di compensazione per le sanzioni

David Carretta

La situazione dentro e attorno all'Ucraina è sempre più grave. Ennesimo tentativo del presidente francese Macron di scongiurare l'invasione russa con la diplomazia. Intanto a Bruxelles si sta facendo strada l'idea di introdurre aiuti ai paesi e ai settori più colpiti da sanzioni dell'Ue e contro-sanzioni di Mosca. Il modello esiste già: il fondo di compensazione per la Brexit

Mentre è in corso l'ennesimo disperato tentativo di Emmanuel Macron di scongiurare un'invasione dell'Ucraina da parte di Vladimir Putin con la diplomazia, l'Unione europea si sta preparando a reagire con grande rapidità a una guerra con un pacchetto di sanzioni senza precedenti contro la Russia. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, è pronto a convocare immediatamente un vertice dei capi di stato e di governo per dare il via libera politico. Dopo il mini-vertice della scorsa settimana, i ministri degli Esteri dell'Ue oggi discuteranno di quali condizioni faranno scattare le sanzioni, dei tempi per la messa in opera e delle conseguenze per le economie europee. Quello degli effetti delle sanzioni e di probabili rappresaglie da parte di Mosca è uno dei temi più dolenti dentro l'Ue. Il processo di formulazione del pacchetto è stato rallentato dalle obiezioni di paesi come Italia e Germania, timorosi dell'impatto sulle loro economie. In questo contesto a Bruxelles si sta facendo strada l'idea di introdurre un fondo di compensazione per le sanzioni per aiutare i paesi e i settori più colpiti da sanzioni dell'Ue e contro-sanzioni della Russia.

  


Questo è un estratto di Europa Ore 7 di lunedì 21 febbraio. La newsletter di David Carretta è realizzata con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo. Iscriviti qui per ricevere nella tua mail la versione integrale ogni giorno, da lunedì a venerdì, è gratis.


    

“Se ci sarà un'ulteriore aggressione militare, reagiremo con sanzioni massicce. Il costo per la Russia deve essere e sarà severo. Ma dobbiamo essere franchi: ci sarà un costo anche per noi, in Europa”, ha detto ieri Michel nel suo intervento alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Al mini-vertice dei capi di stato e di governo di giovedì a Bruxelles era stato Mario Draghi a sollevare il problema del costo delle sanzioni e delle rappresaglie per alcuni stati membri e della necessità di condividere il fardello tra gli stati membri. La Commissione stima che saranno la Finlandia e i paesi vicini alla Russia (Polonia e Baltici) a pagare il prezzo più alto, seguiti dalle economie più grandi (Germania, Francia e Italia). Il presidente dell'Eurogruppo, Pascal Donohoe, si è detto disponibile a lavorare a un fondo di compensazione per le sanzioni contro la Russia. La Commissione per ora lavora a monte per ripartire al meglio l'onere delle sanzioni tra settori e stati membri, ma non esclude l'idea. Il modello esiste già: il fondo di compensazione per la Brexit. In un editoriale Il Foglio spiega che è un buon modo per tenere insieme unità e solidarietà nell'approccio dell'Ue alla crisi.

La situazione dentro e attorno all'Ucraina è sempre più grave. Le truppe russe in assetto da combattimento si sono ulteriormente avvicinate alla frontiera ucraina. Russia e Bielorussia hanno annunciato che proseguiranno le loro esercitazioni a tempo indeterminato. Nel Donbass Mosca cerca di fabbricare un pretesto: sul Foglio Daniele Raineri spiega che l'ultimo episodio è una crisi umanitaria artificiale con evacuazioni di massa forzate e video fabbricati in anticipo. "Tutto quello che vediamo suggerisce che siamo sul punto di un'invasione", ha detto il segretario di Stato americano, Antony Blinken, alla Cnn, spiegando che Putin sta seguendo "quasi alla lettera lo scenario" che era stato reso pubblico dagli Stati Uniti.
 
Michel ieri ha posto “la grande domanda” a cui nessuno vuole rispondere: “Il Cremlino vuole il dialogo?”. Secondo Michel, “non possiamo offrire sempre un ramoscello d'ulivo mentre la Russia conduce test missilistici e continua ad ammassare truppe”. Macron sembra pensarla in modo diverso e ieri ha nuovamente chiamato Putin per cercare di fermare l'avanzata. L'Eliseo ha rivendicato un'intesa su tre punti: ripresa delle discussioni nel formato Normandia, riunione “nelle prossime ore” del gruppo di contatto trilaterale per un cessate il fuoco nel Donbass e necessità di "privilegiare una soluzione diplomazia". La sintesi della conversazione Macron-Putin pubblicata dal Cremlino ha toni molto diversi: il presidente russo ha denunciato "provocazioni delle forze di sicurezza ucraine" e accusato gli occidentali di "spingere Kiev verso una soluzione militare".
  
Secondo il Cremlino, Putin ha "riaffermato la necessità per gli Stati Uniti e la Nato di prendere sul serio le richieste di garanzie di sicurezza della Russia e di rispondere in modo concreto e sostanziale", ha detto il Cremlino. Macron ha parlato di lavoro diplomatico che dovrebbe sfociare in “un incontro al più alto livello in vista di definire un nuovo ordine di pace e sicurezza in Europa". In realtà, nessuno sa cosa voglia dire. Alcuni temono che il nuovo ordine europeo immaginato da Marcon sia una grande concessione a Putin e possa provocare una frattura interna al fronte occidentale. Sul Foglio Paola Peduzzi ha intervistato Ian Bremmer. Il presidente dell'Eurasia spiega che alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco c'è stata molta unità occidentale, con una piccola crepa francese.